poesie di Gianni Siviero*

Milano, che non è Gaza

Oscilla i lunghi rami verde scuro

il vecchio abete nel buio del cortile,

al vento di una sera nuvolosa,

un vento novembrino quasi freddo,

come ammonendo tutti quanti siamo,

destra, sinistra, centro, sopra e sotto:

-Non vi lamentate,

poco più in là dell’orizzonte noto

una famiglia cerca di dormire

dopo aver digiunato pranzo e cena,

ci va all’addiaccio, in mezzo alle macerie,

quando le riesce e solo se una bomba

non l’ha già massacrata, madre e figli,

nonni e nipoti, senza distinzione.

Vive il terrore, non ha solo paura

d’essere borseggiata, rapinata

come a Milano, oppure disturbata

dagli schiamazzi di una stupida movida,

o dalla sbronza rumorosa e triste

dei nuovi milanesi senza patria

che annegano i ricordi nella birra,

perché la birra costa meno dei ricordi.

Continua a dondolare i lunghi rami

il vecchio abete, come a scuotere la testa

sulle paure, sull’insicurezza

di chi ha ancora da perdere qualcosa

e si difende affidando al suo egoismo

quello che crede suo ed è di tutti:

diritto a vivere, lavorare, sognare,

addormentarsi aspettando di svegliarsi.

6 novembre 2023

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Dammi la tua terra-Palestina

Si va nel fango,

si va cercando ciò che resta

di un mondo familiare,

tra sangue e macerie.

Si va tra le rovine,

tra i rottami della vita

a cercare ciò che resta

della nostra vita.

Si va disarmati,

perché i sassi si trovano

tra un passo e l’altro,

tra una lacrima e l’altra.

Si va tra i rottami

di una civiltà negata,

tra secoli di storia

ridotti in polvere.

Si va già sapendo

che non c’è più un “dove”,

nel quale arrivare,

al quale ritornare.

Si va a farsi ammazzare

da un giocattolo crudele,

dalla crudeltà di un dito

che schiaccia un bottone,

che filma il risultato,

i nostri corpi straziati

per mostrarli a chi resta:

dammi la tua terra o finirai così.

23 marzo 2024

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Bellum pecunia est

Si prenda una guerra una sola

mi raccomando una sola

una sola su tutto il pianeta

la si renda l’unica guerra

poi si accusi chi l’ha scatenata

con la scusa di una piccola guerra

della quale non si è mai parlato

con la scusa che era civile

quanto civile può essere una guerra

nascosta in un paese lontano

di cui sapevamo soltanto

che esporta badanti capaci

di accudire i nostri rottami

dei quali non sappiamo che fare

non ci possiamo occupare

ma le badanti le possiamo pagare

nella terra d’Ucraina lontana

la guerra era guerra civile

per questioni di lingua e cultura

si raccontava e però in verità

per le stesse ragioni per cui

tutto il mondo è percorso da guerre

per denaro e materie preziose

per le coste affacciate sul mare

si dà il caso che quel paese lontano

che parla tre lingue diverse

con noi abbia anche dio in comune

e uno sponsor vestito di bianco

soprattutto ha in comune il Nemico

la Russia e la sua versione di dio

e così noi dobbiamo schierarci

USA in testa nell’Armata del Bene

mentre il mondo continua a scannarsi

tutti noi l’Occidente cristiano

armiamo e aiutiamo e accogliamo

preghiamo commossi e tifiamo

contando ogni sera i caduti

missili e droni dell’uno e dell’altro

i chilometri presi e perduti

nella partita tra il Buono e il Cattivo

ma è soltanto questione di maglie

ogni guerra è una brutta partita

tra cattivi che non voglion parlare

tra popoli che stanno a guardare

i loro figli che vanno a morire

perché non sanno buttare alle ortiche

le divise del Bene o del Male

 e tornarsene insieme a zappare

questa guerra è come tutte le altre

perché ogni guerra finisce soltanto

con un tappeto di morti e macerie

con i mandanti Bene o Male d’accordo

nel dividersi quanto c’è da rubare

nello spartirsi la ricostruzione

nel rinfacciarsi dei morti le spoglie

nell’appuntare sui morti medaglie

nell’esportare la morte

chiamandola socialismo

nell’esportare la morte

chiamandola democrazia

12 dicembre 2022

  • Gianni Siviero è nato a Torino nel 1938. Ancora bambino si trasferisce con la famiglia a Milano dove dalla seconda metà degli anni ’60 inizia a esibirsi in alcuni locali proponendo sue canzoni. Firma un contratto con la casa editrice musicale Musica e Dischi di Mario De Luigi, la quale gli propone in seguito un contratto discografico con la Produttori Associati, che lo fa debuttare con il disco “Gianni Siviero” nel 1972, con gli arrangiamenti del Maestro Nicola Piovani. L’album riceve il Premio della Critica Discografica. L’anno successivo pubblica il 45 giri “Che faccio qui/Due grandi occhi scuri”, sempre per l’etichetta Produttori Associati; il disco in realtà contiene un errore, sul lato B viene registrato il brano “Due rose”, tratto dall’album precedente. Nel 1974 scrive le canzoni per l’album “Son sempre io la donna” di Dania, con arrangiamenti del Maestro Virgilio Savona, pubblicato dalla Vedette. Anche questo album riceve il Premio della Critica Discografica. Nel 1973 compone la musica di due brani, su testi di Mario De Luigi, incisi dalla cantante Jemima Zeller e contenuti nell’album “Un nome un senso”, con arrangiamenti del Maestro Virgilio Savona, per l’etichetta Cetra. Dopo l’incisione del 45 giri il suo lavoro viene reputato dalla Produttori Associati di scarso interesse commerciale.Cambia quindi casa discografica, passando alla Divergo, fondata nell’occasione da Mario De Luigi e Sergio Lodi, per cui pubblica il concept album “Del carcere” nel 1975, con testi che descrivono la realtà carceraria, con gli arrangiamenti del Maestro Sergio Chiesa. Per la stessa casa, alla quale rimane legato, registra a suo nome il marchio Produzioni d’Essai, che contraddistingue e raccoglie la produzione maggiormente “impegnata” sotto il profilo sociale e politico del periodo. Prende parte alla Anteprima e subito dopo, nel 1974, alla prima Rassegna della Canzone d’Autore, organizzata dal Club Tenco di Sanremo con presidente Amilcare Rambaldi, manifestazione alla quale partecipa ancora nel 1975, nel 1976, e poi nel 1994 dietro personale invito dello stesso Amilcare Rambaldi. La registrazione dal vivo della canzone “Rientro”, eseguita in questa occasione, viene pubblicata nel CD “Roba di Amilcare” dall’etichetta Ala Bianca nel 1999. Nel 1976 pubblica ancora un album, “Il castello di maggio”, anche questo con gli arrangiamenti del Maestro Chiesa. In seguito, dopo aver continuato fino alla prima metà degli anni ’80 l’attività dal vivo, spesso con l’aiuto prezioso e amicale del chitarrista Roberto Frizzo, a causa del mutato clima politico e culturale si ritira dal mondo musicale. Continua a scrivere canzoni, anche se non le pubblica.

1 commento

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