Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

20 giugno 2021,

Rassegna n. 354

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I titoli

Iran: Teheran cambia pagina. Ha vinto l’ultraconservatore Raissi.

Libia: L’esercito controlla i confini sud ovest con l’Algeria per bloccare l’afflusso di jihadisti stranieri.

Arabia Saudita: Abbattuti sette droni lanciati dai ribelli yemeniti Houthi.

Marocco: Dopo due mesi di sciopero della fame, il giornalista Rissouni è in fin di vita.

Turchia: Manifestazione di donne contro il ritiro di Erdogan dalla Convenzione di Istanbul.

Armi USA in M.O.: Il Pentagono ritira i soldati in missione in Medio Oriente per la gestione dei sistemi di difesa aerea Patriot.

Le notizie

Iran

Com’era previsto ha vinto l’ultraconservatore Ibrahim Raissi, con il 62% dei voti espressi. L’affluenza alle urne è stata del 48,8%, la più bassa in tutta la storia delle votazioni iraniane. Con l’elezione di Raissi, tornano al potere gli ultraconservatori, dopo 8 anni della presidenza del riformista Rouhani. Il neopresidente è considerato molto vicino alla guida spirituale della Repubblica islamica, Alì Khaminei: è stato un suo allievo e suo consigliere. Nel 2019, la guida suprema lo aveva nominato a capo della magistratura. Nelle elezioni del 2017, Raissi aveva sfidato Rouhani, ma era arrivato secondo con il 38% dei voti. Molti osservatori sostengono che la sua vittoria accresce la possibilità di essere nominato guida suprema in caso di scomparsa di Khaminei.

Con il ritorno dei conservatori al vertice del potere non ci saranno forti cambiamenti per quanto riguarda le trattative per il nucleare, ma ci sarà di sicuro un ulteriore giro di vite contro le libertà democratiche.

Libia

L’aeronautica dell’esercito nazionale libico guidato dal generale Haftar ha bombardato la zona a sud ovest della Libia al confine con l’Algeria. Obiettivi dei raids – secondo il portavoce Mismari – “colpire i covi dei jihadisti stranieri annidati nella regione del Fezzan”. Nelle scorse settimane, sono stati compiuti diversi attentati contro i posti di blocco delle forze di sicurezza a Sebha, capoluogo della regione meridionale; attacchi che sono stati rivendicati da Daiesh (ISIS). I raids hanno aperto la strada all’offensiva di terra, conquistando diverse località, fino al valico libico-algerino di Iyassin, a sud di Ghat. L’area è stata dichiarata zona militare chiusa.

Arabia Saudita

Il portavoce dell’esercito di Riad ha annunciato che 7 droni, lanciati dagli Houthi yemeniti verso le città e infrastrutture petrolifere nel sud del regno, sono stati intercettati e distrutti prima di arrivare a terra. Da Sanaa, il portavoce del movimento Houthi ha sostenuto che uno degli 11 droni lanciati ha colpito la base aerea di Khamis Mushait. La guerra in Yemen non vede prospettive di una soluzione negoziale a breve termine. L’inviato USA ha fatto ritorno a Washington, dopo il naufragio della proposta di tregua e ripresa del negoziato per un governo unitario del paese. Per il momento Riad ha sospeso i bombardamenti aerei contro le zone controllate dai ribelli Houthi, nel tentativo di dare respiro al piano USA-ONU per la tregua. Prosegue invece con veemenza la battaglia per la conquista di Maarib, assediata da più di un anno dagli Houthi.

Marocco

Il giornalista Soliman Rissouni è in gravi condizioni di salute, dopo due mesi di sciopero della fame in carcere. Rissouni è in detenzione preventiva in attesa di giudizio dal maggio di un anno fa. Secondo la testimonianza della nipote, il giornalista è irriconoscibile a causa del deperimento fisico dovuto allo sciopero della fame. Il tribunale ha respinto le sue richieste di arresti domiciliari o in ospedale, asserendo che la scelta dello sciopero è un’azione privata. L’accusa nei suoi confronti è socialmente infamante: violenza sessuale nei confronti di una sua collaboratrice. Molti giornalisti marocchini dissidenti hanno subito processi simili, con prove prefabbircate. La stessa moglie, Hajer, era stata accusata di adulterio e aborto, accuse che non hanno retto al processo e la vicenda è stata chiusa con un’amnistia ordinata dal sovrano Mohammed VI.

È in corso una campagna per salvare la vita a Rissouni.

Turchia

Si è svolta ieri a Istanbul una manifestazione per chiedere il ripristino dell’adesione alla “Convenzione europea contro la violenza sulle donne” del 2011. Lo scorso marzo, il presidente Erdogan ha annunciato, per motivi di politica interna, il ritiro della firma dalla Convenzione di Istanbul, che paradossalmente aveva firmata lui stesso quando era primo ministro. Le organizzatrici della manifestazione sono determinate a proseguire la lotta per affermare i valori che la Convenzione garantisce: uguaglianza di genere e punizione dei responsabili di violenze contro le donne, particolarmente in famiglia. In Turchia lo scorso anno sono state uccise 300 donne dai loro partner, mariti o fidanzati, mentre per i primi 5 mesi di quest’anno le donne assassinate sono già 177.

Armi USA in M.O.

Il Pentagono ha annunciato una forte smobilitazione entro l’estate delle presenze di soldati USA in molte zone del Medio Oriente. Gli effettivi richiamati a Washington riguardano principalmente i comandi speciali per la gestione dei sistemi d’arma di difesa aerea Patriot. I paesi interessati sono: Arabia Saudita, Iraq, Kuwait e Giordania. Questi ritiri sono stati decisi dall’amministrazione Biden in vista dell’accordo con Teheran, che dovrebbe attenuare le tensioni tra Iran e le  monarchie arabe del Golfo. Gli Stati Uniti rimangono però la prima potenza con basi militari nella regione del Golfo, con migliaia di effettivi nelle basi di Bahrein e Doha.

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