Salwa Bughaighis è stata un’attivista per i diritti umani e una politica impegnata per il cambiamento e per i diritti delle donne. Nata a Bengasi nel 1963 è stata assassinata da jihahisti nella sua abitazione il 25 giugno 2014, il giorno delle elezioni.
Si è laureata in giurisprudenza all’università di Bengasi e ha difeso molti prigionieri politici sotto la dittatura di Gheddafi. Nel febbraio 2011 ha partecipato ai sit-in davanti al Tribunale per chiedere il cambiamento, azioni che si sono poi trasformate in una rivolta popolare in seguito alle repressioni delle forze di sicurezza gheddafiane. Durante la liberazione di Bengasi ha fatto parte del Consiglio Nazionale Transitorio (CNT), che ha guidato politicamente l’insurrezione contro il regime in tutta la Libia.
Si è dimessa dal CNT per protesta contro l’esiguo numero di donne ammesse al suo interno e per la mancanza completa di presenze femminili nel nuovo governo presieduto da Mahmoud Jibreel. La sua battaglia per una democrazia vera ed un’uguaglianza di genere è stata condotta con coraggio e a testa alta.
Dopo la caduta del regime, è stata la vicepresidente della Commissione per il dialogo libico, istituita dal governo di Alì Zaydan, con l’obiettivo di risolvere le contraddizioni nate tra le diverse componenti politiche laiche e di ispirazione religiosa.
La mattina del suo assassinio si era recata al seggio elettorale e, postando sui social la sua foto con il dito inchiostrato (segno di partecipazione al voto), ha incitato i libici a recarsi alle urne. Quelle elezioni del 2014 erano state contrastate dalle fazioni islamiste estremiste. Un commando di 4 persone armate, appartenenti ad Ansar Sharia, ha attaccato la sua casa, uccidendo lei e rapendo il marito, Issam Ghariani, del quale non si è saputo più nulla della sua sorte.
L’assassinio di Salwa Bughaighis ha creato un forte sgomento nella società civile libica e in tutti coloro che l’hanno conosciuta. Il suo funerale, con la partecipazione di migliaia di cittadini, si è trasformato in una corteo di protesta contro la violenza.
Una combattente per la libertà e la democrazia assassinata dall’estremismo islamista che lavora per poteri occulti.