Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
14 Luglio 2021
Rassegna anno II/n. 14
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I titoli
Iraq: Sale a 92 il numero dei morti nell’incendio dell’ospedale di Nassyria.
Afghanistan: In difficoltà Il governo di Kabul. L’ex presidente Karazai vola a Doha per incontrare i Taliban e tentare la ripresa delle trattative.
Libano: Il presidente Aoun straparla di elezioni nel 2022, mentre il paese precipita nella crisi più nera.
Etiopia: Reporters senza frontiere chiede la liberazione di 12 giornalisti arrestati per impedire le inchieste indipendenti in Tigray.
Iran-USA: Conferma delle trattative in corso per lo scambio di detenuti.
Qatar: Si terranno in ottobre le prime elezioni legislative.
Algeria: Dopo il ritiro dei francesi dal Mali, il vuoto sarà colmato dall’esercito algerino?
Le notizie
Iraq
Il numero delle vittime dell’incendio nell’ospedale di Nassyria è salito a 92 morti. Sono oltre 100 i feriti e gli ustionati. L’esplosione delle bombole di ossigeno ha distrutto diversi reparti e le fiamme si sono propagate in tutti i piani della struttura. Molti pazienti ricoverati per Covid sono morti per soffocamento a causa del fumo. Scene di disperazione tra i parenti che hanno raggiunto l’ospedale per sapere la sorte dei loro cari ricoverati, ma il disordine che regnava sulla scena si è trasformato in rabbia. Si sono registrati scontri con le forze dell’ordine. È il secondo incendio causato dalle bombole di ossigeno nei reparti covid, in Iraq. Tre mesi fa in un ospedale di Baghdad si è svolta la stessa strage. Il presidente della repubblica, Ibrahim Saleh, ha sintetizzato la situazione in una frase: “Corruzione e cattiva amministrazione”. Il governatore della regione meridionale ha chiesto l’arresto del direttore sanitario dell’ospedale e dei responsabili della protezione civile.
Afghanistan
L’ex presidente afgano, Hamid Karzai, è in visita a Doha per incontrare i capi del movimento Taliban. Un tentativo estremo per fermare gli attacchi dei miliziani e riaprire le trattative. Sui diversi fronti si registrano duri scontri sia a nord, per impedire la caduta della città Mazar Sharif, che a sud nella provincia di Qandahar, per bloccare l’avanzata dei Taliban verso il capoluogo. L’ambasciata francese ha chiesto ai propri cittadini di lasciare l’Afghanistan.
Libano
Il presidente Aoun ha dichiarato che le elezioni politiche si terranno regolarmente nella Primavera 2022. La presa di posizione è avvenuta dopo che il Consiglio Europeo ha annunciato sanzioni contro gli uomini politici che ostacolano la formazione del governo. Un dibattito a distanza da teatro dell’assurdo: il paese sta precipitando verso lo stato di fallimento e la popolazione verso la povertà e la fame, mentre i gruppi politici saldamente abbarbicati alle loro poltrone parlano di alchimie istituzionali. Il Libano è senza governo in carica da quasi un anno, dalle dimissioni dell’esecutivo in seguito alla strage nel porto. Ieri, la manifestazione dei parenti delle vittime è stata dispersa dalla polizia, con decine di persone rimaste ferite. La protesta si è svolta davanti alla casa del ministro dell’Interno, accusato di sabotare l’inchiesta giudiziaria.
Etiopia
Reporters senza frontiere ha denunciato che 12 giornalisti etiopici sono stati arrestati il 30 giugno e per diversi giorni non si è saputo nulla della loro sorte. Il 2 luglio la polizia aveva annunciato che erano stati fermati con l’accusa di appartenenza ad un’organizzazione terroristica, il Fronte Popolare per la Liberazione del Tigray. L’organizzazione internazionale sostiene che il governo di Addis Abeba ha compiuto una “punizione collettiva”, per impedire le inchieste indipendenti dei giornalisti. Sotto il maglio della repressione contro la stampa sono caduti, oltre ai giornalisti etiopici, anche corrispondenti stranieri e operatori locali, che lavoravano per testate e agenzie internazionali. La stessa commissione etiopica per i Diritti Umani, di nomina governativa, ha espresso la sua preoccupazione per gli arresti dei 12 giornalisti, affermando anche che a loro sono state vietate le visite dei difensori e parenti.
Iran-USA
Quattro agenti iraniani sono stati arrestati a Washington con l’accusa di aver pianificato il sequestro di una giornalista statunitense, attiva sui diritti delle donne, di origine iraniana. L’ordinanza di arresto non cita il nome, ma l’attivista e blogger, residente a New York, Masih Alìnejad ha pubblicato l’ordinanza su un suo profilo social con la parola “Grazie!”. Ciò si potrebbe interpretare come l’affermazione di essere lei la vittima designata.
Su un altro versante, il ministero degli esteri iraniano ha confermato le notizie provenienti da Washington sulle trattative in corso tra i due paesi per lo scambio di prigionieri. Secondo Teheran sono stati registrati progressi nel dossier e mancano da definire alcuni dettagli. Secondo indiscrezioni non ufficiali, saranno rilasciati tutti i detenuti, compresi coloro che possiedono la doppia cittadinanza. Il punto che rimane in sospeso è il rilascio degli iraniani arrestati in paesi terzi su richiesta di Washington.
Qatar
Il prossimo ottobre si terranno le elezioni del Consiglio Shura. È la prima volta che in Qatar vengono organizzate elezioni legislative. In passato il Consiglio veniva nominato dall’emiro. La legge elettorale approvata lo scorso anno prevede l’elezione di 30 dei 45 membri, gli altri 15 rimangono di nomina dell’emiro. Hanno diritto di voto i cittadini in possesso della cittadinanza originale qatariota, quindi saranno esclusi i naturalizzati e tutti i cosiddetti “bidun”, popolazione locale che risiede nel territorio da prima dell’indipendenza, ma non riconosciuti come cittadini.
Algeria
La decisione del presidente francese Macron di ritirare le truppe dal Mali preoccupa il governo algerino. Parigi parla velatamente di un ruolo dell’Algeria nella regione del Sahel, ma fonti dell’esercito respingono le “insinuazioni”. La dottrina che ha guidato finora le politiche strategiche di Algeri, è stata quella del non intervento diretto, ma di mediazione diplomatica. In particolare Algeri aveva ospitato, nel 2015, trattative tra il governo del Mali e i movimenti separatisti, sfociate in un accordo politico. Adesso però molti osservatori segnalano le novità della riforma costituzionale, approvata lo scorso 1° novembre 2020, che prevede la possibilità dell’utilizzo dell’esercito fuori dai confini nazionali. Lo stesso presidente Taboune ha accennato ad un possibile intervento che sarebbe potuto avvenire in Libia, per bloccare l’avanzata del generale Haftar su Tripoli.