Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
19 Luglio 2021
Rassegna anno II/n. 19
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Nella rubrica Approfondimenti pubblichiamo la presentazione del libro dell’amico Eric Salerno, dal titolo: “Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati”.
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I titoli
Egitto: Liberata Esraa Abdelfattah, attivista democratica promotrice delle proteste di piazza Tahrir nel 2011.
Afghanistan: trattative e combattimenti; nessuna tregua per le festività islamiche dell’Ied Kebir.
Maghreb: Solidarietà dei giornalisti tunisini con i colleghi algerini e marocchini.
Algeria-Marocco: Richiamato per consultazioni l’ambasciatore algerino a Rabat.
Palestina Occupata: Centinaia di coloni ebrei israeliani, protetti dalle forze di occupazione, hanno profanato le spianate delle moschee.
Iraq: I manifestanti chiedono verità e giustizia per le 600 vittime delle proteste.
OPEC+: Accordo per un leggero e graduale aumento della produzione petrolifera.
Le notizie
Egitto
La procura del Cairo ha rilasciato l’attivista Esraa Abdelfattah dopo 22 mesi di detenzione preventiva in attesa di completamento delle indagini. L’accusa è di diffusione di notizie false, uso improprio dei social media e sostegno ad un’organizzazione terroristica. Al momento non è chiara la posizione di Abdelafattah, se e quando sarà giudicata oppure se si è trattato di un’archiviazione del procedimento. Esraa Abdelfattah è una delle dirigenti del movimento “6 aprile” che ha indetto le manifestazioni di piazza Tahrir il 25 gennaio 2011.
Il clima di caccia alle streghe nei media egiziani ha colpito anche un altro giornalista, Abdelnasser Salameh. La sua colpa è quella di aver scritto un commento sul proprio profilo social nel quale criticava la conduzione fallimentare delle trattative con l’Etiopia per le acque del Nilo, concludendolo con l’invito ad Al-Sissi di dimettersi. Salameh è stato inondato di accuse: tradimento, offesa al presidente, mettere in ridicolo la politica nazionale e minacciare la stabilità dello Stato. Un presentatore televisivo ha invitato il sindacato dei giornalisti a radiarlo. Salameh è stato direttore di Al-Ahram dal 2012 al 2013, durante la presidenza di Morsi. Ha collaborato come opinionista critico delle politiche governative su diverse testate, ma da tempo è stato silenziato.
Afghanistan
Le due delegazioni afghane a Doha hanno emesso un comunicato congiunto che afferma 4 punti sui quali c’è un consenso verso una soluzione negoziale del conflitto, ma non la tregua, neanche una breve per le festività islamiche. I punti riguardano: – Proseguire le trattative, con un alto livello di rappresentanza; – Preservare le infrastrutture del paese dalle distruzioni; – Assistenza alle equipe mediche per la prevenzione contro la pandemia. Il mediatore qatariota non è riuscito a strappare alle due parti una tregua per Ied Kebir, la festa islamica del sacrificio, che inizierà domani. Alla vigilia della due giorni di negoziato serrato a Doha, il leader del Movimento Taliban, Hibatullah Akhundzada, ha dichiarato il suo “pieno sostegno al raggiungimento di un accordo politico, per mettere fine al conflitto in corso”. Il comunicato è stato pubblicato in occasione della festività musulmana del sacrificio. “Malgrado le vittorie che abbiamo registrato in questi giorni, non intendiamo prendere il potere con la forza delle armi. Invece di chiedere sostegno agli stranieri, cerchiamo di risolvere i nostri problemi tra di noi, salvaguardando il nostro paese dalla crisi imperante”. Il capo dei jihadisti ha elencato gli impegni dell’Emirato islamico dell’Afghanistan: “Vogliamo buone relazioni diplomatiche, politiche ed economiche con tutti i paesi compresi gli Stati Uniti. E assicuriamo i paesi confinanti che non permetteremo a nessuno di minacciare la loro sicurezza a partire dai nostri territori”.
Maghreb
Le libertà d’informazione e di espressione in Marocco e Algeria sono sempre più ristrette. I due paesi arabi fratelli-nemici sono d’accordo su un solo punto: mettere in carcere i giornalisti. È in corso in Tunisia un’azione solidale del sindacato nazionale dei giornalisti a favore dei colleghi degli altri due paesi del Maghreb. Sulla sede del sindacato viene affissa periodicamente una gigantografia con i volti dei giornalisti arrestati: si è cominciato con gli algerini Drareni e Krash e i marocchini Rissouni e Razi. Quest’ultimo sta attendendo la sentenza che verrà pronunciata oggi. Le restrizioni sulla stampa in Algeria e Marocco riguardano anche i giornalisti stranieri, che difficilmente ottengono i visti e se dovessero ottenerli le loro attività sarebbero limitate. Questa situazione opprimente ha costretto alcuni giornalisti ad emigrare appena è stato possibile, come il caso del vignettista Abdelhamid Amine, che si firma con lo pseudonimo Nime. È stato incarcerato nel 2019 per aver pubblicato un disegno che raffigura il capo di Stato maggiore dell’esercito in procinto di incoronare il nuovo presidente della Repubblica Tabboun.
Algeria-Marocco
Il ministero degli esteri algerino ha richiamato il proprio ambasciatore a Rabat “per consultazioni”. L’azione è avvenuta dopo le dichiarazioni del rappresentante marocchino all’ONU, Omar Hilal, riguardanti “il sostengo di Rabat al movimento indipendista della Qabilia”, che ha sede a Parigi. Le relazioni tra i due paesi arabi confinanti sono in crisi da decenni, sia per la questione Saharawi sia per contese territoriali sui confini, ereditati dal colonialismo.
Palestina Occupata
Centinaia di coloni hanno invaso la spianata delle moschee a Gerusalemme, protetti dalle forze di occupazione. L’azione provocatoria ha suscitato l’ira dei fedeli musulmani che all’alba sono stati cacciati dalla moschea, per permettere ai coloni di avere la zona libera per la loro incursione dedicata alla ricostruzione del tempio. Le spianate sono di proprietà del Waqf islamico e fino al 2000 non sono state mai profanate dai coloni. Il 28 settembre 2000, l’allora candidato alle elezioni Ariel Sharon, protetto da guardie armate, ha svolto la sua nota passeggiata sulle spianate, che poi è diventata un’azione ricorrente da parte degli oltranzisti ebrei israeliani.
Iraq
Si sono svolte a Baghdad e Nassiriya partecipate manifestazioni di protesta, per chiedere la fine delle sparizioni e uccisioni degli attivisti e la necessaria punizione dei sicari assassini. Le iniziative avvengono dopo l’annuncio del premier Al-Kadhimi, riguardante l’arresto dell’assassino dell’analista Hisham Hashimi, che è risultato un ufficiale della polizia affiliato ad un movimento filo iraniano. In contemporanea a quelle irachene, si sono svolte sit-in di solidarietà a Parigi, Helsinki e Londra. Il movimento di protesta nato nell’Ottobre 2019, che chiedeva lavoro e fine della corruzione, è stato affrontato duramente dalle forze di sicurezza e con azioni sotto copertura di assassinio degli attivisti più in vista. In poco meno di un anno (fino alla diffusione della pandemia), sono stati uccisi più di 600 manifestanti. Il nuovo esecutivo guidato da Al-Kadhimi non ha potuto però garantire verità e giustizia alle vittime della repressione, per la forte influenza delle milizie ingaggiate dallo stesso governo, ma che operano al di sopra della legge con una sorta di impunità.
OPEC+
È stato raggiunto un accordo di compromesso nella riunione dell’OPEC+. Verrà aumentata leggermente la produzione a partire dal prossimo agosto e sono state fissate le quote base per ogni paese produttore. La precedente riunione che era prevista all’inizio di luglio è saltata a causa delle divergenze tra Riad ed Abu Dhabi. I paesi produttori lavorano per il ritorno della produzione ai livelli pre pandemia, che ha ridotto i consumi e di conseguenza provocato un crollo dei prezzi nell’aprile 2020. Il cartello, che ingloba anche la Russia, deve bilanciare i livelli della produzione globale offerta con la domanda del mercato e nello stesso tempo valutare la ridistribuzione delle quote nella previsione del ritorno dell’Iran e della Libia alla normale produzione, secondo le quote spettanti prima delle sanzioni a Teheran e della guerra a Tripoli.
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