Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
14 agosto 2021
Rassegna anno II/n. 45
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Nella rubrica approfondimenti pubblichiamo due articoli in ricordo di Gino Strada, prematuramente scomparso ieri 13 agosto. Il primo del sindacalista e giornalista Dino Greco e l’altro del direttore di Africa-Express, Massimo Alberizzi.
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I titoli
Afghanistan: Metà delle grandi città è nelle mani dei miliziani. Statunitensi pronti a scappare.
Algeria: Dopo una settimana i roghi distruggono ancora i boschi dell’est algerino.
Libia: Secondo mandato di cattura per Seif Islam Gheddafi.
Egitto: Scontri in Sinai tra esercito e terroristi dell’Isis.
Le Notizie
Afghanistan
I miliziani taliban hanno conquistato il capoluogo di Loghar, a 50 km a sud di Kabul. Sono 17 le città conquistate in una settimana, mettendo in evidenza che la loro marcia verso la capitale è spedita e che le truppe governative sono in gravi difficoltà senza strategia militare. Il governo ha dichiarato la mobilitazione generale, riportando in campo i signori della guerra. La débâcle dei governativi sarà maggiore quando, alla fine del mese, tutte le truppe USA lasceranno l’Afghanistan e non ci sarà più la copertura aerea alle controffensive. Il governo Ghani controlla attualmente soltanto tre grandi città: Kabul, Mazar Sharif (nel Nord, città del signore della guerra Dustom) e Jalalabad (nell’est, al confine con il Pakistan).
Sono arrivati a Kabul 3000 marines statunitensi e 600 soldati britannici per la protezione delle operazioni di evacuazione dei loro cittadini. Washington sta studiando di trasferire l’ambasciata all’aeroporto per facilitare la partenza dei diplomatici in caso di caduta della città. Le trattative segrete con i taliban, per ottenere rassicurazioni sulla rappresentanza diplomatica, non hanno portato a risultati concreti. I capi dei taliban presenti a Doha hanno parlato di impegno per l’incolumità dei diplomatici, ma sono soltanto parole che alla prova dei fatti potrebbero venire smentite.
Algeria
Terzo giorno di lutto per le vittime degli incendi. Secondo informazioni ufficiali, finora sono 73 i morti, ma ci sono decine di dispersi. In alcune zone della Cabilia, i roghi hanno cancellato boschi interi, fonte di reddito degli abitanti. L’impreparazione delle autorità a far fronte alla situazione è palese agli occhi di tutti. Il governo ha dovuto prendere in affitto due canadair dalla Francia ed è in attesa dell’arrivo di altri due dalla Spagna e uno dalla Svizzera. Per ridurre l’impatto delle fiamma, molte stazioni di servizio carburanti sono state chiuse e la distribuzione elettrica è stata interrotta. Il presidente Tabboun ha rivolto un discorso, in diretta TV, per mettere una pezza alle falle nei soccorsi. Ha addossato la colpa al caldo, ai criminali piromani ed alle organizzazioni terroristiche, senza però nominarle. Probabilmente allude al Movimento per l’indipendenza della Cabilia e l’Organizzazione islamista Rashad, con sede a Londra. Tabboun ha affermato che 22 persone sono state arrestate con l’accusa di appiccare i roghi.
Libia
La procura di Tripoli ha emesso un nuovo ordine di arresto per Seif Islam Gheddafi. Una forza del Ministero dell’Interno, appoggiata da militari turchi, ha setacciato la zona di Zintan, dove si pensa che il figlio dell’ex dittatore sia ancora nascosto, dopo l’amnistia che lo aveva reso uomo libero, nel 2017. L’agitazione del governo unitario è stata provocata dall’intervista che Seif Islam ha concesso al New York Times e nella quale aveva accennato alla possibilità di una sua candidatura alle future elezioni presidenziali. Una rivelazione della BBC sostiene che la Russia appoggia il ritorno dei Gheddafi al potere in Libia. I mercenari Wagner attestati nei pressi della città di Sirte (città natale dell’ex dittatore) potrebbero essere utili a quello scopo. Non solo, Al Jazeera parla di contatti della diplomazia italiana, britannica e egiziana con gli uomini di Seif Islam, presenti al Cairo, Mosca, Parigi e Londra.
Egitto
Scontri armati in diverse località della penisola del Sinai hanno causato la morte di 13 miliziani e 9 soldati. Lo ha annunciato l’esercito del Cairo, che ha esposto foto di: armi leggere, esplosivi, moto di grande cilindrata e telefonini sequestrati. In Sinai, la presenza dei jihadisti di Beit Al-Maqdis, affiliata a Daeish (Isis), è oramai endemica a causa della saldatura tra le azioni armate con la coltivazione e il contrabbando della droga.
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