Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
17 agosto 2021
Rassegna anno II/n. 48
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I titoli
Afghanistan: Non poteva finire peggio. Una fuga disorganizzata da Kabul. Migliaia di afghani hanno invaso la pista dell’aeroporto. Almeno tre morti, caduti dai velivoli in partenza.
Iraq: Una fuga rocambolesca di un generale condannato per corruzione.
Turchia-Siria-Libia: Terroristi di nazionalità europea reclutati in Siria e mandati in Libia come mercenari.
Sudan: Un’inflazione record al 422 su base annua.
Le notizie
Afghanistan
In fuga da Kabul come da Saigon.
Terribili scene all’aeroporto. La gente disperata si è aggrappata ai carrelli degli aerei militari USA in partenza, per poi cadere nel vuoto. Le immagini video girate sui social documentano la morte di tre persone, ma secondo rapporti ufficiosi il numero dei morti è di almeno sette. Immagini che rimarranno nella memoria collettiva del mondo, come il palese fallimento delle politiche espansionistiche e di dominio. Il presidente Biden in un discorso alla nazione ha detto di aver fatto la cosa giusta ritirandosi dall’Afghanistan, definito la tomba degli invasori. “I nostri soldati non possono continuare a morire per una nazione che il suo esercito si rifiuta di combattere”. Ne sanno qualcosa britannici e sovietici. Una sconfitta disonorevole, attuata nel peggior modo possibile.
Il Pentagono ha deciso ieri sera di bloccare i voli militari ed ha mandato altri 500 marines per meglio organizzare l’evacuazione dei soldati USA e del personale diplomatico. All’alba di oggi, la pista è stata liberata dalla folla.
Nel frattempo Kabul è diventata una città fantasma. Per le strade si vedono soltanto miliziani armati. Le dichiarazioni rassicuranti dei capi taliban non dovrebbero ingannare nessuno. È cominciata l’operazione rastrellamento casa per casa. Hanno parlato di governo unitario di transizione, ma hanno già chiamato il paese Emirato islamico con la Sharia come legge e Costituzione. Paura tra chi la pensa diversamente dai fondamentalisti e soprattutto tra le donne. Una dirigente d’azienda, con due lauree, ha dichiarato alla BBC, che ne ha celato il nome per proteggerla: “Ho paura, abbiamo paura. Ho viaggiato da sola e ho trattato affari con degli uomini. Tutto questo non ci sarà più. Adesso alle donne sarà riservato come spazio di vita, il focolare domestico con il divieto di frequentare le scuole”.
La guerra è finita, ma non è cominciata la pace.
Nelle ultime 24 ore non sono stati registrati bombardamenti aerei USA. L’esercito afghano si è dissolto completamente. In tutte le principali città sono cominciati i rastrellamenti casa per casa, per la cattura dei ricercati. A Kabul cominciano ad arrivare i capi del movimento. Il presidente del Consiglio Shura, Muttaqi, è nella capitale dove si è incontrato con alcuni notabili della città.
Una delegazione di politici afghani è in arrivo a Doha per discutere con i taliban la formazione del governo. Lo ha annunciato Hekmatiar a nome dell’ex presidente Karzai e del negoziatore Abdallah.
A livello internazionale, il terremoto politico-militare afghano ha ricevuto reazioni differenti che hanno trovato eco nella riunione del Consiglio di Sicurezza a New York, conclusosi senza un comunicato. Il segretario dell’ONU Guterres ha parlato esortando il nuovo governo di Kabul di non permettere la presenza di formazioni terroristiche e di rispettare i diritti civili e delle donne. Mentre i governi occidentali capitanati dalla Gran Bretagna chiedono il non riconoscimento del governo dei taliban, la Cina ha assicurato una politica di buon vicinato e l’agenzia stampa ufficiale ha riproposto simbolicamente la foto dell’incontro tra il ministro degli esteri cinese e il capo dell’ufficio politico taliban, Dardar. Mosca manterrà la propria ambasciata. L’Iran è il paese che ha i più lunghi confini con l’Afghanistan e si sta preparando all’ondata di profughi. I nuovi capi della diplomazia di Teheran hanno espresso toni concilianti con i nuovi governanti a Kabul. L’India, che non ha confini comuni, teme l’influenza islamista nel Kashmir, dove potranno riprendere vigore le correnti separatiste di matrice islamica. Il Pakistan è l’unico paese che trarrà vantaggi dal cambio di regime a Kabul. È stato storicamente il paese protettore dei taliban, anche se ufficialmente ne ha sempre preso le distanze. Un sommovimento geopolitico che segnerà il futuro degli equilibri nella regione centroasiatica e non solo.
Iraq
Un processo contro un ex generale accusato di corruzione ha avuto un epilogo rocambolesco. L’ex militare non ha accettato la condanna a due anni ed ha tentato la fuga. Mentre i soldati lo stavano accompagnando all’uscita dalla sala del tribunale, con un pretesto ha chiesto di ritirare degli oggetti personali dall’auto. Appena arrivato nel parcheggio ha preso un’arma ed ha minacciato di morte la guardia ed è fuggito accompagnato dal genero, anche lui ufficiale dell’esercito. Una fuga durata meno di 24 ore, perché le forze di sicurezza lo hanno inseguito con elicotteri e posti di blocco in tutta Baghdad. Nella serata di ieri si è consegnato. Si chiama Ahmed Amin ed era il capo delle forze armate aeree irachene. Secondo il tribunale ha sottratto alle casse dello Stato almeno 10 milioni di dollari in tangenti. Una delle rivendicazioni del movimento di protesta dell’ottobre 2019 era proprio quella di fare pulizia tra i corrotti.
Turchia-Siria-Libia
I movimenti di milizie filo turche stanno mandando in Libia terroristi maghrebini di nazionalità europea, principalmente francese. Secondo l’Osservatorio siriano (con sede a Londra) l’operazione è coordinata con i servizi di Ankara. Il trasferimento a Tripoli avviene nel quadro dell’avvicendamento dei mercenari siriani presenti in Libia. Questi jihadisti posseggono passaporti europei e non hanno bisogno di visti per muoversi liberamente. Il servizio non è gratuito: le milizie otterranno il 50% della paga per ogni mercenario terrorista “ripulito”.
Sudan
L’inflazione su base annua ha sfondato in luglio ogni precedente record, registrando il 422,78%, contro il 412,75% di giugno. L’aumento è imputabile alla cancellazione delle sovvenzioni statali ai carburanti ed alla svalutazione della lira sudanese. Attualmente il cambio nei confronti del dollaro è di 430 lire contro le 54 lire, valore precedente al provvedimento. La popolazione ha difficoltà a reperire pane, farina, carburanti e gas per cucinare. Il governo di Khartoum ha accettato di applicare le condizioni del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, per poter rientrare nel sistema finanziario internazionale ed ottenere la rinegoziazione del debito ereditato dal regime dittatoriale di Omar Bashir.