Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
03 settembre 2021
Rassegna anno II/n. 65
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I titoli
Afghanistan: È guerra nel Panshir, la provincia settentrionale.
Siria: Missili israeliani sulla provincia di Damasco.
Palestina Occupata: I soldati israeliani sparano contro i manifestanti di Gaza. Un morto e un ferito grave.
Etiopia: Un milione di civili a rischio di morire per fame.
Le notizie
Afghanistan
È guerra dichiarata nel Panshir, la valle settentrionale afgana. I taliban hanno mobilitato ingenti truppe, con carri armati e mezzi militari, per conquistare la provincia ribelle. “Le trattative sono fallite perché il comandante Massoud ha rifiutato la consegna delle armi”, dicono i taliban. I comunicati stampa militari delle due parti sono contrastanti e non è possibile verificarli a causa dell’assedio imposto dai taliban alla zona, con l’interruzione delle linee telefoniche e comunicazioni Internet.
A Kabul non c’è ancora un governo. Nei ministeri, i taliban hanno nominato dei loro commissari per coordinare le attività di ordinaria amministrazione. Le trattative per la formazione del governo sono arrivate ad un binario morto dopo gli arresti domiciliari imposti all’ex presidente Karzai ed all’ex negoziatore Abdallah. Secondo un giornalista afgano vicino ai taliban, il nuovo governo sarà monocolore formato da uomini del movimento. Il lavoro di questo esecutivo sarà monitorato da un consiglio consultivo che ingloberà anche personalità non del movimento. Il ritardo dell’annuncio sarebbe imputato alla necessità di aspettare che cali l’attenzione internazionale sugli eventi afgani. Annunciare che la Sharia è l’unica fonte legislativa sarebbe controproducente in questa fase.
Sul fronte diplomatico, i taliban hanno informato che il loro rappresentante a Doha ha avuto un colloquio telefonico con il vice ministro degli esteri cinese, per chiedere il sostegno finanziario di Pechino. Le difficoltà economiche dei nuovi governanti di Kabul sono evidenti e saranno maggiormente drammatiche in caso di sanzioni occidentali.
Siria
Missili israeliani hanno colpito obiettivi nella provincia di Damasco. Secondo un comunicato dell’esercito siriano la maggior parte di essi sono stati intercettati e distrutti in cielo. I missili che hanno colpito a terra, avrebbero causato soltanto danni materiali, secondo un rapporto dell’emittente televisiva siriana. Per Damasco, gli aerei israeliai hanno violato lo spazio aereo libanese, prima di lanciare i missili. Il ministero degli esteri ha rivolto all’ONU una protesta, chiedendo la fine dei bombardamenti aerei e missilistici di Tel Aviv.
Palestina Occupata
Le forze israeliane sulla linea di demarcazione di Gaza hanno sparato contro i manifestanti che si sono radunati la scorsa notte per denunciare l’embargo. Un giovane di 26 anni è rimasto ucciso e un bambino di 12 è stato ferito gravemente da una pallottola. Fonti di Gaza sostengono che un migliaio di palestinesi hanno inscenato “un’azione di disturbo notturna”, lanciando pietre e petardi contro i soldati, che hanno risposto col fuoco delle armi.
Il tribunale israeliano ha liberato la detenuta Anhar El-Deek, dopo la campagna internazionale di solidarietà. El-Deek è stata arrestata lo scorso marzo mentre era incinta al terzo mese e in questi giorni dovrebbe partorire. Le autorità carcerarie avevano rifiutato le richieste dei difensori di un suo trasferimento in ospedale, per sottoporre la donna ad un parto cesareo. Dopo un’intensa campagna sui social, i giudici israeliani hanno preso la decisione giusta.
Etiopia
Le agenzie dell’ONU hanno denunciato che almeno un milioni di civili in Tigray sono a rischio di morire per fame, mentre la popolazione bisognosa di aiuto è di oltre 5 milioni di persone. I posti di blocco governativi, le procedure burocratiche e gli scontri tra l’esercito e il Fronte popolare in Afar bloccano l’unica strada percorribile per raggiungere la provincia settentrionale. Il portavoce dell’organismo internazionale ad Addis Abeba ha informato che servono 100 camion di aiuti al giorno, ma i mezzi sono fermi da giorni senza poter muoversi. “Se non si interverrà subito, sarà la più grave crisi umanitaria del secolo”, ha detto. Il governo etiopico respinge le accuse e addossa le responsabilità sui ribelli. Nella provincia di Amhara, uomini armati hanno saccheggiato un centro di un’organizzazione umanitaria statunitense.