Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
16 settembre 2021
Rassegna anno II/n. 78
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Oggi è il 90esimo anniversario dell’assassinio di Omar Mukhtar, eroe della resistenza libica contro il colonialismo italiano. Nella rubrica Approfondimenti pubblichiamo la documentazione relativa al convegno internazionale sul cinema italiano nel dopo guerra e la presentazione del libro: «La conquista dell’Impero e le leggi razziali tra cinema e memoria».
Le vignette di Mimmo Lombezzi: QUI
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I titoli
Libano: La società civilelibanese chiede una commissione d’inchiesta internazionale
Palestina Occupata: Sospeso lo sciopero dei prigionieri per aver raggiunto un accordo con l’amministrazione carceraria israeliana.
Libia: Veto della Russia contro il rinnovo della missione ONU.
Yemen: Polizia spara contro i manifestanti.
Tunisia: Il sindacato dei lavoratori chiede un governo di scopo.
Afghanistan: Scontri nel palazzo presidenziale tra milizie taliban seguacidi Baradar ed Haqqani.
notizie
Libano
145 associazioni e organizzazioni giuridiche libanesi ed internazionali, insieme alle associazioni dei familiari delle vittime e a quella dei superstiti alla strage del porto, hanno scritto una lettera al Consiglio ONU per i Diritti Umani per chiedere la costituzione di una commissione d’inchiesta internazionale sulla strage del 4 agosto 2020. Ad oltre un anno dall’esplosione, le forze politiche libanesi stanno ostacolando l’inchiesta della magistratura e non ci sono spiragli perché l’attuale giudice speciale, Tareq Bitar, possa concludere autonomamente il compito. I politici si sono rifiutati di essere interrogati e il Parlamento non ha mai discusso l’autorizzazione per far comparire in tribunale i ministri deputati. L’unica seduta che prevedeva nell’ordine del giorno questo tema è stata disertata. Anche l’ex primo ministro Diyab non si è recato in Procura, sfidando l’ordine di comparizione, infatti è partito per gli Stati Uniti appena nominato il nuovo governo guidato da Miqati. Si teme che anche l’attuale giudice Bitar possa essere estromesso, come è avvenuto per il suo predecessore lo scorso febbraio 2021.
Palestina Occupata
In seguito al raggiungimento di un accordo tra le delegazioni dei prigionieri e l’amministrazione carceria, i detenuti palestinesi sospendono lo sciopero che era previsto per Venerdì. L’accordo sancisce la fine delle punizioni collettive e il ritorno alle condizioni antecedenti al 5 settembre, data della fuga dei 6 detenuti dal carcere di massima sicurezza di Gilboa. Dal 19 settembre potranno riprendere le visite dei familiari e sono già avvenuti diversi incontri tra i prigionieri ed i loro avvocati.
La polizia israeliana ha fermato un palestinese che aveva accoltellato un cittadino israeliano a Jafa, a sud di Tel Aviv. È la seconda Intifada dei coltelli, infatti questo è il quinto episodio in una settimana ed ha coinvolto sia Gerusalemme est sia la Cisgiordania occupata e ieri anche il centro di Israele.
Libia
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è fallito nel trovare un accordo per il rinnovo della Missione speciale in Libia (UNSMIL) il cui mandato scade oggi. In seguito alla minaccia della Russia di usare il veto, la Gran Bretagna ha ritirato la bozza di risoluzione. Mosca e Pechino chiedono di cambiare alcune parti che trattano il ritiro delle truppe straniere e dei mercenari. È stato raggiunto soltanto l’accordo per un rinnovo tecnico di due settimane per trovare un consenso delle 5 potenze con diritto di veto. Il rinnovo della missione Onu è importante in questa fase di preparazione delle elezioni libiche del 24 dicembre 2021.
Yemen
Tre morti e decine di feriti durante le manifestazioni popolari che hanno caratterizzato la giornata di ieri in tutta la zona meridionale dello Yemen sotto il controllo del governo riconosciuto dall’ONU. Aumento dei prezzi, interruzioni dell’elettricità e assenza di servizi essenziali nella sanità sono all’origine delle proteste. Sia nel capoluogo Aden sia nella provincia di Mukalla, la polizia ha sparato pallottole di guerra contro i manifestanti disarmati. La crisi è causata dalla speculazione sulle valute estere che ha fatto crollare il valore della moneta locale. Il cambio nel mercato nero è passato da 251 dinari contro un dollaro dello scorso gennaio, ai 1150 dinari di ieri. I problemi sociali si innestano su una regione caratterizzata da un forte movimento autonomista, che rivendica la secessione delle province meridionali. Contraddizioni che si aggiungono alla guerra in corso con i ribelli Houthi e l’intervento militare dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti.
Tunisia
Il sindacato generale dei lavoratori insiste sulla proposta di un governo di scopo per gestire la fase dell’emergenza sanitaria, economica e sociale. “Solo una scelta ragionevole come questa salverà le istituzioni dello Stato”, ha dichiarato il segretario generale dell’Unione. Nel comunicato si condanna anche il ricorso di alcune forze politiche (riferimento agli islamisti di Ennahda senza nominarli) a chiedere pressioni di paesi stranieri. “Non vogliamo che la Tunisia diventi un campo di battaglia per interferenze di altre nazioni regionali o internazionali”.
Il riferimento ad una deriva libica è palese.
Afghanistan
Ad un mese dalla conquista di Kabul, gli scontri tra i taliban escono allo scoperto. Fonti del movimento hanno rivelato alla BBC di sparatorie all’interno del palazzo presidenziale, tra i seguaci dell’ex negoziatore Baradar e i miliziani della rete Haqqani. Lo scontro sarebbe avvenuto in seguito ad un diverbio duro tra Baradar e Haqqani sulla formazione del governo. La disputa riguardava chi avrebbe dovuto accreditarsi la vittoria. Le due ali del movimento che hanno nascosto le loro contraddizioni nella fase della guerra, una volta arrivati al potere hanno iniziato a spararsi addosso. Circolano notizie che il vice primo ministro Baradar sia rimasto ferito, ma i portavoce hanno smentito categoricamente, asserendo che è in viaggio verso Qandahar, per incontrare il capo Akhunzadeh. È stato fatto pubblicare sui social un messaggio audio di 40 secondi a nome di Baradare nel quale afferma di stare bene. Suscita domande anche il mancato arrivo a Kabul del capo Akhunzadeh, che era stato annunciato per imminente all’inizio di settembre.
Si potrebbe commentare sarcasticamente: “Non ci sono più i taliban di una volta!”. Nel 2015, soltanto dopo due anni dalla morte dell’emiro mollah Omar, il movimento ha ammesso la sua scomparsa, per cause naturali. Periodo durante il quale erano stati emessi comunicati e dichiarazioni a suo nome.
Approfondimenti
Oggi, 16 settembre, è il 90esimo anniversario dell’assassinio di Omar Mukhtar, eroe della resistenza libica contro il colonialismo italiano. È una vicenda che molti in Italia vorrebbero nascondere, come la polvere sotto il tappeto. Infatti, non c’è nessuna via o piazza di una grande città italiana dedicata a Omar Mukhtar. Possiamo dire che l’Italia si vergogna del suo passato coloniale. Sia il sistema educativo scolastico, sia i media e le Università hanno ignorato le atrocità compiute dai soldati italiani nelle colonie. Il messaggio che è passato come luogo comune è “Italiani brava gente” e “Abbiamo portato la civiltà”. Dei bombardamenti aerei su Kufra (luglio 1930) e dell’uso dell’iprite contro i civili ne abbiamo letto soltanto grazie ad autori come Eric Salerno (Genocidio in Libia) e i diversi volumi del prof. Dal Boca negli anni Ottanta.
Vi segnaliamo quindi questo convegno, che affronta un aspetto culturale importante: come il cinema italiano ha trattato l’argomento colonialismo nel dopoguerra.
Leggo solo oggi del Convegno,casualmente. Sarei andata volentieri.