“Kurdbun–Essere Curdo”-Storia dell’eccidio di Cizre (2015-2016)
Nelle sale di cinema dal 28 ottobre 2021.
Un film da vedere, per poter capire il Grande Vicino Oriente!
Abbiamo intervistato il regista, Fariborz Kamkari:
È un atto d’accusa contro il terrore del maccellaio Erdogan. Un docufilm realizzato dal regista curdo-iraniano, Fariborz Kamkari, sulla base delle immagini girate dalla giornalista curda dellaTurchia, Berfin Kar, che ha vissuto l’assedio di Cizre di 79 giorni. Kar e il suo cameraman hanno ripreso un diario di guerra per immagini, che poi la gioranlista è riuscita a portare tutto il girato in un altro paese europeo. “Kurdbun- Essere Curdo” è un’opera collettiva portata a termine da quattro giovani atisti curdi provenienti dalle diverse realtà nelle quali è stato smembrato il territorio del Kurdistan: Iran, Turchia, Siria e Iraq.
Per approfondire la storia dell’eccidio di Cizre consigliamo anche: (Articolo di Federica Iezzi su Nena News) + (Un documentario del 2015 dal titolo Il Massacro di Cizre – Open DDB) + (Le immagini e testo eloquenti della collega Alessandra Muglia sul Corriere della Sera) + (Un articolo de il manifesto del collega Giuseppe Acconcia).
Silvana Barbieri ha scritto: “Capita che proprio in questi giorni (il 28 di ottobre) uscirà nelle sale cinematografiche un film, “KURDBUM – ESSERE CURDO”, che tutti dovremmo vedere, se intendiamo capire a fondo la differenza tra una “deriva autoritaria” e l’attuale feroce dittatura in Turchia. Questo film, infatti, racconta, in presa diretta, e con drammatica veridicità, uno tra i più barbari episodi di violenza tra quelli che la Turchia riserva alla minoranza etnica curda: la città di Cizre, curda, disarmata, messa in stato di assedio e bombardata dall’esercito turco per ben 79 giorni.
Sono stati quattro artisti curdi, il bravissimo regista curdo iraniano Fariborz Kamkari, un produttore, un montatore e una musicista, curdi provenienti da paesi diversi, ad avere montato il reportage di quella tragedia”.
La sinossi del film:
Questo docu-film vuole contribuire a ritrarre l’identità curda moderna, di oggi, il filo comune tra i Curdi che vivono come minoranze oltraggiate e combattenti nei territori mediorientali e i Curdi che vivono come minoranze integrate in Europa, cosa li lega, perché si sentono legati da un vincolo assoluto e carico di emozioni, e come le due anime curde convivono.
Il popolo più grande del mondo senza uno stato, la quarta etnia più numerosa in medio oriente, divisa tra quattro paesi e perseguitata in tutti questi paesi per motivi etnici o religiosi.
Il materiale di repertorio di questo documentario è stato girato da una troupe televisiva curda di Istanbul tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 durante l’assedio punitivo da parte dell’esercito turco di una città a maggioranza curda nel sud-est della Turchia.
La giornalista curda Berfin Kar e il suo cameraman, in missione a Cizre per un reportage di routine, sono rimasti intrappolati da un assedio non annunciato. Si sono ritrovati in questo modo testimoni per 79 giorni dell’invasione dei carri armati dell’esercito turco, dei bombardamenti sistematici, dello sterminio di civili, della resistenza e della disperazione degli abitanti di Cizre, e della loro creatività nell’inventare forme di sopravvivenza e resilienza quotidiana.
La giornalista Berfin Kar si è poi rifugiata in Europa con gli hard disk contenenti le riprese di quei 79 giorni. Tramite il network di filmmaker curdi è stato individuato il regista curdo Fariborz Kamkari a cui è stato proposto di visionare il girato ed esprimere un parere sulle sue potenzialità. Kamkari, che oltre che regista è anche un produttore, ha condiviso il girato con i suoi collaboratori italiani e altre case di produzione e tutti hanno confermato l’importanza di dare visibilità ai fatti narrati nel documentario.
Quattro artisti Curdi, un regista, un produttore, un montatore e una musicista si sono quindi uniti per montare e finalizzare un documentario basato sui reportage di Berfin Kar. Ognuno di loro proviene da differenti parti del Kurdistan, diviso tra quattro paesi diversi, e lungo questa avventura trasmettono le loro interpretazioni del senso e del significato di essere Curdo.