Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

08 novembre 2021

Rassegna anno II/n. 131

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I titoli

Iraq: Le prime indagini sull’attentato al premier scoprono la base di lancio dei droni.

Sudan: I golpisti non tornano sui loro passi e la mobilitazione di massa a favore di un governo civile riempie le piazze.

Afghanistan: Attentati a Jalalabad contro i miliziani taliban.

Libia: Da oggi si dà avvio alle candidature per le presidenziali e politiche del 24 dicembre.

Palestina Occupata: L’esercito israeliano compie rastrellamenti a El Bira.

Etiopia: Manifestazioni a favore del governo, ma la situazione è grave. 10 ambasciate evacuano il personale.

Cipro: Arrestati sei killer che pianificavano l’assassinio di imprenditori israeliani.

Le notizie

Iraq

Il consiglio dei ministri ristretto ha rivelato che l’esercito ha individuato la base da dove sono partiti i tre droni che hanno attaccato l’abitazione del premier Al-Kadhimi. Volavano a bassa quota per non essere individuati dai radar, ma due sono stati intercettati ed abbattuti prima di colpire l’obiettivo. Sei guardie del corpo sono rimaste ferite. Il premier ha affermato che chi ha ordinato questo attacco è noto alle forze di sicurezza e sarà smascherato e punito. Il capo di Stato maggiore dell’esercito ne ha dato un profilo: “È una milizia che ha scambiato la pazienza e moderazione delle autorità come debolezza e vuole sfidare lo Stato”. Un identikit che rispecchia un’ala filo iraniana del Hashd Shaabi. La coalizione politica Fath che li rappresenta ha subito una débâcle nelle ultime elezioni e adesso minaccia di trasformare il paese in un bagno di sangue. I loro presìdi attorno agli ingressi della zona verde sono stati mantenuti, malgrado il grave attentato contro il premier. Uno dei loro capi ha ridicolizzato l’accaduto, parlando di messinscena per far passare i risultati delle elezioni.

Sudan

Centinaia di migliaia di sudanesi sono scesi nelle piazze e nelle strade nella prima giornata di disobbedienza civile indetta dai sindacati. Hanno bloccato le strade con i loro corpi distesi per terra, con barricate e con le auto, in tutt’ e tre gli agglomerati urbani nei quali è divisa la capitale Khartoum. Molti i presìdi silenziosi davanti alle sedi istituzionali. La polizia ha attaccato duramente ed ha arrestato decine di sindacalisti, ma non ha usato proiettili da guerra.

Nella capitale sudanese è giunta una delegazione della Lega araba per tentare una nuova mediazione, dopo il fallimento delle precedenti a causa dell’irrigidimento dei militari. Si è incontrata con il generale Burhan e con diverse altre realtà civili. All’interno delle forze progressiste e sindacali, dopo la tattica dilatoria dei golpisti, sta prevalendo la linea che chiede il ritorno dei militari nelle caserme, come previsto dall’accordo costituzionale del 2019. Una delle richieste pressanti è lo scioglimento delle unità di pronto intervento, guidate dall’ex commerciante di cammelli, Hamidati, ex capo dei famigerati Janjaweed, responsabili di tante stragi nel Darfur.

Afghanistan

Una serie di attentati a Jalalabad, nell’est del paese, hanno provocato la morte di 8 miliziani taliban e il ferimento di altri 17. La più sanguinosa esplosione è avvenuta nei pressi di un veicolo militare con a bordo miliziani in servizio ad un posto di blocco. Subito dopo un gruppo di armati ha sparato contro i superstiti e si è dileguato. Nessuna rivendicazione, ma il governatore taliban accusa Daiesh-Khorasan (Isis).

Libia

Cominciano oggi le registrazione dei candidati per le elezioni presidenziali e politiche. Lo ha annunciato il presidente della Commissione indipendente, Imad Sayyeh. Una fase importante ma soltanto amministrativa, perché il clima politico si è intorbidito dall’inatteso attacco del Consiglio presidenziale alla ministra degli esteri, Najlaa Manqoush. È in corso un braccio di ferro con il governo, perché il premier Dbeiba ha sostenuto la ministra ed accusato la Presidenza di inappropriate interferenze incostituzionali. Tra i candidati presidenziali è scontata quella del generale Haftar, mentre sono ricorrenti le voci sulle intenzioni del premier Dbeiba a presentarsi. Un ostacolo serio alla tenuta delle elezioni è la presenza delle milizie e dei mercenari. La Conferenza di Parigi del 12 novembre dovrebbe affrontare questo tema. La prossima settimana, inoltre, è prevista una riunione al Cairo della commissione militare “5+5” per stabilire il piano di monitoraggio sul rispetto del calendario di ritiro dei mercenari. 24 partiti e associazioni della società civile libica hanno concluso una conferenza a Tripoli per ribadire:“il rifiuto della presenza di milizie affiliate ai partiti e la necessità di cacciare i mercenari, in garanzia della sovranità del paese”.

Palestina Occupata

Rastrellamenti dell’esercito israeliano ieri nella città di Elbira. I soldati hanno chiuso alcune strade e fatto irruzione casa per casa. Ci sono stati scontri tra alcuni giovani della città: pietre contro pallottole. Due palestinesi sono stati feriti gravemente con proiettili. Secondo il ministero della sanità palestinese, uno dei giovani è in gravi condizioni.

Etiopia

Manifestazioni ad Addis Abeba ed in alte città in sostegno al governo Abiy Ahmed. La situazione nella capitale è di grave emergenza e cominciano a scarseggiare le derrate alimentari. Oltre al pericolo di un attacco esterno dalle milizie coalizzate, si temono azioni di sabotaggio dall’interno della città. Durante le operazioni di rastrellamento, nelle case dei cittadini di origine tigrina, secondo un comunicato della polizia, sono state scoperte armi ed esplosivi. La grave instabilità ha indotto dieci ambasciate a iniziare l’evacuazione del personale diplomatico. La coalizione delle nove organizzazioni di opposizione armata hanno affermato che non intendono conquistare con la forza Adiss Abeba, ma chiedono le dimissioni del premier. Un’affermazione tattica che non rispecchia i dati sul terreno, perché le truppe armate del Fronte del Tigray sono a meno di 300 km.

Cipro

La polizia ha confermato che 6 persone sono state fermate e saranno processate, per la pianificazione di agguati contro imprenditori israeliani operanti nell’isola. Il processo inizierà il prossimo 6 dicembre e per motivi di sicurezza le udienze si terranno a porte chiuse, gli imputati rimarranno in carcere per il pericolo di fuga. L’inchiesta è partita dal fermo, lo scorso 27 settembre, di un sospettato killer di nazionalità azera, proveniente dalla zona occupata dalla Turchia. L’uomo aveva con sé, nascosti in macchina, una pistola e un silenziatore. Le indagini sul suo telefonino e computer hanno portato a scoprire la rete collegata: 4 pakistani e un cipriota di origine libanese. Il governo israeliano ha accusato l’Iran di essere dietro il complotto. Tra Teheran e Tel Aviv è in corso una guerra sotterranea fatta di agguati, sabotaggi e attacchi alle navi.

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