Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
02 dicembre 2021
Rassegna anno II/n. 155
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I titoli
Etiopia: Offensiva governativa su quattro fronti riconquista diverse città.
Tunisia: Catturati 46 terroristi in diverse zone del Paese.
Egitto: Per il regime il caso Regeni non esiste.
Afghanistan-Iran: Scontri al confine.
Migranti: Sono 283 milioni nel mondo, il 3,6% della popolazione mondiale.
Siria-Giordania: Aperta zona di sviluppo “No Tax” alla frontiera.
Le notizie
Etiopia
L’esercito etiopico ha ripreso il controllo su 15 villaggi e cittadine nella provincia di Amhara, dopo aver conquistato tutte le posizioni precedentemente perse ad Afar. La città chiave conquistata è Shewa Robit, a 220 km dalla capitale, occupata appena una settimana fa dal Fonte Popolare di Liberazione del Tigray. Dal portavoce del Fronte non ci sono stati chiarimenti. La TV di Stato, invece, ha trasmesso immagini delle truppe federali all’interno della città Lalibella, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
Ad Addis Abeba si è svolta la visita del ministro degli esteri cinese, Wang Yi, che si è incontrato con il vice premier e ministro degli esteri, Demeke Mekonnen. Wang Yi ha espresso il sostegno al governo di Addis Abeba e ha ribadito l’estraneità di Pechino a qualsiasi interferenza negli affari interni di altri paesi. Una sottile e poco velata critica agli Stati Uniti che hanno fatto pressioni sul governo e sul FPLF per accettare una tregua ed aprire un negoziato.
Tunisia
Le forze di sicurezza hanno arrestato 46 jihadisti in diverse città e zone montagnose del paese. Una parte di loro erano ricercati da tempo per azioni terroristiche o per appartenenza ad organizzazioni fuorilegge, ma 25 degli arrestati erano sconosciuti all’anti-terrorismo. Le operazioni di controllo e di cattura sono durate una settimana, dal 22 al 29 novembre.
Egitto
La stampa egiziana ha ignorato completamente la notizia dell’inchiesta parlamentare italiana sull’assassinio di Regeni. Un silenzio eloquente sull’autocensura assunta dalle testate “indipendenti”. La Commissione parlamentare ha presentato ieri il suo rapporto che cita:“I responsabili dell’assassinio di Regeni sono al Cairo all’interno degli apparati di sicurezza e probabilmente anche all’interno delle istituzioni”. Il documento politico, approvato in Commissione all’unanimità, cita l’inchiesta della procura di Roma che, un mese e mezzo fa, è stata chiusa con un nulla di fatto.
Afghanistan-Iran
Scontri al confine tra miliziani taliban e reparti della polizia di frontiera iraniana al valico di Kanje nella provincia afgana di Nimruz. Ci sono stati scambi di artiglieria e sparatorie con armi leggere. I taliban sostengono di aver perso tre miliziani ed aver avuto diversi feriti. Su profili social, vicini ai fondamentalisti afgani, sono apparse scene video nelle quali si vedevano miliziani taliban all’interno dei valichi di frontiera iraniani. Le autorità di Teheran hanno minimizzato, parlando di malintesi tra cittadini di nazionalità iraniana e afgana e che la vicenda è stata risolta con l’intervento delle diplomazie dei due paesi.
Migranti
L’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) in un rapporto ha rivelato che il numero dei profughi è cresciuto di molto rispetto ai due anni precedenti. Il totale dei migranti/profughi nel mondo, oggi, è di 281 milioni di persone, il 3,6% della popolazione mondiale. Nel 2019 era di 272 milioni. A causa del Covid e della chiusura delle frontiere, una buona quota di profughi sono sfollati interni. Rispetto al 1970, c’è stato un balzo di oltre 200 milioni e la percentuale sul numero totale della popolazione mondiale era allora di 2,3%.
Siria-Giordania
Le autorità siriane e giordane hanno inaugurato una zona industriale e commerciale “No Tax” al valico di frontiera di Jaber-Nassib, che è stato riaperto al traffico lo scorso settembre. L’area è di 650 ettari e rientra nel progetto di cooperazione inter-araba per incentivare gli investimenti e accrescere lo scambio economico bilaterale. La zona è rimasta chiusa dal 2015, a causa della guerra civile siriana. Il regime di Assad sta riprendendo i rapporti con i paesi della Lega Araba, che si erano interrotte alla fine del 2011. Oltre all’apertura di ambasciate, come nel caso degli Emirati, si registrano forti aperture economiche, come per il progetto del “gasdotto arabo” che collegherà Egitto, Giordania, Siria e Libano. Il prossimo vertice di Algeri probabilmente segnerà il ritorno del regime degli Assad nell’arena diplomatica araba.