Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
26 marzo 2022.
Rassegna anno III/n. 084
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31 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Biden in Polonia al confine con l’Ucraina. Secondo il Wall Street Journal, il presidente USA apre al nucleare. Orban scarica Zelensky; “Nessuna fornitura di armi e questa guerra è contro l’interesse degli ungheresi”. L’ambasciatore cinese in Italia: “Cessate il fuoco immediato e negoziato ad oltranza. La Nato si è espansa troppo ad est”. Francia, Turchia e Grecia, in un’azione umanitaria congiunta, evacuano via mare gli sfollati da Mariupol. Secondo indiscrezioni russe, la guerra finirà il 9 maggio, simbolicamente il giorno della vittoria contro il nazismo.
Avviso:
Domani 27 marzo 2022 ore 18:00 si terrà, in modalità online, l’Assemblea dell’Associazione “Anbamed, aps per la Multiculturalità”. Tutti gli abbonati ed i collaboratori, anche non iscritti, possono chiedere il link per parteciparvi: anbamedaps@gmail.com
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I titoli
Yemen: Sette anni di guerra saudita in Yemen.
Arabia Saudita: Attacchi con droni contro impianti petroliferi a Gedda.
Etiopia: Il Fronte Popolare accetta la tregua annunciata da Addis Abeba.
Palestina-Israele: Donne israeliane e palestinesi insieme per la pace.
Emirati: Il generale Raissi dell’Interpol sotto accusa a Parigi per violazione diritti umani.
Medio Oriente: Paesi arabi e Israele in un fronte anti-Iran.
Turchia: Fughe di dissidenti dal partito di Erdogan.
Le notizie
Yemen
Sette anni di guerra saudita nello Yemen. Una guerra devastante non solo dimenticata, ma alimentata da esportazioni di armi sofisticate a Riad e Abu Dhabi. L’inviato dell’ONU, Hans Gundberg, ha concluso giovedì una serie di incontri con le parti yemenite ad Amman, ma senza risultati concreti per l’assenza degli Houthi e del governo insediato ad Aden. Il 29 di questo mese è previsto un incontro a Riad tra 500 personalità yemenite in rappresentanza di diverse aggregazioni politiche, ma senza la partecipazione dei ribelli Houthi, che hanno declinato l’invito della segreteria del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG QUI), “per motivi di sicurezza e di non opportunità della sede”. Il piano del CCG prevede la proclamazione di una tregua unilaterale da parte dei sauditi durante il mese di Ramadan (2 aprile 2022).
Arabia Saudita
Il comando militare saudita ha affermato di aver abbattuto 9 droni armati lanciati dal territorio yemenita contro la zona meridionale del regno, nel tentativo di colpire obiettivi civili e impianti energetici. Il comunicato militare saudita racconta metà della verità. I missili e droni lanciati dagli Houthi hanno colpito impianti petroliferi nella sede di Aramco a Gedda. È stato provocato un enorme incendio che 15 gruppi di vigili del fuoco non sono riusciti a domare fino a tarda notte. L’aviazione saudita ha bombardato la capitale yemenita Sanaa, sotto il controllo dei ribelli Houthi dal 2014.
Etiopia
Il Fronte Popolare per la Liberazione del Tigray ha accettato il rispetto della tregua proposta dal governo di Addis Abeba unilateralmente. L’obiettivo è quello di facilitare l’arrivo degli aiuti umanitari alle popolazioni bisognose. Secondo le stime dell’ONI, ci sono in Etiopia 9 milioni di persone che necessità di sostegno per sopravvivere.
Palestina-Israele
Donne palestinesi e israeliane hanno svolto sul Mar Morto una manifestazione per la pace. Attiviste dei due movimenti “Donne del Sole” (Palestina) e “Women Wage Peace” (Israele) si sono incontrate in una sorta di Conferenza per la Pace dal basso. Con ombrelli bianchi e rami d’olivo hanno percorso la riva del mare, sfidando vento e pioggia, “per dire che la pace non è un’utopia ma una necessità per convivere insieme su questa terra martoriata”. È un percorso coraggioso contro corrente, perché le relazioni tra l’autorità nazionale palestinese e il governo israeliano sono sospese e il premier israeliano Bennette non ha mai nascosto la sua opposizione alla ripresa del negoziato e rifiuta categoricamente la soluzione dei due Stati.
Emirati
Il presidente dell’Interpol, il generale emiratino Ahmed Nasser Al-Raissi, è sotto accusa in Francia per violazioni dei diritti umani, durante lo svolgimento del suo lavoro precedente nella polizia di Abu Dhabi. La magistratura francese ha aperto le indagini per torture e azioni violente illegali contro detenuti. L’azione giudiziaria è stata avanzata da un gruppo di associazioni non governative per la difesa dei diritti umani. In particolare il Centro del Golfo per i Diritti Umani (GC4HR QUI) ha accusato Raissi di torture nei confronti del poeta e blogger Ahmed Mansour, condannato a 10 anni di reclusione per “offesa all’onore dello Sato”. L’elezione di Raissi al vertice dell’Interpol è stata criticata da più parti, anche alla luce di una donazione di 50 milioni di dollari all’organismo di polizia internazionale da parte del governo di Abu Dhabi. È stato anche criticato l’uso spregiudicato dei mandati di cattura internazionali (il cosiddetto avviso rosso) nei confronti di oppositori politici emiratini. L’azione giudiziaria contro Raissi è stata intentata in Francia, perché la sede centrale dell’Interpol si trova a Lione.
Medio Oriente
Si susseguono gli incontri al vertice tra i paesi del Medio Oriente, alla vigilia della visita del segretario di Stato Usa Blinken. Due giorni fa a Sharm Sheikh si sono incontrati Al-Sissi (Egitto), Bennett (Israele) e Ben Zaid (Emiati). Ieri ad Aqaba, in Giordania, si sono dati appuntamento, ospiti di re Abdalla II, Al-Sissi, Ben Zaid e Al-Kadhimi (Iraq). Domani, domenica, inizierà una riunione a livello dei ministri degli esteri di Israele, Marocco, Emirati e Bahrein, a Tel Aviv, alla presenza di Blinken. È la prima volta che ministri degli esteri arabi si riuniscono con quello israeliano sotto la supervisione degli Stati Uniti. All’ordine del giorno non sarà discussa la pace tra Palestina e Israele, oramai dimenticata e emarginata dall’agenda di politica internazionale, ma la crisi energetica e la sfida nei confronti di Teheran.
Turchia
Oltre mille iscritti al partito di Erdogan lo hanno abbandonato e si sono iscritti al Buon Partito (IYI Parti), guidato dall’ex ministra Meral Aksenar, che adesso fa parte della coalizione dell’opposizione. I dissidenti sono quadri medi a livello nazionale e regionale e non annunciano pubblicamente la loro fuoruscita nel timore di vendette del potere, come era accaduto in passato ad altri dissidenti. La cronaca politica turca ci racconta che l’abbandono di esponenti molto vicini al neo sultano è stato affrontato con rivelazioni diffamatorie e accuse giudiziarie. Il calo dei consensi nei sondaggi dei due partiti di governo, ad un anno e qualche mese dalle elezioni politiche e presidenziali del 2023, preoccupa Erdogan che sta studiando di cambiare la legge elettorale con una proposta attualmente allo studio del Parlamento.
Approfondimenti
Prigionieri curdi in Turchia: Una cartolina per il Newroz
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