Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
21 giugno 2022.
Rassegna anno III/n. 171
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117 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Continua l’offensiva di Mosca nel Donbass. Zelensky interverrà via web al vertice NATO di Madrid. Ministero difesa di Kiev accusa la multinazionale italiana Danieli di collaborare con ’’industria militare russa”.
Continua lo sciopero della fame solidale a staffetta per chiedere la liberazione di #AlaaAbdelFattah, attivista egiziano leader delle rivolte di piazza Tahrir, da 81 giorni in sciopero della fame nelle carceri di Al-Sissi. Anche la sorella, Mouna Seif, ha iniziato 10 giorni fa lo sciopero della fame permanente.
In Italia, oggi digiunano Lia (abbiamo solo il nome) e Simone Sibilio.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
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Titoli
Israele: Cambio al vertice del governo e scioglimento del Parlamento.
Iraq: Uccisi 4 miliziani Isis con un lancio missilistico aria-terra.
Etiopia: Una strage di 30 uomini Oromo uccisi a sangue freddo nella provincia di Amhara.
Siria: 13 soldati in congedo uccisi in un attentato contro un pullman
Siria 2: Scontri nella provincia di Idlib tra diverse milizie dell’opposizione.
Afghanistan: Altri attentati per il terzo giorno consecutivo. 7 morti a Kabul e Nangharhar.
Libano: Il governo minaccia di riportare i profughi siriani nel loro paese.
Libia: Fallito il negoziato per la legge elettorale.
Le notizie
Israele
Il governo di Tel Aviv cambia premier e annuncia elezioni anticipate. Lapid prende la guida del governo per una fase transitoria, secondo l’accordo elettorale. In una conferenza stampa, Bennett e Lapid hanno annunciato la stesura di una legge per lo scioglimento del Parlamento, che una volta approvata in tre letture diventa operativa. Il passo si è reso obbligatorio per la mancanza di una maggioranza governativa. La scorsa settimana è stata bocciata, per la prima volta dal 1967, la legge per lo status dei coloni israeliani nei territori palestinesi occupati.
Contemporaneamente, il ministro della difesa, Gantz, ha annunciato che sarà istituita un’alleanza militare aerea regionale con i paesi del Golfo per contrastare qualsiasi attacco iraniano. L’alleanza, secondo la stampa israeliana, comprende anche Giordania e Egitto.
Iraq
L’esercito ha ucciso 4 terroristi di Daiesh nel deserto di Anbar, ad ovest della capitale. Un caccia ha lanciato un missile su un’auto che li trasportava, uccidendo tutt’e quattro i passeggeri, tra i quali vi era “Abu Mansour”, cosiddetto wali della provincia. L’unità delle forze speciali che ha raggiunto il luogo ha sequestrato armi, cinture esplosive, munizioni e bombe a mano. Il gruppo, in passato, aveva terrorizzato la popolazione di Anbar con attacchi e trappole esplosive sulla strada principale di collegamento con la capitale.
Etiopia
La Commissione per i diritti umani, di nomina governativa, ha accusato le forze di sicurezza di Amhara di aver fermato, torturato ed ucciso 30 persone dell’etnia Oromo. Nei social, lo scorso venerdì, sono apparsi video che documentano l’eccidio: un gruppo di persone sono stati fatti scendere da un camion e poi un gruppo di militari con l’uniforme governativo li ha assaltati a colpi di mitra. Le indagini della Commissione governativa hanno portato a accogliere testimonianze del terribile eccidio. Né il portavoce del governo, né quello dell’esercito hanno voluto commentare il comunicato.
Siria
Almeno 15 soldati sono stati uccisi e due feriti durante un agguato alla bomba nella provincia di Raqqa. Un’esplosione ha sventrato un pullman che trasportava soldati in congedo. Lo riporta l’agenzia ufficiale Sana, senza dare altri particolari. In serata di ieri è arrivata via social la rivendicazione di Daiesh (Isis). La potente carica esplosiva era stata collocata in mezzo ai bagagli. Il pullman, oltre ai militari, trasportava anche civili. Una falla nelle misure di sicurezza ha causato la strage.
Siria 2
Le milizie jihadiste e l’esercito libero nella provincia di Idlib sono in fase di scontri, malgrado la mediazione dell’esercito turco che occupa la zona. Sabato sono morti 8 miliziani e gli scontri si sono protratti fino a ieri. I qaedisti di Tahrir Sham hanno esteso le loro zone d’influenza nei pressi della cittadina di El-Bab, minacciando le basi dell’esercito dell’opposizione, finanziato ed armato da Ankara. L’intervento di mediazione dell’esercito turco ha riportato una calma apparente, ma la tensione cova sotto la cenere.
Afghanistan
Due gravi attentati contro pullman che trasportavano civili a Kabul e nella provincia di Nangharhar. Quattro passeggeri morti nel primo e tre nel secondo. Non ci sono state finora rivendicazioni. Non passa giorno che non ci siano attentati nell’Afghanistan governato dai taliban. Due giorni fa un assalto ad un luogo di culto sikh, rivendicato da Daiesh-Khorasan (Isis-K) e il giorno prima una bomba ha causato una strage nella provincia di Gunduz.
Libano
Il premier incaricato Miqati ha minacciato di riportare i profughi siriani nel loro paese, in caso di mancata collaborazione della comunità internazionale. “Non possiamo coprire i costi di sicurezza ed assistenza ai profughi” – ha detto Miqati. “Servono immediatamente 3,2 miliardi di dollari, altrimenti inizieremo le procedure legali per il ritorno dei profughi nel loro paese, in accordo con Damasco”. In Libano risiedono un milione e mezzo di profughi siriani. La crisi economica che ha colpito il Libano ha creato forti tensioni nelle zone dove sono collocati i campi profughi. Sfruttamento della manodopera a basso costo e presenza di formazioni jihadiste hanno creato momenti di scontro tra rifugiati e popolazione locale, anche nelle zone sunnite. Non sono stati minori le sfide jihadiste che hanno impegnato l’esercito, per evitare il trasferimento della guerra siriana in terra libanese.
Libia
Il terzo round del dialogo parlamentare, organizzato dall’ONU al Cairo, si è concluso con un nulla di fatto. La commissione politica dei due Parlamenti non ha raggiunto l’accordo sulla legge elettorale e sulle misure da attuare per l’insediamento del governo Basha-Agha. Non ha approdato a nessun risultato la ricerca di una soluzione alternativa con un nuovo nome alla carica di primo ministro. La commissione militare 5+5 ha completato i piani operativi per l’inserimento delle milizie nelle forze armate e di sicurezza e anche per il ritiro bilanciato dei mercenari. Ma il tutto rimarrà congelato fino al raggiungimento di un accordo politico.
Il nodo da sciogliere rimane sempre l’opposizione degli islamisti alla presenza del generale Hafter. Il presidente del Congresso (Tripoli), Meshri, ha voluto introdurre una clausola nella legge elettorale che vieti la candidatura dei militari, sia in carica che in pensione. Il presidente del Parlamento (Tobruk), Aqila Saleh, si è opposto.
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