Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
02 luglio 2022.
Rassegna anno III/n. 182
Per informazioni e contatti manda un messaggio
Per ascoltare l’audio:
Le vignette sono QUI
128 giorni di guerra. Nuovi bombardamenti russi su Odessa e sull’isola dei serpenti. Applausi per von der Leyen a Parlamento Kiev. Washington fornisce altri armamenti per quasi un miliardo di dollari. Zelensky chiede alla Turchia il sequestro di una nave russa che trasporta grano ucraino.
Continua lo sciopero della fame solidale a staffetta per chiedere la liberazione di #AlaaAbdelFattah, attivista egiziano leader delle rivolte di piazza Tahrir, da 91 giorni in sciopero della fame nelle carceri di Al-Sissi. Anche la sorella, Mouna Seif, ha iniziato 20 giorni fa lo sciopero della fame permanente. Appello della redazione ai lettori ed ascoltatori di Anbamed, per non interrompere la catena, di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.
In Italia, oggi digiuna, per la terza volta, Alessandra Icardi.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.
Sostieni Anbamed
Il rapporto delle donazioni dal 1° maggio al 16 giugno ci dice che sono state raccolte 90 €. Meno di 2 € al giorno. Situazione allarmante.
Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.
Ricordati che anche il più grande oceano è fatto di gocce!
Ecco i dati per il versamento:
Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità
Iban: IT33U0891382490000000500793
Bic: ICRAITRRPDO
Titoli
Sudan: Incessanti manifestazioni contro la giunta golpista.
Libia: Proteste davanti alla sede del Palamento a Tobruk.
Tunisia: Pubblicato il testo della nuova Costituzione da sottoporre a referendum il 23 luglio.
Turchia: Erdogan impartisce lezioni di “democrazia” alle “flaccide società opulente”.
Sahara Occidentale: De Mistura in visita in Marocco, nella difficile missione di mettere fine allo stallo negoziale.
Le notizie
Sudan
Non cessano le proteste in Sudan contro la giunta golpista e per rivendicare giustizia alle vittime della repressione poliziesca. Ieri venerdì si sono rinnovate le manifestazioni dopo uno dei giorni più sanguinosi della storia delle lotte per la libertà dal 25 ottobre 2021, giorno del colpo di Stato del generale Burhan. Giovedì infatti, sono caduti sotto i colpi delle armi da fuoco della polizia 9 giovani. I manifestanti portavano le foto delle vittime e gridavano: “Il popolo vuole abbattere il regime dei generali”. Le manifestazioni di giovedì 30 giugno erano state organizzate nell’anniversario del golpe di Omar Bashir, nel 1989, abbattuto con grandi manifestazioni il 30 giugno 2019. Il Fronte delle forze per la libertà e il cambiamento ha emesso un comunicato contro la repressione, promettendo di “continuare la lotta democratica e pacifica, malgrado l’alto prezzo pagato”.
Libia
Grandi manifestazioni si sono svolte in diverse città libiche, da Tobruk e Tripoli, passando per Misurata. Le proteste hanno carattere politico e sociale: contro lo stallo istituzionale che impedisce le elezioni e l’uscita dal tunnel della dualità di potere, ma anche contro le difficili condizioni di vita. Nella maggior parte delle città libiche l’elettricità viene interrotta fino a 20 ore al giorno e mancano carburanti e derrate alimentari. A Tobruk in particolare ci sono state le proteste più dure. I manifestanti hanno incendiato copertoni davanti alla sede del Parlamento e sono penetrati nell’edificio compiendo atti di vandalismo e distruggendo documenti e suppellettili. Esercito e forze di polizia non sono intervenute. In piazza sono tornati di nuovo gli slogan delle Primavere arabe: “Il popolo vuole abbattere il sistema”.
Tunisia
Il testo della proposta di Costituzione, avanzata per la volontà del presidente Qais Saied, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale tunisina. Il 23 di questo mese sarà posta al voto della popolazione in un referendum, che richiede la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto di voto. Sarà la prova della popolarità delle misure d’emergenza introdotte dal presidente un anno fa con la sospensione del Parlamento e il dimissionamento del governo del partito Ennahda. E sarà anche la prova per la capacità dei partiti a convincere la popolazione a boicottare il voto. In nome della lotta alla corruzione dilagante, Saied ha ottenuto un forte consenso, ma la crisi economica e finanziaria che attanaglia il paese hanno eroso questo appoggio popolare iniziale incondizionato. La prossima settimana riprenderanno le trattative con il FMI per un prestito di 4 miliardi di dollari, per salvaguardare la stabilità economica e garantire il pagamento degli stipendi del settore pubblico.
Turchia
Il neo sultano ha annunciato, durante un comizio del su partito, che la Turchia ha ottenuto garanzie certe dalla Svezia per l’estradizione di 73 “terroristi”. Quelli che lui chiama con questo appellativo sono i combattenti curdi che hanno difeso il mondo dalle nefaste azioni dei suoi protetti dell’Isis. I signori della NATO si sono dimenticati che il principale finanziatore del fu falso Stato Islamico è stato proprio il regime turco di Erdogan che comperava il petrolio siriano a 20 dollari, trasportato su convogli di camion-cisterne di proprietà del figlio. Fino al 2015, quando la Russia, per vendetta contro l’abbattimento di un caccia per mano dell’aviazione di Ankara, ha bombardato distruggendoli in un giorno solo 1500 camion. Tronfio della sua vittoria contro le democrazie liberali dell’Occidente atlantico, Erdogan ha impartito nel suo discorso una lezione di “democrazia” a quelle che ha chiamato “flaccide società dell’opulenza”. Uno schiaffo morale al quale si sono sottoposte Svezia e Finlandia nel nome di militarismo.
Sahara Occidentale
L’inviato speciale dell’ONU, De Mistura, è in visita oggi a Rabat, per discutere della ripresa del negoziato sul referendum per il dritto all’autodeterminazione del Sahara Occidentale. Il suo portavoce ha anticipato che De Mistura visiterà tutte le parti interessate per la ripresa del negoziato. Il tavolo delle trattative comprendeva oltre al Marocco e Polisario anche Mauritania ed Algeria, ma in seguito al riconoscimento dell’amministrazione Trump della sovranità del Marocco sul territorio Saharawi, Algeri ha dichiarato che non farà parte di questi negoziati. La tregua ONU dura dal 1991, senza che si sia potuto organizzare il referendum previsto dalla risoluzione dell’ONU. La diplomazia marocchina, in cambio del riconoscimento di Israele, ha ottenuto una serie di riconoscimenti internazionali, ultimo dei quali quello spagnolo, ottenuto con il ricatto sulla questione migranti nelle enclave di Ceuta e Melilla.
Approfondimento
IN MEMORIA DI ORHAN DOGAN
====================================================================
Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un piccolo contributo per noi significa molto. Torna presto a leggerci ed ascoltarci.
====================================================================
[…] Per ascoltare l’audio: clicca qui […]