Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
24 luglio 2022.
Rassegna anno III/n. 204
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Sono trascorsi 150 giorni di guerra. Colpito il porto di Odessa. Mosca respinge le accuse di Kiev: “Non siamo stati noi”. L’accordo per il grano rischia di saltare. Il ministro degli esteri russo, Lavrov al Cairo.
Con oggi Alaa Abdel Fattah è in sciopero della fame da 114 giorni, nel carcere di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.
Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.
Oggi digiunano:
Ada Barbaro – professoressa di lingua e letteratura araba all’università La Sapienza di Roma, traduttrice, esperta di fantascienza nella letteratura araba;
Marta Bellingreri – giornalista indipendente, studiosa di genere, scrittrice, ha realizzato con il fotografo Alessio Mamo reportage sui fronti di crisi nella regione araba;
Alessio Mamo – fotografo, di base in Sicilia e in Medio Oriente, copre con il suo obiettivo crisi, guerre e questioni sociali. Ha vinto iil World Press Photo 2018.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.
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Libia: Gli scontri si estendono a Misurata. Situazione di stallo nella capitale.
Palestina Occupata: Agguato a Nablus contro un esponente politico di Hamas. Nella notte, un rastrellamento israeliano uccide due giovani.
Siria: Operazione delle forze curde e USA per la cattura di un capo daieshista.
Tunisia: Manifestazioni ieri contro la riforma costituzionale. Domani si vota.
Sudan: I militari annunciano a parole di voler cedere il potere ai civili.
Iran: I cambiamenti climatici colpiscono la regione di Ahwaz. Dopo la siccità, le alluvioni. 15 morti e 8 dispersi.
Arabia Saudita-Iran: Riad chiede a Baghdad di ospitare un incontro pubblico tra i ministri degli esteri.
Le notizie
Libia
La situazione militare nella capitale Tripoli è tornata alla calma, ma le mobilitazioni delle milizie sono in corso. Lo scontro però si è esteso e fortemente a Misurata e questa volta ha preso le chiare connotazioni politiche. Una milizia pro Dbeiba ha attaccato ad ovest della città i posti di blocco di una milizia favorevole al premier rivale designato dal Parlamento, Basha-Agha. Gli attaccanti miravano al controllo della strada che congiunge la città con la capitale. Non si conosce il numero delle vittime tra le due parti. L’intervento di mediazione, operato dal consiglio degli ulema e dai notabili della città, ha portato alla cessazione degli scontri, ma la situazione rimane tesa. Nella capitale è stato riaperto l’aeroporto, dopo oltre 24 ore di chiusura, a causa dei bombardamenti. Il governo Dbeiba non ha mai chiarito le cause degli scontri che hanno visto combattersi due milizie ingaggiate e finanziate dal ministero dell’Interno. La parte occidentale della capitale è presidiata dalle milizie di Zentan, dell’ex ministro della difesa, Osama Juweili. Si annuncia una ripresa della guerra per la conquista di Tripoli, questa volta tra le stesse forze che l’avevano difesa nel 2019 dall’offensiva del generale Haftar.
Palestina Occupata
Un esponente di Hamas, prof. Nasserdeen Shaer, è stato ferito, ieri, nella sua auto, alla fine di una cerimonia nei pressi di Nablus. Gli assalitori gli hanno sparato alle gambe e poi si sono dati alla fuga. Shaer è stato ricoverato in ospedale ed è fuori pericolo. Le forze politiche palestinesi hanno condannato l’azione e il presidente Abbas ha ordinato un’inchiesta per accertare i contorni dell’agguato. Non si esclude che ad agire siano unità speciali dell’esercito di occupazione, per creare una frattura tra Fatah e Hamas. Nella notte tra sabato e domenica, le truppe di occupazione hanno compiuto un rastrellamento in un quartiere della città di Nablus, hanno assediato una casa con asserragliati un gruppo di militanti della resistenza. Dopo una sparatoria, sono rimasti uccisi due giovani palestinesi e sono stati feriti e arrestati altri 10.
Siria
Le forze democratiche siriane, con l’appoggio di truppe elitrasportate statunitensi, hanno compiuto un’operazione nella provincia di Deir Azzour, nel nord est del paese, per l’arresto di un capo daeshista. Un’operazione spettacolare nel cuore della notte, con il lancio di bombe illuminanti e finte esplosioni, che hanno portato alla resa dell’uomo, del quale non viene fornito il nome. Due settimane fa un’operazione simile era finita con la morte di due daeshisti dopo una sparatoria. Nella casa dove alloggiavano, in piena campagna, sono stati trovati elenchi di daeshiste donne nel campo di El Hol, da assistere economicamente ed un’enorme quantità di denaro.
Tunisia
Si sono svolte ieri nuove manifestazioni di protesta contro il referendum costituzionale che si terrà domani, nel primo anniversario delle misure d’emergenza intraprese dal presidente Saied. Il fronte composito delle opposizioni si è presentate con parole d’ordine ed indicazioni di voto diverse: alcuni partiti come Ennahda invitano al boicottaggio, per rendere politicamente debole la vittoria del sì. Altri partiti e gruppi della società civile invece indicano di votare no, per affossare la riforma presidenzialista. Questa divisione dell’opposizione rafforza il campo dei sostenitori del sì, che secondo i sondaggi viene dato per vincente. Il piano riformatore di Saied prevede elezioni anticipate il prossimo 17 dicembre 2022, anniversario del gesto estremo di protesta di Mohammed Abu Azizi, che aveva incendiato le piazze e portato alla caduta della dittatura di Bin Alì. Le azioni del presidente Saied avevano ottenuto un forte sostegno sociale, per gli intenti della lotta contro la corruzione e l’impunità, ma a causa della crisi economica e le derive di un disegno autoritario, hanno eroso il consenso popolare.
Sudan
In una mossa inattesa, il vice presidente del Consiglio di presidenza, Hamidati, ha annunciato che i militari si mettono da parte per consentire la formazione di un governo civile. Una dichiarazione che segue di pochi giorni quella del generale golpista Burhan di abbandonare le trattative politiche con la mediazione dell’ONU e dell’UA. Le parole dei militari golpisti sono arrivate dopo le difficoltà economiche che hanno causato ed in seguito agli scontri interetnici, esplosi in Darfur e Nilo Blu. Secondo molti analisti, il tentativo è quello di addossare ai partiti le responsabilità del fallimento. Infatti, i due generali rimangono al vertice non solo delle istituzioni militari, ma anche del Consiglio di presidenza che non è stato sciolto. La coalizione per la libertà e il cambiamento ed i comitati di resistenza hanno deciso di non smobilitare le piazze, hanno avviato gli incontri con i partiti sostenitori della rivolta contro il golpe e hanno chiesto le dimissioni dei militari dal Consiglio di presidenza.
Iran
La regione di Ahwaz è colpita da fenomeni climatici repentini. Per anni ha sofferto di siccità e riduzione delle risorse idriche, drenate da un sistema di dighe e canali che deviano i percorsi verso le città dell’interno ed in particolare la capitale Teheran, adesso è colpita da alluvioni e straripamenti dei corsi d’acqua con danni a coltivazioni e allevamenti. Almeno 15 persone sono rimaste uccise e altre 8 disperse a causa delle forti piogge e alluvioni.
Arabia Saudita-Iran
Si terrà a Baghdad un incontro pubblico tra i ministri degli esteri di Teheran e Riad. Secondo il primo ministro iracheno, il sì all’iniziativa di mediazione è venuto dallo stesso erede al trono saudita Mohammed Bin Salman. La data dell’incontro è ancora in corso di definizione. L’Iraq ha ospitato dall’aprile 2021, cinque incontri di delegazioni saudite e iraniane, ma erano tutti segreti ed a livello dei capi dei servizi segreti. Sarebbe il primo incontro pubblico ed a un alto livello politico. Le relazioni diplomatiche tra i due paesi sono interrotte dal 2016. Molti osservatori sostengono che l’accelerazione saudita di cercare un’intesa con Teheran è dovuta al fallimento del viaggio di Biden nella regione. La Casa Bianca non ha offerto nulla per la stabilizzazione politica della regione ed in cambio ha chiesto più petrolio a prezzi bassi e una collaborazione militare con Israele in funzione anti iraniana.
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