Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
20 agosto 2022.
Rassegna anno III/n. 227
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Le vignette sono QUI
Sono trascorsi 177 giorni di guerra russa in Ucraina.
Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.
Oggi digiuna Tatiana Cappucci, attivista del gruppo territoriale di Latina di Refugees Welcome Italia.
Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.
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I titoli
Somalia: Un attacco degli Shebab in un albergo nel centro di Mogadiscio.
Siria: Strisciante guerra turca contro la zona curda nel nord della Siria.
Palestina Occupata: L’esercito di occupazione israeliano uccide un altro palestinese a Tobas, durante un’operazione di rastrellamento.
Iran: Forse è la volta buona per l’accordo sul nucleare iraniano. Teheran dice sì alla bozza UE.
Libano: Arrestato in Libano un nipote di Saddam Hossein. Se estradato in Iraq rischia la condanna a morte.
Kuwait: Espulsione entro un anno di 700 mila lavoratori egiziani.
Israele: Per la presidente B’Tselem, “non si devono sottovalutare le minacce di espulsione dei palestinesi pronunciate da politici estremisti”.
Le notizie
Somalia
Una notte di terrore a Mogadiscio. Un attacco terroristico rivendicato dal movimento Shebab è ancora in corso all’Hotel Hayyat, nel centro della città. Ieri sera è iniziato l’attacco con l’esplosione di un’autobomba e l’irruzione di un gruppo di assalitori armati di mitra e bombe a mano. All’arrivo dei soccorritori e dei rinforzi è stata fatta esplodere una seconda autobomba. Ci sono morti e feriti. Tra questi ci sarebbe anche il capo dei servizi di sicurezza, Mohiddine Wrabak. Secondo la stampa somala, i terroristi asserragliati nella struttura sono circondati dalle forze di sicurezza e non intendono arrendersi.
Siria
Una signora anziana e una ragazza sono le vittime del bombardamento turco sulla zona sotto il controllo delle unità curde, nella provincia di Aleppo. Le operazioni militari turche hanno impiegato artiglieria e batterie lanciamissili dislocate alla periferia della città di Afrin, occupata dalle truppe turche. La guerra di Ankara contro l’autonomia curda nel nord della Siria è quotidiana e miete ogni giorno vittime. Un conflitto a bassa intensità in preparazione di un’offensiva su larga scala, che il presidente turco Erdogan sta annunciando da mesi, ma per la quale non ha ancora ottenuto la luce verde dai suoi alleati-concorrenti russi.
Palestina Occupata
Ennesima operazione di rastrellamento in Cisgiordania occupata. Nella città di Tobas, vicino a Jenin, le truppe di Tel Aviv hanno ucciso un uomo con un colpo in testa. Altri 5 sono stati arrestati. L’operazione si è svolta all’alba di venerdì ed è stata contrastata dal lancio di pietre della popolazione.
Le autorità militari hanno deciso di congelare l’arresto amministrativo del detenuto Khalil Awawdeh, in sciopero della fame da 9 mesi. La misura è stata comunicata ai difensori e il prigioniero ha potuto ricevere visite in ospedale, dove è ricoverato in gravi condizioni di salute. Awawdeh ha deciso di non sospendere lo sciopero fino alla liberazione completa. Secondo il Comitato in difesa dei detenuti la mossa dei militari è ingannevole, perché mira alla sospensione dell’udienza della Corte d’appello sul caso, che potrebbe emettere un ordine di rilascio. L’arresto amministrativo è una misura repressiva che permette alle forze di occupazione di imprigionare gli attivisti, senza presentare accuse e senza processo, per una durata di sei mesi rinnovabili all’infinito.
Iran
Secondo rivelazioni stampa, la bozza dell’UE per superare l’impasse nei negoziati di Vienna per il nucleare iraniano prevede 4 passaggi, in due fasi della durata di 60 giorni ciascuna, con passi equilibrati e simultanei. Subito dopo la firma dell’accordo, verranno rimosse dalle liste di sanzioni 150 società e 15 banche iraniane e Teheran avvia l’applicazione delle norme previste per lo stoccaggio di uranio arricchito. Verranno anche restituite all’Iran i 7 miliardi sequestrati in Korea del sud. Dopo 120 giorni, Iran tornerà all’esportazione della quota Opec assegnata di 2,5 milioni di barili al giorno. È prevista una pesante multa in caso le future amministrazioni di Washington decidessero di uscire dall’accordo. Teheran ha già consegnata la sua risposta alla bozza europea ed è positiva. Si attende il giudizio della Casa Bianca. La condizione della cancellazione delle Guardie della Rivoluzione dalle sanzioni non è più sul tavolo delle trattative.
Libano
Un nipote di Saddam Hossein, che nel 2003 aveva 8 anni, è stato arrestato in Libano sulla base di un mandato Interpol emesso dalle autorità irachene. Abdullah Yasser Sabawi avrebbe partecipato alla strage di cadetti dell’esercito iracheno del 2014 operata dall’Isis e nota come la strage di Camp Speicher. La vicenda riguarda la strage commessa dal fu falso califfato che ha provocato la morte di oltre mille cadetti iracheni che si trovavano all’interno del complesso situato nella provincia di Tikrit. Uno zio di Sabawi ha pubblicato sui social un video nel quale si appellava all’opinione pubblica libanese, rendendo pubblica per la prima volta la notizia. L’arresto era avvenuto a giugno e le autorità giudiziarie stanno valutando il caso per l’eventuale estradizione. In Iraq il malcapitato avrà una condanna di morte. Nel video, lo zio afferma che Sabawi nel 2014 era rifugiato con la famiglia in Yemen. Il timore della famiglia è che l’influenza politica di Hezbollah e la dipendenza del Libano dalle forniture di petrolio iracheno possano favorire un responso positivo all’estradizione.
Kuwait
Le ultime circolari del Ministero del Lavoro mettono a rischio la permanenza nell’emirato di 700 mila lavoratori egiziani. La circolare prevede la non rinnovabilità dei contratti in scadenza per alcune tipologie di impieghi, soprattutto di tipo apicale, come dirigenti e capi strutture aziendali, sia pubbliche che private, a causa della crisi economica provocata dal Covid e il calo dei prezzi del greggio. La misura è presa in applicazione di una legge approvata due anni fa. Media egiziani e kuwaitiani hanno intervistato possibili destinatari di quest’azione ristrettiva, che hanno descritto vite spezzate: gente che lavora da 40 anni in Kuwait, dove ha fatto famiglia con donne kuwaitiane, ma non hanno acquisito nessun diritto. Una legge di famiglia discriminatoria e misogina che non garantisce la cittadinanza ai figli delle donne sposate con stranieri.
Israele
La giurista israeliana, Orly Noy, presidente dell’organizzazione B’Tselem (The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories) in un’intervista, mette in allarme dalle dichiarazioni razziste di politici estremisti israeliani. “Le dichiarazioni del deputato Itmar Ben Gvir sull’espulsione dei palestinesi non vanno preso come una battuta”, afferma la giurista. Ben Gvir ha rilasciato una dichiarazione alla radio dell’esercito Galay Tzahal, nella quale ha espresso con termini chiari che tutti palestinesi che si oppongono allo Stato di Israele vanno deportati. “Per gli altri proporrei incentivi all’emigrazione”. Un programma dichiarato ed esplicito di sostituzione etnica che non trova contestazioni e condanne in ambito internazionale. (Puoi leggere l’intervista intera in inglese: QUI)
Approfondimenti
In solidarietà con le ONG palestinesi.
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