Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
17 ottobre 2022.
Rassegna anno III/n. 285
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I titoli
Iran: Quattro morti nell’incendio del carcere di Ervin, a Teheran.
Tunisia: Due notti di scontri nella capitale tra polizia e giovani disoccupati.
Egitto: Una seconda grazia in un mese; liberi detenuti politici.
Sudan: Lotte sociali e proteste contro i golpisti si rafforzano a vicenda. Scendono in campo gli insegnanti.
Palestina Occupata: Un altro giovane palestinese ucciso dai soldati israeliani. Difendeva le terre dei contadini occupate dai coloni.
Etiopia: Civili uccisi a Scirè, in Tigray, per un bombardamento dei governativi sostenuti dalle truppe eritree.
Arabia Saudita: Riad respinge le accuse di Washington e ottiene la solidarietà dei paesi Opec+.
Le notizie
Iran
Quattro morti nel carcere di Evin, a Teheran, in seguito ad un colossale incendio divampato nel deposito dei vestiti. 61 sono invece i feriti ricoverati in ospedale. Le autorità hanno comunicato di aver domato le fiamme, dopo una notte di intervento dei vigili del fuoco. Il governatore di Teheran ha affermato che il fuoco è stato appiccato da detenuti comuni dopo un diverbio con i guardiani. Abitanti del quartiere, invece, hanno sostenuto di aver sentito diversi spari e poi in seguito l’innalzarsi delle fiamme. Sono stati sentiti anche grida di slogan contro la dittatura. Nella struttura sono internati, oltre ai detenuti comuni, sia attivisti che cittadini stranieri accusati di spionaggio. La direzione del carcere ha assicurato che le vittime sono tutte tra i detenuti comuni.
Tunisia
Due notti di scontri tra giovani disoccupati e polizia nel quartiere Tadhamoun, nella capitale Tunisi. Gli scontri sono iniziati subito dopo i funerali del giovane, Malik Salimi, 24 anni, caduto in un burrone durante un inseguimento della polizia un mese e mezzo fa ed è deceduto giovedì in ospedale. Negli scontri la polizia ha usato i lacrimogeni per disperdere i manifestanti che lanciavano pietre e tentavano di chiudere, con blocchi di cemento e altre suppellettili, una strada principale.
La protesta ha motivi sociali: la disoccupazione dilagante tra i giovani. I lanciatori di pietre, infatti, gridavano: “Vogliamo un lavoro”. Salimi era stato inseguito dalla polizia, perché vendeva sigarette di contrabbando nell’angolo di una strada.
Egitto
È stata annunciata la liberazione di altri 25 detenuti politici. Lo ha scritto sui social un membro della Commissione per l’amnistia. Non si conoscono i nomi dei detenuti che saranno liberati entro oggi, come ha comunicato Tareq El-Khouli sul proprio profilo. È il secondo rilascio di detenuti politici in questo mese di ottobre. Il precedente è stato di 70 persone, ma anche in quel caso non sono stati forniti i nomi dei beneficiari del provvedimento. Il governo del Cairo non ammette la presenza di detenuti politici e sostiene che la magistratura è indipendente. Secondo le stime delle organizzazioni egiziane per i diritti umani ci sono nelle carceri egiziane oltre 60 mila politici e attivisti che sono stati arrestati in attesa di conclusione indagini, anche per diversi anni, con l’accusa di appartenere ad un partito non autorizzato oppure di aver scritto dei post non graditi al potere. L’accusa fotocopia è sempre: “diffusione di notizie false e uso maldestro dei social”.
Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. Sono passati 199 giorni e il regime di Al-Sissi è sordo agli appelli e nelle cancellerie internazionali prevale l’insensibilità. In Italia, dal 28 maggio, è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.
In solidarietà, digiuna di nuovo la collega Flora Cappelluti, che ha deciso di farlo il 17 di ogni mese.
Sudan
Il sindacato degli insegnanti ha chiamato alla mobilitazione, per rivendicare aumenti salariali adeguati all’aumento dell’inflazione. Si affiancano così alle lotte degli ingegneri e dei medici e personale della sanità. I commercianti hanno osservato una giornata di sciopero per protesta contro l’aumento delle tasse. Queste lotte sociali vanno a pari passo con le mobilitazioni popolari contro la giunta militare golpista, che ha distrutto l’economia del paese, con la svalutazione della lira e l’aumento dei prezzi.
Sul piano politico, sono più ricorrenti le voci sul raggiungimento di un accordo tra i partiti e i militari, per l’uscita dalla scena politica di questi ultimi, con garanzie di mantenimento dei loro gradi. La conferma indiretta arriva dallo stesso generale golpista Burhan, capo del Consiglio presidenziale.
Il comitato degli avvocati democratici aveva elaborato una bozza di Costituzione, che i militari hanno accettato con riserva. L’iniziativa ha trovato il plauso, sia delle Nazioni Unite che dell’Unione Africana. La proposta della mediazione indiretta prevede la costituzione di un governo civile tecnico, con poteri ampi del premier sulle forze di polizia e alla guida del comitato di difesa, cancellazione di tutte le misure intraprese dai militari dopo il 25 ottobre, data del golpe, il mantenimento dei ruoli militari per i componenti dell’attuale Consiglio presidenziale, che verrà sostituito da un organo civile. Una soluzione di compromesso che non trova il consenso delle forze militanti alla guida delle mobilitazioni popolari di piazza, che chiedono la cacciata dei militari e processi per i crimini commessi in questi mesi di golpe.
Palestina Occupata
Un giovane palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani nel villaggio di Qarawa Bani Hassan, in Cisgiordania. Mujahid Dawoud era andato insieme ad altri per aiutare i contadini a raggiungere le loro terre, occupate da coloni ebrei che vi avevano parcheggiato un caravan. I soldati erano invece in agguato ed hanno sparato contro il gruppo di palestinesi. Il grilletto facile è la volontà di questo governo israeliano, che utilizza il sangue palestinese per la propria campagna elettorale.
Le operazioni militari dell’esercito continuano in tutta la Cisgiordania occupata. Nablus rimarrà ermeticamente chiusa fino a una data da destinarsi, come ha comunicato il ministero della difesa. Nei luoghi santi di Gerusalemme e Al-Khalil, la presenza militare è vistosa. I fedeli musulmani sono stati impediti ieri di raggiungere la moschea di Al-Aqsa, per dare spazio ai coloni di svolgere i loro riti sulla spianata delle moschee. Nella moschea Ibahimia ad Al-Khalil sono stati collocati i cecchini, sui tetti del luogo di culto islamico, a protezione dei fedeli ebrei in visita della tomba dei patriarchi.
Etiopia
La città di Scirè, in Tigray, ha subito per tre giorni bombardamenti dalle truppe governative e eritree. Ci sono stati morti e feriti tra la popolazione civile. L’organizzazione International Rescue Committee, che presta soccorsi alla popolazione civile, ha comunicato che tra le vittime vi era uno dei suoi dipendenti.
L’Unione Africana ha sollecitato i leader del Fronte Tigray ed il governo di Addis Abeba ad iniziare le trattative come concordato in Sud Africa, incontri che si dovevano tenere la scorsa settimana, ma non sono mai iniziati. Anche il segretario generale dell’ONU, Guterres, ha invitato le due parti a rispettare la tregua concordata, per garantire l’arrivo degli aiuti alla popolazione assediata.
Arabia Saudita
Re Salman Bin Abdelaziz ha respinto le accuse di Washington di aver sostenuto la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina. “La decisione di ridurre la produzione di petrolio dei paesi Opec è stata una decisione unanime. È stata una decisione economica per equilibrare l’offerta alla domanda di mercato; non politica”, ha detto l’anziano monarca durante il suo intervento al Consiglio Shura.
Tutti i paesi del cartello petrolifero – dall’Iraq, al Kuwait, dall’Algeria agli Emirati – hanno appoggiato la versione saudita. Lo stesso presidente Biden è sceso in campo a criticare la riduzione della produzione petrolifera di 2 milioni di barili al giorno ed ha annunciato che non si incontrerà con il principe Mohammed Bin Salman al vertice G20 a Bali, in Indonesia, a metà novembre. La decisione di ridurre l’offerta sul mercato internazionale ha mantenuto stabili i prezzi e di fatto ha aiutato la Russia a piazzare il proprio greggio ad una quotazione più alta, sostenendo così lo sforzo bellico in Ucraina. La richiesta di aumentare la produzione petrolifera era una strategia politica che i paesi occidentali hanno messo in campo a danno però dei paesi produttori. Libertà di mercato a senso unico, come esempio dell’ipocrisia del capitalismo.
Mondo
- Sono passati sette mesi e 21 giorni di guerra russa in Ucraina.
Appelli:
Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno. Urge una vostra adesione.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
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