Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
03 dicembre 2022.
Rassegna anno III/n. 332
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I titoli:
Palestina Occupata: Un altro crimine compiuto da Israele contro la popolazione palestinese. Un’esecuzione di piazza a sud di Nablus.
Afghanistan: Due attacchi terroristici in un giorno. Colpite ambasciata Pakistan e una moschea.
Siria: Due settimane di attacchi turchi. L’invasione “avverrà nel momento opportuno”. Mosca e Washington non hanno dato la luce verde.
Iran: Programmati tre giorni di mobilitazione in 30 città.
Libano: Il premier Miqati chiede all’ONU di incaricarsi dei rifugiati siriani.
Sudan: Lunedì la firma dell’accordo per il passaggio del potere ad un governo civile, in cambio dell’immunità per i generali golpisti.
Le notizie
Palestina Occupata
Esecuzione di piazza. Il giovane palestinese Ammar Hamdi Muflih (22 anni) è stato assassinato a sangue freddo da un soldato israeliano. È avvenuto ieri ad Hawwara a sud di Nablus (Vedi il video). L’esercito israeliano ha impedito l’arrivo dei soccorsi come si vede in quest’altro video, lasciando il ferito morire dissanguato.
Le norme d’ingaggio del governo Lapid, l’arrivo di un futuro governo di estrema destra Netanyahu-Bin Gvir-Smotrich e la certezza dell’impunità incoraggiano i soldati a comportamenti criminali. Condanna dei paesi arabi, “preoccupazione” di Washington e UE. L’OLP chiede all’ONU la protezione della popolazione civile palestinese.
Afghanistan
Due attentati, ieri, sono stati eseguiti a Kabul. Uomini armati hanno preso di mira l’ambasciata pachistana tentando di uccidere l’ambasciatore. Una guardia è rimasta ferita nel tentativo di salvare il diplomatico dalle pallottole, proteggendolo con il proprio corpo. L’attacco avviene in una fase di tensione tra Kabul e Islamabad. Il premier pachistano Sharif ha annunciato il ritiro di tutto il personale diplomatico nella sede di Kabul.
L’altro attacco è avvenuto a sud della capitale contro una moschea fondata dal Hizb Islami, partito dell’ex signore della guerra ed ex primo ministro prima della conquista talibana di Kabul, negli anni ’90, Qalbuddine Hekmatiar. Due uomini, vestiti da abiti femminili, sono entrati nel luogo di culto tentando di arrivare all’ufficio del partito. Prima di farsi esplodere hanno sparato colpi di mitra contro i fedeli. Poi un gruppo armato di assalitori ha ingaggiato una sparatoria con le guardie. Ci sono stati morti e feriti da tutt’e due le parti, ma nessuna comunicazione ufficiale è stata fornita. Hekmatiar ha diffuso un video dopo l’attentato informando che è rimasto illeso, ma che una guardia è stata uccisa ed altre due ferite.
Nessuno dei due attentati è stato rivendicato.
Siria
Gli attacchi turchi non si placano un momento contro Kobane, Manbij, Tal Rifaat e altre località sotto il controllo delle unità curde. Ankara è determinata a prendere il controllo della zona cuscinetto tra le due aree occupate dalle sue truppe nel nord della Siria ad ovest ed a est dell’Eufrate. Il tono dei discorsi di Erdogan ha assunto ieri una nota attendista: “la nostra azione necessaria sarà svolta al momento opportuno”. La Russia ha mandato nella zona interessata suoi osservatori militari, in segno di dissenso con Ankara e di sostegno al governo di Damasco. Il Cremlino sta anche tentando di far incontrare Erdogan e Assad a Mosca.
Le truppe USA nella provincia di Hasaka hanno compiuto manovre militari ad est del capoluogo Qamishli, in segno di sostegno alle formazioni curde alleate nella lotta contro l’Isis. Il segnale da mandare ad Ankara però è debole, perché la zona scelta per mostrare i muscoli non è quella presa di mira dall’espansionismo turco.
Iran
Ieri è stato un venerdì di proteste in tutto l’Iran e particolarmente in Kurdistan iraniano e Belucistan-Sistan. A Zahedan, dopo la preghiera collettiva di mezzogiorno si è svolta una grande manifestazione alla quale hanno partecipato in modo massiccio anche le donne.
Le proteste hanno assunto forme diverse secondo le diverse situazioni locali, e prevalgono le marce notturne, quando il maggior numero degli agenti non è in servizio.
Le forze di polizia, i pasdaran ed i basiji mostrano i segni di stanchezza e demotivazione. Le autorità hanno richiamato 1500 pensionati, ma hanno risposto all’appello soltanto qualche centinaio.
Il presidente Raissi è sceso ieri in prima persona, compiendo una visita a Sanandanj, capoluogo del Kurdistan, per spronare i seguaci di opporsi a quello che ha definito “il disegno dei nemici di destabilizzare l’Iran”. Il comandante delle guardie rivoluzionarie, Hossein Salami, ha partecipato alla commemorazione delle vittime dell’attacco terroristico di Shiraz, ripetendo lo stesso discorso, accostando le proteste al “disegno dei jihadisti comandati dall’esterno”.
La repressione non ha sfiancato le mobilitazioni. I comitati cittadini hanno indetto per i tre giorni di 5, 6 e 7 dicembre scioperi e proteste in tutto il paese. Sono state programmate azioni di lotta pacifica in 30 città. Sono previsti scioperi di lavoratori e camionisti, chiusura dei negozi e fiaccolate serali. Le mobilitazioni si concluderanno con iniziative nelle università e nelle scuole il giorno 7 dicembre, “giornata dello studente” in Iran.
Libano
Il premier Miqati ha lanciato un appello alla comunità internazionale di assumersi il carico dei profughi siriani in Libano. “Il nostro paese non ha le capacità finanziarie, strutturali e politiche per poter gestire un numero così alto di rifugiati”. L’appello è stato rivolto durante l’incontro con l’italiano Filippo Grandi, alto commissario dell’ACNUR. Per il governo di Beirut la soluzione preferibile sarebbe quella del rimpatrio volontario dei rifugiati ed in effetti nelle scorse settimane sono stati organizzati, in accordo con le autorità di Damasco, dei viaggi in pullman verso il territorio siriano. Il Libano è il primo paese al mondo per numero di rifugiati in rapporto alla popolazione autoctona. La Siria però non è un paese sicuro e molti rimpatriati hanno patito le sofferenze dell’inferno per mano dei servizi di sicurezza.
Sudan
Dopo domani, lunedì, sarà firmato l’accordo quadro tra i militari e i gruppi politici della coalizione della libertà e il cambiamento. Un accordo che sancisce l’uscita dei militari dalla vita politica, ma garantisce un’immunità ai vertici dell’esercito. Un compromesso raggiunto dopo lunghe trattative con la mediazione di ONU e Unione Africana. L’intesa preliminare è stata raggiunta ieri in un incontro tra i vertici della giunta golpista e i rappresentanti dei partiti e dei comitati rivoluzionari, che hanno condotto le manifestazioni pacifiche contro il golpe.
Notizie dal mondo
Sono passati nove mesi e 8 giorni di guerra russa in Ucraina.
Appelli:
Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma: https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/
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