Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
11 dicembre 2022.
Rassegna anno III/n. 340
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I titoli
Iran: Una raffica di sentenze alla pena capitale, per incutere terrore tra la popolazione.
Tunisia: Manifestazione dell’opposizione contro la riforma elettorale e le elezioni della prossima settimana.
Palestina Occupata: Movimenti di truppe ai limiti di Gaza e arresti in Cisgiordania.
Siria: L’esercito turco ha bombardato la torre delle comunicazioni di Kobane.
Turchia: Proposta di legge costituzionale del partito islamista di Erdogan per il “diritto” delle donne a coprirsi il capo.
Arabia Saudita: Il presidente cinese propone l’uso dell’ Yuan negli scambi commerciali con i paesi arabi del Golfo.
Le notizie
Iran
Una raffica di sentenze di morte e libertà di uccidere a basiji e pasdaran sono la politica del regime per arrestare le proteste.
Il tribunale di Karaj, ad ovest della capitale, ha emesso 8 sentenze di morte contro manifestanti. Tra di loro spicca il caso di un medico, Hamid Ghareh Hasanlou, che è stato arrestato perché padre di 2 minori manifestanti, anche loro arrestati.
Inoltre, la repressione feroce adesso ha assunto la forma delle baldanzose aggressioni non solo ai cortei di protesta, ma anche a qualsiasi forma di aggregazione: a Teheran, sono stati attaccati con mitra i clienti di un locale pubblico all’aperto, perché alcune ragazze sedute ai tavoli non avevano il copricapo. (vedi)
Tunisia
Una grande manifestazione a Tunisi contro il presidente e contro il processo elettorale in corso, che aprirà i seggi il 17 dicembre. Vi hanno partecipato molti esponenti dell’opposizione che hanno espresso le loro preoccupazioni per la nascente democrazia tunisina. Gli striscioni invitano il presidente Saied ad andarsene: “Irhal!” (Vattene!), lo stesso mantra delle rivolte del 2011.
In questa tornata elettorale, secondo la riforma imposta dal presidente Saied, non gareggiano partiti, ma candidati individuali con il sistema maggioritario a turno unico. I candidati sono 1427 che si contendono 120 seggi. La percentuale delle donne è del 15%, che rappresenta un passo indietro rispetto alle candidature femminili nelle ultime elezioni del 2019.
Palestina Occupata
Mobilitazione delle truppe israeliane e manovre militari ai bordi della striscia di Gaza. Secondo i contadini palestinesi, l’esercito israeliano sta preparando una nuova operazione di terra per distruggere i loro campi agricoli e impedire la piantumazione di alberi. Insieme alle truppe sono giunti anche bulldozer per lo spostamento della barriera di demarcazione.
In Cisgiordania, invece, continua l’operazione di rastrellamento per la cattura dei militanti palestinesi. Oggi, domenica, sono stati arrestati all’alba 4 giovani a Jenin, 2 a Bir Zeit e 5 a El-Khalil.
Siria
La Turchia continua a colpire infrastrutture civili del nord est della Siria, tra cui ospedali, riserve di grano, centrali elettriche, riserve di carburante e infrastrutture idriche. Ieri, è stata colpita la torre di comunicazione vicino a Kobane, tagliate internet e linea telefonica nell’area. (Vedi)
Turchia
Il mondo alla rovescia. Il partito di Erdogan ha presentato una proposta di modifica costituzionale “per concedere alle donne il diritto di indossare il velo, difendere l’unità della famiglia e combattere le devianze sessuali”. Non sfugge l’intento propagandistico a 6 mesi dalle elezioni. La Turchia laica di Kemal Ataturk ha vietato nella costituzione indossare il velo negli uffici pubblici, nelle università e scuole e nelle strutture militari. Nel 2013 il governo Erdogan aveva tolto la maggior parte di questi divieti. La pretestuosa proposta governativa avviene dopo l’iniziativa del leader del partito repubblicano per la parità di genere e il rispetto delle scelte delle donne senza discriminazioni basate sul vestiario.
Arabia Saudita
Alla conclusione della sua visita in Arabia Saudita, il presidente cinese Xi Jinping ha espresso la sua volontà di avviare le procedure per l’introduzione dello yuan negli scambi commerciali con i paesi del Golfo. La mossa serve a ridurre l’influenza del dollaro nel commercio internazionale. Pechino sfrutta il divario di posizioni tra Riad e Washington, soprattutto sulla guerra in Yemen, sulla produzione petrolifera e sul progetto di difesa missilistica. Se venisse concordato un passo simile, sarebbe un colpo non indifferente all’egemonia mondiale della valuta statunitense.
Notizie dal mondo
Sono passati nove mesi e 16 giorni di guerra russa in Ucraina.
Appelli:
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