Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

16 dicembre 2022.

Rassegna anno III/n. 345

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Afghanistan-Pakistan: scontri di frontiera causano un morto e 7 feriti.

Iran: Sono italiane le pallottole usate dai pasdaran per soffocare le poteste.

Siria-Turchia: Il piano Erdogan per colpire i curdi: conciliarsi con Bashar Assad.

Libano: Sparatoria contro un’auto dei caschi blu. Un morto e 3 feriti.

Tunisia: Domani le elezioni più contestate. Tutti i partiti hanno invitato al boicottaggio.

Palestina Occupata: L’Assemblea Generale dell’ONU vota a favore dell’autodeterminazione per la Palestina.

Egitto-Sudan: Pianificavano attentati. Sette cittadini egiziani condannati a pene detentive e all’estradizione per possesso di armi ed esplosivi.

Libia: L’estradizione dell’ex generale El-Marimi negli USA sta minando la stabilità del governo.

Le notizie

Afghanistan-Pakistan

Sono ripresi gli scontri tra miliziani taliban afghani e l’esercito pachistano al valico di Spin Boldak. Secondo un comunicato di Islamabad ci sarebbe stato un morto civile e il ferimento di altri 7. I bombardamenti taliban sarebbero iniziati mentre i soldati pachistani stavano riparando la rete di filo spinato delimitante i confini. I taliban invece accusano l’esercito pachistano di aver avviato i lavori di costruzione di torrette di osservazione in territorio conteso.

Iran

 “Nessuno pianga o reciti il Corano e nessuno preghi sulla mia tomba, desidero che ci sia un’atmosfera gioiosa e che si suoni musica allegra”. Sono le ultime volontà di Majidreza Rahnavard prima di essere impiccato lunedì 12 dicembre con l’accusa di “moharebeh” (“guerra contro dio”). Le immagini che hanno girato il mondo sono state volute dal regime, in una folle strategia mediatica per incutere terrore nella popolazione, ma l’effetto è stato il contrario. La gente scende in piazza sempre più numerosa e non nasconde il suo rifiuto della dittatura anche nei gesti della vita quotidiana. Un episodio è esemplare: al momento del suo rilascio, la giovane 16enne, Sonia Sharifi, è stata accolta come un’eroina. Sonia era stata arrestata dai pasdaran per la sua partecipazione alle manifestazioni senza il copricapo. È avvenuto ieri ad Abdanan, nella provincia di Ilam.

I tribunali degli ayatollah continuano a sfornare sentenze. Ieri, 5 giovani, 4 uomini ed una donna, sono stati condannati a morte per la loro partecipazione alle proteste. L’accusa fotocopia è “guerra contro Allah e diffusione del male in terra”.

In Italia si sono svolte diverse manifestazioni contro la fornitura di armi italiane all’Iran. Sono state indette dalla Reta italiana per la Pace e il disarmo. In un comunicato, l’associazione chiede chiarimenti sulle cartucce italiane usate nella repressione in Iran. Gli attivisti iraniani hanno mostrato le foto di cartucce prodotte dalla Cheddite srl, di Livorno, in uso alla polizia di Teheran. Cinque associazioni pacifiste italiane hanno chiesto ai governi dell’UE controlli più stringenti e blocco della vendita di materiale utilizzabile per reprimere dissenso interno.

Siria-Turchia

Il presidente turco Erdogan ha fornito un altro pezzettino del suo piano di riavvicinamento con il regime siriano. In un discorso rivolto ai giornalisti, che lo accompagnavano in una visita di Stato, ha affermato di aver proposto a Putin di avviare un percorso a tre con la dirigenza siriana: Prima un incontro a livello dei servizi di sicurezza, poi i ministri degli esteri e della difesa e infine un vertice tra i tre capi di Stato”.  

La stampa governativa siriana ha scritto che ronde russe e turche hanno percorso la striscia di territorio di confine che è sotto il controllo delle Forze democratiche.

Libano

Una sparatoria contro un veicolo dell’UNIFIL ha provocato la morte di un casco blu irlandese e il ferimento di altri 3, uno dei quali versa in gravi condizioni. È avvenuto nel villaggio di Al-Akbie, mentre i militari internazionali erano diretti a Beirut per una missione di routine.

I contorni dell’incidente non sono chiari e le versioni dei testimoni non coincidono. L’inchiesta giudiziaria e dell’esercito libanesi sostengono che l’auto è stata oggetto di una raffica di arma mitragliatrice dopo che era stata accerchiata da una massa di persone ostili. La morte dell’autista ha fatto sbandare l’auto che ha colpito un palo della luce e si è rovesciata. La polizia militare libanese è alle tracce dei responsabili. Il ministro della difesa ed il primo ministro hanno promesso che non sfuggiranno alla giustizia.

Le truppe UNIFIL sono in sud Libano dal 1978 e sono state rafforzate nel 2006 dopo la guerra israeliana contro il Libano. Attualmente contano 10 mila soldati e sorvegliano la linea di demarcazione tra Israele e Libano.

Tunisia

Domani si svolgeranno le elezioni parlamentari promosse dal presidente Saied. I tunisini all’estero hanno iniziato a votare già da ieri e proseguiranno fino a domani sera. I dati provvisori saranno resi pubblici il 19 e quelli definitivi soltanto a gennaio, nell’anniversario della caduta del regime di Bin Alì.

Sono elezioni contrastate dalla quasi totalità dei partiti, perché la legge elettorale scritta da Saied esclude i partiti e assegna le candidature a persone singole, che gareggiano con il sistema maggioritario a turno unico. Inoltre il Parlamento è stato depotenziato, cancellando l’immunità parlamentare e riducendo le sue funzioni a quelle consultive.

Le sorti del percorso intrapreso dal presidente Saied dipenderanno dall’affluenza, che tutti i sondaggi danno per molto bassa. Anche le istituzioni internazionali non sono ottimiste. Il FMI, che aveva annunciato di concedere un prestito al governo tunisino subito dopo le elezioni, ha rinviato la riunione del 19 dicembre alla seconda metà di gennaio. 

Palestina

L’Assemblea generale dell’ONU ha votato a grandissima maggioranza a favore del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione: 167 sì, 6 no e 9 astenuti. È l’ennesima votazione a stragrande maggioranza a favore della lotta per la liberazione della Palestina dall’occupazione coloniale israeliana. Ma i governi israeliani hanno sempre considerato le risoluzioni dell’ONU come carta straccia, senza che venga imposta nessuna sanzione. Un rapporto di tre esperti dell’Alto Commissariato per i diritti umani ha mostrato con i numeri la criminale repressione israeliana: nel 2022 sono stati uccisi 150 palestinesi tra i quali 33 minori. Il rapporto condanna la spropositata violenza con l’uso delle armi da guerra contro popolazione civile.

L’esercito israeliano ha compiuto ieri rastrellamenti diffusi in tutta la Cisgiordania arrestando 39 giovani. Secondo un comunicato di una commissione palestinese il numero degli arresti arbitrari è stato in quest’anno 6500 persone, una media di 18 arresti al giorno.

La famiglia dell’attivista politico Bannat ha presentato alla Corte Penale Internazionale una denuncia contro 7 alti funzionari delle forze di sicurezza palestinesi. Bannato era stato arrestato nel giugno 2021 a casa sua e poche ore dopo è morto in commissariato. La commissione interna dell’ANP ha insabbiato il caso, mentre la magistratura ha accusato 14 agenti di aver usato la violenza eccessiva che ha causato la morte, ma pochi giorni dopo sono stati rilasciati e non è stato avviato nei loro confronti nessun processo. Il fratello di Bannat ha affermato che la famiglia è determinata a ottenere verità e giustizia ed è stata indotta a ricorrere alle istituzioni internazionali per la pratica dell’impunità dimostrata.

Egitto-Sudan

Il tribunale di Khartoum ha condannato 2 egiziani all’ergastolo e all’estradizione nel loro paese. Altri 5 sono stati condannati a 2 anni di reclusione e all’estradizione. Erano residenti in Sudan dai tempi del governo islamista del dittatore Omar Bashir e sono stati arrestati per il possesso di armi ed esplosivi. Facevano parte di una cellula islamista che pianificava azioni terroristiche in Egitto e, dopo la caduta della dittatura, anche in Sudan. Tra Il Cairo e Khartoum è stato siglato un accordo di reciproche estradizioni di ricercati. 

Libia

La stampa libica “prevede” la consegna di Abdalla Senussi, ex capo dei servizi di sicurezza di Gheddafi (e suo cognato), da parte del governo Dbaiba, alle autorità di sicurezza USA. Nei verbali dell’interrogatorio di El-Marimi del 2012, questi aveva confessato che era stato lui stesso a confezionare la bomba su richiesta di Senussi e che aveva ricevuto il plauso dello stesso Gheddafi. Questo documento è nelle mani degli inquirenti statunitensi.

I notabili locali del Fezzan, regione dalla quale proviene Senussi, hanno svolto ieri una conferenza stampa infuocata minacciando di compiere un attacco alle sedi dove sono incarcerati gli ex uomini di Gheddafi per liberarli. Hanno dato un ultimatum al governo di 72 ore. Non hanno la forza militare per farlo, ma controllano l’acquedotto che fornisce la capitale dell’acqua fossile, il cosiddetto “Grande fiume artificiale”. Una tecnica che avevano già sperimentato quando era stata arrestata la figlia di Senussi, proveniente dalla Tunisia con una valigia piena di 2 milioni di dollari in contanti. Dopo tre giorni senza acqua, il governo ha ordinato il rilascio della ragazza con tutti i soldi sequestrati.

La vicenda El-Marimi, l’ex generale di Gheddafi accusato di aver confezionato la bomba della strage di Lockerbie, sta sconvolgendo l’opinione pubblica interna e molti avversari di Dbaiba lo accusano di tradimento. 

La magistratura libica ha comunicato che non sapeva nulla del rapimento e dell’estradizione.

Tutte le istituzioni libiche (Parlamento, Camera Alta, Consiglio presidenziale e governo rivale) lo hanno scaricato oppure attaccato. In un discorso tv registrato e trasmesso in serata di ieri, il premier ha ammesso di essere stato lui a decidere la cattura e l’estradizione di El-Marimi e di essere fiero di questa azione. E poi è andato all’attacco contro i suoi detrattori senza nominarli, definendoli agenti di paesi stranieri, traditori e spacciatori. Un discorso che non ha convinto ed i commenti sui social sono in maggioranza contrari. Tranne gli islamisti e i politici pro Turchia, che è stata consultata prima dell’operazione.  

Notizie dal mondo

Sono passati nove mesi e 21 giorni di guerra russa in Ucraina.

Appelli:

Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma:  https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/

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1 commento

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