di Amerigo KASHBUR
Scomparso all’età di 84 anni, dopo una breve malattia cardiaca, Gianni Minà è
stato uno dei più grandi giornalisti italiani. Rimane impresso nella mia memoria
l’incontro, a Viareggio, durante la consegna del premio “MareNostrum”. Ai miei
occhi di ragazzino, si palesava la sua grande umanità con le belle ed incisive
parole che mi ha dedicato su una copia della sua rivista “LATINOAMERICA”.
Minà inizia la sua carriera come giornalista sportivo nella sua Torino, continuerà la
sua professione come collaboratore per la RAI, che lo porterà a seguire otto
mondiali, sette olimpiadi e i più importanti incontri di pugilato, dai quali
scaturiranno racconti iconici, uno su tutti l’abbraccio a Pietro Mennea, dopo il
record del mondo dei 200 metri a Città del Messico. Ha realizzato interviste
memorabili, come quelle con l’amico Diego Maradona e Cassius Clay
(Muhammad Alì). Il suo essere giornalista non si fermava solo ad un mera
narrazione dei fatti, ad esempio nei confronti con il campione Muhammad Ali,
emergeva la voglia di raccontare le sue idee per il riscatto del popolo nero e le
difficoltà nel crescere in una nazione dove vi era un forte razzismo. Gianni Minà
verrà ricordato per la ricerca meticolosa della verità e la voglia di dar risonanza ai
più deboli e agli oppressi, una vera e propria voce fuori dal coro. Emblematico il
caso dei “Mondiali della vergogna” del 1978 in Argentina, organizzati per occultare
le persecuzioni del regime di Jorge Rafael Videla Redondo, nel quale Minà venne
espulso dal paese perché cercò in tutti i modi di indagare sulle azioni politiche e
poliziesche della dittatura, facendosi portavoce della disperazione delle Madri di
Plaza de Mayo, affrontò l’ammiraglio Lacoste per far luce sui fatti riguardanti i
desaparesidos.
Era molto legato al sudamerica e grazie ai suoi viaggi e ai suoi reportage, ha
costruito un ponte culturale con il Venezuela, il Messico, il Cile, Cuba e tutte quelle
realtà latino americane lontane da quell’ottica occidentale e globalizzata,
raccontate attraverso gli occhi di figure illustri e esseri umani eccezionali: Luis
Sepulveda, Eduardo Galeno, Osvaldo Soriano, Frei Betto, Rigoberta Menchù,
Fidel Castro, Hugo Chavez, Lula e il subcomandante Marcos. Rimane nella storia
del giornalismo la rivista da lui fondata e diretta, “LATINOAMERICA”. (Leggi la storia dellla rivista)
Gianni Minà, un esempio per tutti i giornalisti del presente e del futuro, un gigante
che ha avuto il coraggio di non abbassare mai la testa. Tacciato ed escluso da
buona parte dell’informazione italiana, a causa della sua correttezza e integrità sul
lavoro.
Un intellettuale preciso, tenace e umano che non dimenticheremo.