È un colpo di Stato a Khartoum. Gli ex generali golpisti sono in guerra. La situazione – nel momento in cui scriviamo, sabato pomeriggio – è ancora confusa. Gli uomini delle forze di Pronto Intervento (gli ex Janjaweed) alle dipendenze del generale, Mohamed Hamdan Dagalo, noto con il diminutivo Hamidati, hanno attaccato la sede di rappresentanza del presidente generale Abdel-Fattah Burhan e il Palazzo presidenziale, ma sono stati respinti dalla forte presenza dell’esercito con carri armati.
I Janjaweed controllano i ponti che collegano le tre parti della città di Khartoum, ad est e ovest del Nilo. L’aeroporto della capitale, situato a sud, ha visto un duro attacco dei miliziani, che hanno bombardato la pista per impedire i voli dei caccia dell’esercito. Diverse colonne di fumo sono sprigionate dai depositi di carburane dello scalo e dagli aerei in fiamme.
Gli uomini di Hamidati assediano il palazzo della radio-televisione, ma non lo hanno occupato.
Combattimenti sono in corso anche in altre località. Nella città di Merowe, sede di una base militare e di un’importante centrale idroelettrica, i combattimenti sono alla periferia della città e ciascuna delle parti sostiene di aver il controllo della situazione.
I due generali ex alleati hanno rilasciato interviste ad Al-Jazeera e si sono accusati uno l’altro con parole dure e inconsuete. Hamidati ha accusato l’esercito di aver attaccato le sue basi e ha definito il generale Burhan assassino al servizio dei seguaci dell’ex dittatore Bashir. Il suo rivale non è stato di meno ed ha accusato le forze di pronto intervento di essere una milizia al servizio di potenze straniere (senza definire quali). Tutt’e due i generali golpisti hanno affermato che i combattimenti continueranno fino alla disfatta o la resa della controparte. Tutte le mediazioni messe in campo ieri dalle forze politiche sono state spazzate via.
È anche una guerra mediatica sui social: vedi i video sull’account dell’esercito.
In un contatto web di Anbamed con il sindacato dei medici sudanesi, ci hanno informato che le trasmissioni della TV di Stato sono state interrotte e che la gente si era svegliata in questo mese di Ramadan al suono delle bombe e dei voli dei caccia. “Abbiamo verificato finora la morte di tre civili a Khartoum e uno a Kordofan , ma la situazione è molto più grave. Non si conoscono le perdite tra i militari. Devono essere ingenti, viste le immagini che stanno circolando sui media locali. In tutti gli ospedali della capitale è stata dichiarata l’emergenza ed è stato rivolto un appello ai medici e sanitari di raggiungere le loro sedi”. Ci hanno confermato anche che in molte località le comunicazioni telefoniche e Internet sono interrotte.