Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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21 aprile 2023.

Rassegna anno IV/n. 110

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I titoli:

Sudan: Una settimana di guerra. Dovrebbe entrare in vigore una tregua di 72 ore per le festività di Ied al-Fitr. Biden mette in allerta le truppe a Gibuti per eventuale evacuazione dei cittadini statunitensi.

Yemen: 85 morti e 32 feriti a Sanaa durante la distribuzione di aiuti alla popolazione.

Tunisia: Arresto per il leader dell’opposizione ed ex presidente del Parlamento Ghannouchi.

Iraq: La fuga rocambolesca dal carcere di un condannato eccellente.

Marocco: Condannato l’avvocato Ziane, oppositore politico e difensoe dei diritti umani e civili. Campagna di Amnesty International a suo favore.

Diritti Umani: 104 organizzazioni internazionali chiedono all’ONU di non confondere la lotta contro l’antisemitismo con le critiche al governo di Tel Aviv.

Le notizie

Sudan

Una settimana di guerra in mezzo alle abitazioni. La popolazione della capitale si è svegliata stamattina, primo giorno di Ied al-Fitr, festa per la fin del Ramadan, al suono dei bombardamenti e dell’artiglieria anti-aerea.  

In teoria, alle sei si stamattina doveva entrare in vigore una tregua di 72 ore per le festività, ma così non è stato e ciascuna delle parti belligeranti accusa l’altra delle violazioni.

La situazione della popolazione di Khartoum è drammatica, senza cibo e senza acqua. Le poche ore di cessate il fuoco rispettato ieri sono state sfruttate dalla gente per fuggire dall’inferno delle bombe e proiettili, per raggiungere le zone rurali adiacenti.

I combattimenti non sono mai cessati del tutto, ma soltanto diminuiti di intensità in alcuni momenti. Nella capitale, le due aree contese sono l’aeroporto civile e il Palazzo presidenziale. Secondo stime non ufficiali, i morti tra i militari e miliziani sono migliaia, a causa dei bombardamenti aerei dell’esercito e dell’uso dell’artiglieria pesante da parte dei miliziani.  

I due generali guerrafondai continuano a rilasciare interviste di propaganda per abbellire la propria immagine di fronte alle cancellerie che contano, principalmente Washington e Bruxelles. Si riempiono la bocca – senza il minimo senso di vergogna – di parole come democrazia e difesa degli interessi del popolo.

Dopo il primo gruppo di piloti e ufficiali egiziani liberati dall’esercito e spediti in 4 voli militari al Cairo, i miliziani hanno consegnato alla Croce Rossa Internazionale altri 27 ufficiali egiziani che tenevano in ostaggio. Sono nell’ambasciata egiziana a Khartoum. Secondo analisti sudanesi, il Cairo avrebbe minacciato Hamidati di un blitz contro la sua abitazione se non venissero liberati immediatamente i militari egiziani catturati. Una conferma di questi sviluppi si avrà soltanto quando le operazioni militari si saranno concluse.

Da stamattina dovrebbe entrare in vigore una tregua di tre giorni per la festa di Ied al-Fitr. La proposta è stata avanzata ieri dalle forze politiche sudanesi che hanno contattato sia Hamidati che Burhan.

Biden mette in allerta truppe a Gibuti per l’eventuale evacuazione dei cittadini USA.

Yemen

85 persone sono morte e altre 320 sono rimaste ferite, 50 dei quali in modo grave, durante una rissa per la distribuzione di aiuti, organizzata per l’occasione della festa di Ied al-Fitr, la fine del Ramadan. Un gruppo di commercianti hanno annunciato la distribuzione di piccole somme di denaro ai bisognosi. L’operazione era stata organizzata in una scuola nel centro di Sanaa, collocata in una strada stretta. L’affluenza di migliaia di persone per riscuotere l’aiuto si è trasformato in una rissa gigantesca. L’intervento dei miliziani houthi ha accentuato la confusione a causa degli spari prima in aria e poi ad altezza d’uomo. Il governo di Sanaa, per insabbiare le responsabilità dei suoi miliziani, ha arrestato 3 commercianti, con il pretesto di aver provocato i disordini senza informare dell’operazione di beneficenza le autorità di sicurezza.

Dopo 9 anni di guerra in Yemen, la popolazione è ridotta in miseria e secondo gli organismi di assistenza dell’ONU, i due terzi dei cittadini ha bisogno di aiuti umanitari per poter sopravvivere.

Tunisia

Il giudice del tribunale di Tunisi dopo l’interrogatorio del leader del partito di opposizione islamista Ennahda, Ghannouchi, ha ordinato il suo arresto. L’uomo politico ottantenne è in ospedale in seguito allo stress subito in oltre 10 ore di interrogatorio. Gli avvocati difensori hanno affermato che l’arresto è una decisione politica, non giudiziaria, perché le dichiarazioni dell’imputato incriminate sono opinioni politiche e non rappresentano un reato. Ghannouchi, in un dibattito organizzato dal Fronte di Salvezza sulle ultime misure di chiusura delle sedi dei partiti dell’opposizione, ha definito la decisione delle autorità come una dichiarazione di guerra. Sulle pagine social del partito è stato pubblicato un discorso audio di Ghannouchi, registrato prima del suo arresto, nel quale affermava che la battaglia in Tunisia è tra la dittatura e la democrazia e che gli arresti degli oppositori non risolveranno i problemi economici dei tunisini.

Iraq

Si ripetono in Iraq le fughe dalle carceri e dai commissariati di condannati o persone in detenzione preventiva per reati di corruzione o di assassinii politici.

Ieri è fuggito dal commissariato centrale delle forze di sicurezza, nel centro della zona verde, il centro super protetto di Baghdad, Saad Al-Kebish, ex capo dipartimento delle proprietà del Waqf sunnita (Le proprietà islamiche). Pochi giorni fa era stato condannato a 4 anni di reclusione in carcere di massima sicurezza, per aver sottratto alle proprietà del Waqf (ente pubblico) la cifra di 100 milioni di dollari. La truffa è stata scoperta perché le moschee e le opere religiose, finanziate dall’ente, praticamente non esistevano. La stampa allo scoppio dello scandalo aveva parlato di moschee di carta, Nel senso che tutto sulle carte burocratiche era perfetto, anche le firme degli ingegneri di collaudo. 

Dopo la condanna di Al-Kebish, invece di essere condotto in carcere come previsto dalla sentenza del tribunale, le forze di sicurezza lo hanno tenuto nel commissariato nel centro di Baghdad. 

Secondo parlamentari dell’opposizione, questo commissariato è un albergo per VIP politici e nuovi miliardari, dove praticamente non c’è una seria sorveglianza e i detenuti possono ricevere visite in tutte le ore del giorno. 

Lo stesso giorno della sua fuga, il detenuto aveva ricevuto la visita della sorella parlamentare. 

La moglie ed i figli sono stati arrestati ieri sera mentre tentavano di fuggire per raggiungere Erbil in Kurdistan. 

Il ministero dell’Interno è in grosse difficoltà a spiegare le anomalie del caso e per coprire l’imbarazzo ha emanato un comunicato nel quale afferma che tutti i responsabili della fuga sono stati arrestati. Sui social, l’ilarità trasborda. Insomma, nessuno ci crede. 

Secondo il racconto della stampa di Baghdad, Al-Kebish ha varcato la porta posteriore del commissariato a piedi ed è stato prelevato da un’auto di lusso, con un autista e due guardie del corpo armate. E ne deducono che la fuga è stata organizzata con la direzione del commissariato. 

La corruzione in Iraq ha dilapidato dal 2003 al 2019 la cifra di 450 miliardi di dollari, secondo stime di organismi dell’ONU. 

Marocco

L’avvocato Mohammed Ziane, uomo politico marocchino e difensore dei diritti umani, è stato condannato ieri a tre anni di reclusione, confermando la sentenza di primo grado dello scorso novembre 2022. Noto per le sue critiche alle azioni della famiglia reale, Ziane sta subendo una azione giudiziaria pretestuosa con 11 capi di accusa sconnessi, cha vanno dall’offesa a pubblico ufficiale, a partecipazione alla fuga di ricercati, a sottrazione di denaro dalle casse del partito da lui fondato e non manca, come in tutti i casi di oppositori di un certo spessore, l’accusa infamante di molestie sessuali.

Amnesty International ha lanciato una campagna per la sua liberazione (QUI).

Diritti Umani

104 associazioni per i diritti umani e civili hanno rivolto un appello all’ONU di non prendere come base per la definizione dei principi della lotta contro l’antisemitismo, quelle proposte da IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). Nella lettera rivolta al segretario generale dell’ONU, Guterres, ed all’alto rappresentante dell’Alliance of Civilizations, Miguel Ángel Moratinos, chiedono il rispetto dei diritti umani e la libertà d’espressione, perché “Quella definizione (dell’IHRA) è stata usata per etichettare erroneamente come antisemite alcune critiche alle politiche del governo israeliano o la difesa dei diritti dei palestinesi”.

Tra le associazioni firmatarie troviamo Amnesty Int. HRW, B’tselem, the American Civil Liberties Union, the Palestinian human rights group Al Haq, the International Federation for Human Rights (FIDH), Cairo Institute for Human Rights Studies e Breaking the Silence oltre a molte altre di diversi paesi del mondo. (leggi qui , in inglese).

Notizie dal mondo Sono passati 13 mesi e 26 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

Approfondimenti

  • In ricordo del grande Gianni Minà

di Amerigo Kashbur vai all’articolo

  • “Eurocentrismo” di Samir Amin

di Giorgio Riolo QUI

  • [Finestra sulle Rive Arabe] Alla scoperta del romanzo kuwaitiano

di Federica Pistono qui

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Qui le vignette dell’ottimo Mimmo Lombezzi).

Il 30 aprile si terrà, in presenza ed online, l’assemblea dei soci di Anbamed. Più avanti vi forniremo l’odg e il link per partecipare. All’assemblea saranno invitati/e anche abbonati/e e amici/amiche di Anbamed, senza diritto di voto.

Si è tenuta 11 aprile la giornata di iniziative a sostegno della liberazione di Julian Assange in diverse città d’Italia e d’Europa, a quattro anni dal suo arresto. Il movimento “Free Assange” ritiene importante che anche nelle nostre città si ricordi la vicenda umana e giudiziaria del fondatore di WikiLeaks, poiché questa vicenda va ben oltre la figura di Assange e mette in discussione diritti e libertà fondamentali di noi tutte/i. (Per approfondire).

A Perugia, durante Int. Journalism Festival (19-23 Aprile), il 23 aprile si terrà il dibattito su:  “Teheran, Damasco, Kabul: come l’UE può sostenere la battaglia per la libertà delle donne”, con la partecipazione dell’amica Farian Sabahi (QUI).

Domani, 22 aprile 2023 partirà la raccolta firme per la campagna referendaria denominata “L’Italia per la pace” promosso dalla Cooperativa di mutuo soccorso ecologica Generazioni Future (erede della visione del mondo dei beni comuni di Stefano Rodotà), portavoce prof. Ugo Mattei, unitamente al Comitato Ripudia la Guerra, portavoce il prof. Enzo Pennetta.

Giovedì 27 aprile 2023 ore 20.30

La crisi israeliana 

nel terremoto sociale e politico

dell’area euromediterranea

cerniera del “nuovo disordine mondiale”.

a cura del “Centro di documentazione contro la guerra”

Per seguire on-line, chiedi il link a questo Indirizzo di posta eletronica

Campagna Amnesty International per la chiusura di Guantanamo. Da 21 anni il centro di detenzione di Guantánamo è una vergogna per i diritti umani. La maggior parte dei detenuti non è mai stata accusata di nessun reato. Troppi hanno subito feroci torture e maltrattamenti.

Il centro di Guantánamo deve chiudere!

Firma ora l’appello di Amnesty International.

Pubblicato il numero 1/2023 della Rivista “Diritto, Immigrazione e Cittadinanza” promossa da ASGI e Magistratura Democratica dal 1999.
Dal 2017 la Rivista è passata dal formato cartaceo al sito internet dove pubblica i suoi contenuti gratuitamente online.

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1 commento

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