Franco Fontana, alias ‘compagno Joseph’, era un ex militante del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (Fdlp). A metà degli anni ‘70 andò in Libano per combattere a fianco dei palestinesi.
di Farid Adly
Franco Fontana era nato a Budrio (Bologna) nel 1946. L’ho conosciuto a casa del poeta Giulio Stocchi e della giornalista Carole Aghion, nel 1972 a Milano, in via Magenta, 88, mentre preparavano in tre il loro viaggio in Dhofar, la regione occidentale dell’attuale Oman. Allora era la terra del Fronte popolare per la liberazione dell’Oman. Un viaggio avventuroso, via Il Cairo e Aden e poi un lungo percorso, in parte a piedi o sul dorso di un asino, fino alle montagne del Dhofar, appena in tempo prima che lo scià iraniano Reza Pahlevi, con il sostegno britannico, invadesse la regione nel febbraio 1973. Le foto scattate durante quel viaggio sono state pubblicate su L’Unità, nel numero del 2 agosto 1973, a corredo dell’articolo firmato dal poeta-scrittore e dalla giornalista. (vedi immagine qui sotto).
Durante la guerra civile libanese, Fontana aveva scelto di combattere nelle file del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (Fdlp), impegnandosi a imparare l’arabo e si è fatto chiamare con il nome di battaglia, Rafiq Yussuf (compagno Joseph), come ricorda Mimmo, un altro volontario internazionalista campano. È rimasto nel campo profughi di Mar Elias, a sud di Beirut, fino all’invasione israeliana del giugno 1982. Durante l’assedio della capitale, da parte delle truppe di Sharon e delle milizie fasciste libanesi di Kataeb, è stato evacuato insieme ad altri combattenti internazionalisti verso il confine siriano, per poi raggiungere l’Italia. È tornato nella sua Budrio, riprendendo la sua professione di fotografo.
Quando Fontana è ritornato 32 anni dopo in un campo profughi a Beirut, un malore lo ha colpito mentre ricordava i vecchi tempi con amici e compagni, sorseggiando una tazza di tè.
Il ‘compagno Joseph’ è morto il 6 giugno 2015, dopo una vita dedicata a combattere in Libano con la formazione palestinese marxista-leninista. Nel 1982 aveva partecipato alla difesa del paese durante l’occupazione israeliana, e aveva espresso il desiderio di essere seppellito in uno di quei campi dove aveva combattuto a fianco dei fedayyin palestinesi.
La cerimonia di sepoltura si è tenuta il 10 giugno nel campo di Shatila nel Cimitero dei martiri della Rivoluzione palestinese.
Fonti diplomatiche italiane hanno confermato allora che il decesso è avvenuto in un ospedale di Beirut dopo che, alcuni giorni prima, era stato ricoverato per un malore.
Lo scorso 25 maggio, il quotidiano libanese Al-Akhbar (Qui, in arabo) ha scritto un articolo di commemorazione: “Il 15 maggio del 2015, il volontario internazionalista era arrivato a Beirut e si è diretto all’ufficio del Fdlp nel campo di Mar Elias. Era tornato nella città dove aveva combattuto, negli anni ’70 e ’80, per difendere i campi profughi palestinesi dalle milizie falangiste e dall’invasione israeliana. Aveva detto al responsabile dell’ufficio che lo aveva accolto di voler dedicare gli anni della sua pensione a servire socialmente la causa palestinese… Qualche giorno dopo, lo aveva riconosciuto il suo capogruppo sul fronte meridionale negli anni ‘70, Abu Saad. La gioia è durata poche settimane. I suoi compagni di un tempo e i nuovi amici hanno assistito sbigottiti al suo crollo sui cuscini del piccolo salone arabo dove erano seduti a terra a sorseggiare il tè… è stato trasportato d’urgenza in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un ictus che lo ha tenuto in coma per quattro giorni. È spirato il 6 giugno ed è stato sepolto nel cimitero dei martiri della rivoluzione nel campo di Shatila… I suoi funerali sono stati immensi: una massa di diverse migliaia di palestinesi, libanesi e siriani lo hanno accompagnato fino alla sua ultima dimora”.
Un sito vicino all’Fdlp, intitolato al ‘Martire Ghassan Kanafani’, ha precisato che Fontana era tornato nel campo profughi palestinese di Mar Elias a Beirut, per servire nel sociale la causa del popolo palestinese. “Non possiamo – hanno scritto i suoi compagni e amici – che rendere onore a chi, lontano da ogni protagonismo, è rimasto quel che era, fino alla fine. Che la terra ti sia lieve, compagno!”.
Franco Fontana di Budrio ha lasciato la moglie e due figlie.
Che Allah lo accolta nel suo paradiso. Amine