Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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21 giugno 2023

Rassegna anno IV/n. 171 (1058)

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I Titoli:

Palestina Occupata: Coloni attaccano di nuovo Hawwara. Incendiano case e auto, protetti dall’esercito. Due palestinesi armati assaltano un distributore di benzina a Eli. 6 morti, 4 coloni israeliani ed i due attaccanti.  

Sudan: Prima della conclusione della tregua, ripresi ii combattimenti a Khartoum.

Siria: Raid aereo russo su Idlib. Colpita una fattoria rurale senza causare vittime, secondo testimoni.

Migranti: Altri tre corpi sono stati recuperati nel Peloponneso. Iniziato a Kalamata il processo contro i presunti scafisti.

Le notizie:

Palestina Occupata

È una nuova Nakba, la cacciata del popolo palestinese dalla sua terra. A Hawara decine di coloni, protetti dall’esercito, sono penetrati nel centro cittadino ed hanno appiccato il fuoco in case e veicoli parcheggiati per strada. Vogliono cacciare la popolazione dalla Cisgiordania, esattamente come le azioni delle bande sioniste nel 1947-1948. L’esercito di Tel Aviv è parte del piano, perché i soldati non hanno mosso un dito contro lo scempio compiuto e sono intervenuti soltanto contro i giovani palestinesi quando hanno affrontato i coloni con il lancio di pietre. Hanno sparato ferendo alcuni ragazzi e rompendo i vetri di un’ambulanza.

Questi sviluppi sono avvenuti dopo l’attacco palestinese di ieri, nei pressi della colonia ebraica di Eli, quando due armati palestinesi hanno sparato in un distributore di benzina, uccidendo 4 israeliani e ferendo altri 4. L’esercito ha inseguito gli assalitori e li ha uccisi. Azione che è stata presentata come risposta all’incursione israeliana su Jenin, con il lancio di missili da elicotteri, provocando la morte di 6 palestinesi.

È la guerra di Netanyahu. Israele intende annettersi la gran parte della Cisgiordania, che i nuovi sionisti di estrema destra chiamano Giudea e Samaria, prima con la colonizzazione capillare e poi con la cacciata o sottomissione della popolazione autoctona. I due ministri di estrema destra, Smotrich e Bin Gvir, hanno visitato Eli e sul luogo dell’attacco hanno dichiarato che è ora di un’operazione militare generalizzata, come nel 2000 a Jenin, ai tempi di Sharon.

Sudan

Prima ancora della conclusione della tregua, a Khartoum sono tornate le bombe. Le forze di pronto intervento hanno attaccato con l’artiglieria la sede delle forze di sicurezza, incendiando l’edificio. Testimoni oculari hanno descritto la situazione come drammatica per la popolazione intrappolata tra le bombe e le sparatorie. Secondo una stima dell’ONU, nei due mesi di combattimenti sono morti 2000 civili ai quali andranno aggiunti le vittime tra i militari; gli sfollati sono 2,2 milioni tra i quali 530 mila hanno attraversato i confini, principalmente in Egitto e Ciad.

A Darfur, il comitato dei medici informa che in alcune zone di Geneina e Kutum i cadaveri sono lasciati per strada da giorni e esiste il serio rischio di diffusione di malattie. Gli scontri in Darfur hanno assunto il carattere inter-etnico tra popolazione di origine araba e quella di origine africana.

Amnesty International (QUI) ha lanciato l’allarme per la situazione nel Darfur occidentale. Ha denunciato “Uccisioni mirate, violenza sessuale, incendi di abitazioni e sfollamenti di massa hanno avuto luogo soprattutto nella città di El Geneina e nei suoi dintorni. Questi attacchi richiamano alla memoria i crimini di guerra e contro l’umanità commessi in Darfur a partire dal 2003”. L’organizzazione umanitaria accusa esplicitamente le forze di pronto intervento di essere dietro questi crimini.

Siria

Caccia russi hanno bombardato postazioni di milizie ad Idlib, nel nord ovest della Siria. Non ci sono informazioni dirette dal comando russo a Lathiqia. I testimoni appartenenti alle milizie che controllano la città parlano di un bombardamento contro una fattoria rurale, dove è stata distrutta una costruzione in muratura, ma non ci sarebbero vittime. L’attacco è avvenuto mentre in Kazakistan si svolgono gli incontri internazionali per riavvicinare governo e opposizione ad un cammino verso la pacificazione, il cosiddetto “percorso di Astana”. L’incontro tra le due delegazioni siriane avviene sotto l’egida di Russia, Turchia e Iran. Alla conclusione di questi incontri è previsto uno a livello dei vice ministri degli esteri per la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Damasco e Ankara.

Migranti

La Guardia costiera greca (GCG) ha recuperato altri 3 corpi nel Peloponneso, la stessa zona del naufragio del peschereccio egiziano partito da Tobruk in Libia. Il numero dei morti recuperati sale così a 82, mentre altre centinaia rimangono ancora negli abissi. Molti dei sopravvissuti, che erano stati spostati ad un centro di detenzione migranti a nord di Atene, hanno potuto finalmente incontrare i loro parenti. Le autorità governative hanno impedito ai migranti di incontrare la stampa o i parenti fino a quando è trascorsa l’attenzione mediatica internazionale sul caso del naufragio, che secondo molte organizzazioni umanitarie, sarebbe avvenuto a causa della negligenza o peggio le manovre spregiudicate della GCG nel tentativo di trascinare il barcone fuori dalla zona SAR di competenza. L’ONU vuole predisporre un’inchiesta internazionale sul naufragio e chiarie le responsabilità di chi ha causato il più grande disastro migratorio in mare. Gli sforzi dell’ONU si scontrano però con la volontà politica dei paesi ricchi della sponda nord decisi a non mettere sotto accusa le loro politiche restrittive. È la logica della “difesa dei confini marittimi sud dell’Europa”, coma ha detto la prima ministra italiana.

A Kalamata, è iniziato ieri il processo contro i 9 egiziani arrestati mentre scappavano dal peschereccio affondato su una scialuppa. Sono accusati di essere gli scafisti e tra di loro c’è anche il capitano che ha pilotato l’imbarcazione a partire da Tobruk, come hanno testimoniato diversi superstiti. L’avvocato di uno degli imputati ha asserito invece che il suo assistito è un semplice passeggero che aveva pagato per essere trasportato in Italia.  

Notizie dal mondo: Sono passati 15 mesi e 26 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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