di Farid Adly
Il 25 giugno di nove anni fa è stata assassinata l’avvocata Salwa Bughaighis, attivista per i diritti umani e una tra i membro fondatori del Consiglio Nazionale Transitorio, che ha guidato la rivolta popolare libica contro la dittatura dei Gheddafi.
Un assassinio politico che è rimasto un mistero per i diversi tentativi di depistaggio. Il suo assassinio è avvenuto il giorno dopo le elezioni politiche del 24 giugno 2014, alle quali lei ha invitato la gente di andare a votare contro la volontà degli islamisti che minacciavano di far saltare i seggi. Quando è usciata dal seggio ha alzato il suo pollice per far vedere l’inchiostro che testimonia la presa delle impronte digitali per accertare l’identit dell’elettore o elettrice. Ma anche in segno di vittoria ed approvazione per il percorso che si stava delineando con la forte partecipazione al voto malgrado le minacce dei jihadisti.
Il crimine è stato compiuto il giorno dopo le elezioni, concluse con la vittoria della Coalizione nazional-democratica guidata del compianto Mahmoud Jibril, ex capo dell’esecutivo che ha condotto la rivolta libica alla vittoria sulla dittatura. Un gruppo di armati con mitra e pistole hanno sparato contro il suo corpo 12 pallottole di vario calibro, 10 delle quali nelle parti alte del corpo, testa e torace. Suo marito, Issam Gheriani, è stato portato via sulla propria auto dal gruppo di assassini e mai più ritrovato.
Tutti gli osservatori hanno puntato il dito contro i jihadisti che a Bengasi stavano tentando di prendere il controllo della città. Imperversavano allora gli Ansar Sharia (jihadisti) affiliati ad Al-Qaeda e sospettati dell’assassinio dell’ambasciatore USA nel consolato di Bengasi , due anni prima e anche le varie brigate Dorou (Scudi) guidate dalla Fratellanza Musulmana.
L’inchiesta è stata insabbiata e le carte della procura sono state pubblicate, prima della conclusione delle indagini (fuga di segreto istruttorio) facendo cadere la colpa su una banda di egiziani, senza permesso di soggiorno, che avrebbero compiuto il delitto per fini di rapina. Il testimone principale, il guardiano della villa, è morto in commissariato, chiaramente assassinato e su tutta la vicenda è calato un silenzio assordante. Non si sa ancora oggi che fine abbiano fatto gli altri arrestati tutti egiziani. Lo stesso ufficiale inquirente è stato trovato morto, ucciso con colpi di arma da fuoco nella sua auto.
La mattina del suo assassinio, Bughaighis ha pubblicato sul proprio account social un video sugli scontri tra l’esercito e un gruppo di jihadisti proprio nelle vicinanze della sua abitazione. Nel suo post ha pubblicato i nomi dei tre soldati assassinati dagli islamisti. Quella stessa mattina aveva presieduto la Commissione per il dialogo libico, che doveva pianificare le azioni per mettere il paese sulla via della democrazia parlamentare.
L’elenco degli assassinii politici in Libia è lungo. Sono vittime cadute sul cammino per la democrazia. Il ricordo di Salwa, il fiore di Bengasi, come l’hanno definita i suoi compagni e amici, sarà indelebile.
Bellissimo importante articolo!