Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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10 luglio 2023

Rassegna anno IV/n. 190 (1077)

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I Titoli:

Kurdistan: Lettere di minacce di morte consegnato ad Ocalan, nel carcere di Imrali. Appello per salvare il Mandela curdo.

Migranti: Un morto, 10 dispersi e 11 salvati al largo delle coste tunisine.

Sudan: Le atrocità della guerra raccontate da un imprenditore sudanese imprigionato dalle milizie.

Palestina Occupata: Licenza di uccidere. Ufficiali israeliani sparano ad una signora palestinese a Gerusalemme.

Siria: Ad Idlib, droni USA uccidono un ennesimo capo jihadista nelle zone sotto occupazione turca.

Giordania: Tre jihadisti in fuga uccisi nel deserto al confine con l’Arabia Saudita.

Le notizie:

Kurdistan

“Noi somministreremo un veleno che porterà alla tua morte. Anche gli insetti che si nutriranno del tuo cadavere saranno avvelenati e periranno”. È questo il tenore del messaggio ricevuto da Abdulla Ocalan, da 24 in carcere all’isola turca di Imrali. Gli è arrivato in forma anonima, tramite la posta dell’amministrazione carceraria. Le lettere dei familiari non vengono consegnate, quelle di minaccia, invece, sì. Dopo aver passato naturalmente il controllo di censura. Il fatto grave viene denunciato dal Consiglio Nazionale del Kurdistan (QUI il testo integrale in italiano). È un appello alle istituzioni internazionali per garantire i diritti fondamentali del prigioniero politico, il Mandela curdo.

Migranti

Un corpo recuperato, 11 salvati e almeno 10 dispersi. È la conta dell’ennesimo naufragio al largo delle coste tunisine. Il motore della barca di legno ha smesso di funzionare, mentre i migranti erano in alto mare e le onde lo hanno rovesciata. L’arrivo della guardia costiera ha salvato una parte dei migranti mentre stavano aggrappati ai pezzi di legno. Per i dispersi non ci sono più speranze di trovarli vivi. I superstiti hanno raccontato di essere partiti di Zarzis. I migranti erano tutti di nazionalità tunisina.

Sudan

Oggi si riunisce a Gibuti la Commissione IGAD per la crisi sudanese.  Un incontro inutile in verità perché l’esercito aveva già annunciato di non accettare la presidenza keniota, considerata di parte per l’amicizia tra il generale ribelle Hamidati e il presidente Ruto. Fallita da tempo la mediazione saudita-statunitense, adesso si affaccia un nuovo tentativo egiziano. Il governo del Cairo ha convocato, per giovedì, una riunione dei paesi confinanti con il Sudan.

Dopo il massacro, due giorni fa, a Khartoum, di 22 civili in un bombardamento, l’esercito respinge le accuse e sostiene di non aver usato l’aviazione in quella zona. Il comunicato militare è stato emesso dopo la dichiarazione dell’ONU su una commissione d’inchiesta internazionale per crimini di guerra. Tutti gli osservatori, sudanesi e internazionali, sostengono che non ci sono le condizioni per la vittoria di una parte sull’altra e che il costo umano del conflitto sarà enorme con il rischio dell’estensione verso una guerra civile e lo smembramento del paese.

Un imprenditore sudanese naturalizzato olandese, Yaslam Al-Tayyeb, ha raccontato in un’intervista le pene subite durante il suo arresto da parte di miliziani di Pronto intervento. “Mentre stavo lasciando la mia abitazione a causa dei bombardamenti, sono stato fermato da miliziani che presidiavano la zona. Un ragazzo di 15 anni circa,con il Kalashnikov puntato al mio petto, mi ha interrogato, chiedendomi se ero diplomatico o una spia. Mi hanno condotto in un cortile diviso con lamiere metalliche in improvvisate celle. Ho assistito all’uccisione a sangue freddo di un professore universitario, dott. Hatem lo chiamavano. Altri assassinii simili sono avvenuti dopo, in durissime tre settimane di prigionia. Ogni volta i miliziani mi minacciavano che sarebbe arrivato presto il mio turno. Mi hanno salvato il mio passaporto olandese e la mia conoscenza con Hamidati e suo fratello, per lavori della mia ditta compiuti in una caserma delle milizie. Quando l’aero britannico che mi aveva prelevato di Port Sudan è atterrato a Cipro, sono scoppiato in lacrimi”.   

La storia di Yaslam nelle mani delle milizie di Hamidati, in inglese.

Palestina Occupata

Licenza di uccidere. Le forze di occupazione israeliane hanno una licenza di sparare senza conseguenze. Una scusa sempre c’è, per coprire mediaticamente l’uso sproporzionato della forza. È ciò che è avvenuto ieri al quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est occupata. Una donna di 60 anni, Samira Al-Harbawi, mentre stava accompagnando i nipoti è stata costretta a stendersi a terra e poi gli hanno sparato alle gambe. La Tv pubblica informa, sulla base di un comunicato ufficiale, che la donna è stata arrestata con l’accusa di tentato accoltellamento e che le ferite subite non sono gravi.

Tutta la scena è stata ripresa da attivisti palestinesi e israeliani presenti in zona e in tutte le immagini non si vede l’ombra di un coltello; la signora era lontana dagli uomini in armi e quando le è stato ordinato di stare giù si è inginocchiata, con le mani appoggiate ad un contenitore dei rifiuti.  

Siria

Idlib è il covo preferito e sicuro dei capi di Daiesh. Sono in salvo nelle zone sotto occupazione truca e amministrate dall’opposizione islamista siriana. Un drone statunitense ha colpito una palazzina in una zona rurale di Idlib, uccidendo – secondo un comunicato di Centcom – uno dei capi del jihadismo, un certo Osama Muhajer. Il comunicato non riferisce né la sua nazionalità né gli incarichi che ricopriva.  

Gli Stati Uniti hanno sferrato diversi attacchi in passato sulla provincia di Idlib,, uccidendo prima, nel 2019, il fondatore dell’Isis, Al-Baghdadi, e poi il suo successore, Al-Quraishi, nel febbraio 2022. In luglio dello stesso anno e nel febbraio 2023 sono stati uccisi altri due capi jihadisti.  Quest’ultima operazione è stata condotta venerdì 7 luglio.

Giordania

Uno scontro armato in pieno deserto, nella zona di confine con l’Arabia Saudita, tra le truppe speciali anti-terrorismo e un gruppo di tre pericolosi jihadisti. Due di loro sono fuggiti alcuni giorni fa dal carcere. Erano implicati nell’assassinio di un alto ufficiale delle forze armate del regno. “Dopo accurate indagini il gruppetto dei fuggiaschi, insieme al fratello di uno di loro, è stato individuato su un mezzo a 4 ruote motrici in viaggio verso i confini sud orientale del regno”, sostiene il portavoce della polizia di Amman. Il mezzo è stato individuato fermo senza benzina in mezzo ad una zona montagnosa. L’inseguimento è proseguito a piedi e con elicotteri. Dopo uno scontro a fuoco, i tre terroristi sono stati uccisi.

Notizie dal mondo: Sono passati 16 mesi e 15 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Sono conclusi i primi 500 giorni di combattimenti. Mosca accusa Kiev di aver tentato di bombardare una centrale nucleare russa. “Se si ripeterà, bombarderemo le centrali nucleari ucraine e dell’est europeo”, ha minacciato il vice capo della commissione russa per la sicurezza dello Stato, Medvedev.

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