Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
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26 luglio 2023
Rassegna anno IV/n. 206 (1093)
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I Titoli:
Migranti: i corpi di 5 migranti morti nel deserto al confine tra Tunisia e Libia. Erano stati deportati dalla polizia tunisina, senza acqua e cibo.
Sudan: 16 civili uccisi dalle bombe cadute sulle loro case a Omdurman.
Tunisia: Due anni dai “provvedimenti d’emergenza” del presidente Saied. L’opposizione manifesta proclamando la caduta del “colpo di Stato”.
Israele: Arresti tra i manifestanti che protestavano contro le prime approvazioni della legge ammazza-giustizia.
Libano: Tensione al confine con Israele. Bombe su una tenda di osservazione issata da Hezbollah.
Islamofobia: Altre due manifestazioni a Copenhagen dove si è dato fuoco a copie del corano. L’ONU approva, contro il parere dell’UE, una mozione di condanna dei gesti di offesa alle fedi religiose.
Le notizie:
Migranti
La polizia libica ha annunciato di aver recuperato i corpi di 5 migranti dispersi al confine con la Tunisia. Sarebbero alcuni di coloro che le autorità tunisine avevano deportato da Sfax in una zona desertica di confine senza acqua e senza cibo, per costringerli a superare il confine ed entrare in territorio libico. Un comportamento criminale che è stato condannato dalle organizzazioni della società civile tunisina, costringendo il governo Saied a trasferire i migranti subsahariani in centri di detenzione attrezzati. Ma centinaia di loro avevano già varcato la linea di confine ed erano entrati in territorio libico, vagando senza meta. Due organizzazioni libiche hanno compiuto operazioni di salvataggio con auto 4R, riportando in zone sicure e assistite 400 migranti. La loro sorte però, secondo le leggi vigenti, è quello di finire nei centri di detenzione per migranti irregolari.
Sudan
Razzi Katiuscia sono caduti su tre case ad Omdurman, uccidendo 16 civili. Gli scontri nei diversi quartieri della capitale si sono inasprite per l’offensiva dell’esercito che bombarda dal cielo le postazioni delle milizie e poi sferra attacchi via terra. L’esercito sostiene di compiere operazione di rastrellamento strada per strada e sta cacciando le milizie, catturando uomini e mezzi. Sul terreno però le milizie godono di continui rifornimenti di armi e munizioni, anche sofisticate come droni e missili teleguidati.
A Lomé, in Togo, si è tenuta una conferenza sul Darfur alla quale ha partecipato anche un rappresentante delle Forze di pronto intervento. L’intento degli organizzatori africani è quello di evitare l’estendersi ulteriormente dello scontro anche nella martoriata provincia. I capi delle milizie sono sotto accusa della Corte penale internazionale per i crimini di Geneina, dove sono state trovate fossi comuni ed è stato assassinato un governatore locale, dopo il suo arresto, documentato da un video degli stessi miliziani. Il consigliere politico del capo delle milizie, Yussuf Izzat, ha detto in un’intervista che “è arrivato il tempo di una soluzione politica”. La frase è stata interpretata come uno sviluppo positivo nelle trattative segrete indirette che si stanno tenendo a Gedda, in Arabia Saudita tra una delegazione dell’esercito e una delle milizie.
Le forze democratiche sudanesi hanno annunciato, dal Cairo, la formazione di un fronte politico unitario, per rivendicare la fine della guerra tra i due generali golpisti e il ripristino di un governo civile.
Tunisia
Si è svolta ieri a Tunisi una manifestazione dell’opposizione nel secondo anniversario del colpo di Stato istituzionale del presidente Saied, da lui denominato “provvedimenti d’emergenza”. Migliaia di persone hanno sfidato il caldo torrido, che ha toccato i 50 gradi all’ombra, per rivendicare la liberazione dei detenuti politici. Nel febbraio scorso, oltre 20 dirigenti politici, giornalisti, avvocati e giudici sono stati arrestati con la fumosa accusa di “complotto contro la sicurezza dello Stato”, senza avanzare elementi concreti di supporto.
Il presidente Saied, invece, ha compiuto una visita ad un mercato popolare per rassicurare i commercianti ed i suoi sostenitori che la crisi economica fa parte del passato, grazie al sostegno dei paesi arabi ed islamici. Ha anche confermato che si ripresenterà alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo.
Israele
Manifestazioni di protesta represse dalla polizia, in seguito all’approvazione di uno degli articoli controversi della legge ammazza-giustizia. Sono stati annunciati scioperi settoriali di diversi comparti, iniziando dalla sanità, che si è svolto ieri con una forte partecipazione, facendo bloccare tutti gli interventi, tranne quelli di emergenza e di pronto soccorso. È aumentato anche il numero dei militari di riserva volontari che hanno annunciato di non voler rispondere alla chiamata in servizio.
Libano
Tensione ancora al confine libano-israeliano. In una zona limitrofa al Golan siriano occupato dall’esercito di Tel Aviv, si sono avuti lanci di artiglieria contro una tenda issata da miliziani di Hezbollah a ridosso della rete di separazione. Le truppe israeliane nella zona hanno compiuto lavori di spianamento di terreni agricoli, nel tentativo di annetterle, ma il punto di osservazione libanese controlla e documenta le violazioni. La zona secondo le carte dell’ONU è di pertinenza libanese, ma Israele sostiene che fanno parte del suo territorio secondo i confini del 1967, cioè dopo l’occupazione militare. Quando Israele è stata costretta dalla resistenza di Hezbollah a ritirarsi, nel 2000, dal Libano meridionale occupato, non è stato compiuto il ritiro dalle fattorie di Shebaa, diventando un altro motivo di tensione permanente.
Islamofobia
Altri due gesti di mancato rispetto per le fedi altrui sono stati compiuti ieri a Copenhagen davanti alle ambasciate di Egitto e Turchia. Nel nome della libertà d’espressione, forze fasciste compiono atti provocatori di incitamento all’odio contro altre fedi e non trovano un deterrente di legge.
Le proteste popolari nei paesi arabi e islamici vengono per lo più da forze politiche estremiste e rischiano di avvelenare il clima generale. I passi diplomatici dei governi con le convocazioni degli ambasciatori e l’espressione di vibrate proteste, non hanno sortito un loro sperato effetto. Agli occhi delle potenze dei paesi industrializzati, il mondo arabo-islamico è un muro più basso, contro il quale agire liberamente senza badare a regole e norme di rispetto reciproco. Finora non è stato espresso da parte dei governi di Stoccolma e Copenhagen nessun atto di scusa per i gesti insulsi autorizzati dalle autorità.
L’Assemblea generale dell’ONU ha approvato una mozione che “condanna le azioni di offesa ai simboli religiosi ed ai libri sacri, da considerarsi una violazione delle leggi internazionali”. L’UE, rappresentata dalla Spagna, ha presentato una modifica per cancellare la seconda parte della mozione, quella che fa riferimento alla violazione delle leggi internazionali, ma la modifica è stata respinta. Lo stesso testo era stato approvato in passato negli anni 2019 e 2021 e non rappresenta di per sé una novità, ma il suo collegamento ai fatti odierni gli dà una forte connotazione etica. Rafforzare il dialogo tra fedi e culture diverse è un sostegno alla pace mondiale e un deterrente contro il discorso dell’odio.
Notizie dal mondo: Sono passati 17 mesi e 1 giorno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Una pioggia di droni russi su Kiev. Mosca accusa l’Ucraina del lancio di missili marini teleguidati nel Mar Nero, per provocare incidenti.
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