Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Per ascoltare l’audio di oggi, 28 agosto 2023:
Rassegna anno IV/n. 239 (1126)
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I Titoli:
Libia: L’Italia ha inguaiato la ministra degli esteri libica organizzando a Roma un incontro con quello israeliano.
Yemen: Un grave attacco houthi contro l’esercito governativo, il primo da oltre un anno e mezzo.
Sudan: Il generale Burhan in fuga da Khartoum è arrivato a Port Sudan, nuova sede del governo. La battaglia nella capitale infuria.
Arabia Saudita: Riad si rivolge a Cina e Francia per il suo programma nucleare civile.
Somalia: Un raid aereo USA contro una base delle milizie qaediste Shabab.
Etiopia: Trattative al Cairo per un accordo sulle acque del Nilo.
Le Notizie:
Libia
Il ministro degli esteri italiano ha inguaiato la ministra libica Najlaa al-Mangoush, organizzando a Roma, la scorsa settimana, l’incontro tra lei e l’omologo israeliano, Elie Cohen. Appena a Tel Aviv sono stati rivelati i contorni della vicenda, a Tripoli il premier Dbaiba ha rimosso l’incauta ministra e l’ha deferita ad una commissione politica formata dalla ministra della giustizia, da quello delle amministrazioni locali e da un funzionario della presidenza del consiglio. Secondo fonti stampa, in segreto durante la notte, un volo speciale della presidenza del consiglio l’ha trasferita a Istanbul, in Turchia. Il governo di Tripoli, a parole, ha sempre dichiarato di contrastare qualsiasi rapporto diplomatico con Israele, prima della nascita di uno stato palestinese. Anche in polemica con la disponibilità del generale Haftar a costruire “contatti” con Tel Aviv, mandando in missioni segrete suo figlio Saddam a trattare affari (Gennaio 2022). Ieri a Tripoli, una folla di manifestanti ha assediato il palazzo del ministero degli esteri e bloccato le strade adiacenti con copertoni incendiati. Le rivendicazioni non toccano soltanto la richiesta di dimissioni della ministra, ma di tutto il governo. Non sono valse a nulla le spiegazioni del ministero che l’incontro era stato casuale, non precedentemente preparato e che al-Mangoush aveva chiarito a Cohen e a Tajani che il governo libico è contrario alla normalizzazione dei rapporti con Israele.
Yemen
Dieci soldati sono rimasti uccisi ed altri 12 feriti in un attacco delle milizie houthi, nel governatorato meridionale di Lahij. È il primo scontro armato di una certa gravità tra le forze governative ed i ribelli da oltre un anno e mezzo. La tregua era scaduta lo scorso ottobre, ma di fatto era in corso un cessate il fuoco non dichiarato e trattative segrete per un accordo di pacificazione, soprattutto dopo la ripresa dei rapporti diplomatici tra Riad e Teheran, i due paesi che si sono combattuti a distanza sul territorio yemenita. Nell’attacco contro l’unità governativa sono stati utilizzati anche droni di fabbricazione iraniana.
Sudan
Il generale Burhan è arrivato a Port Sudan, la nuova sede del governo. È stato ricevuto dal suo vice Akkar ed ha presieduto subito una riunione del nuovo governo d’emergenza. La fuga da Khartoum del generale è stata considerata una ritirata dal campo di battaglia, per l’avvio di trattative e contatti diplomatici, soprattutto con Egitto, visitata in segreto, e in Arabia Saudita (in preparazione). L’infuriata battaglia per il controllo di Khartoum è durata molto a lungo, senza che nessuna delle due parti prevalga e con forti perdite e sofferenze per la popolazione civile.
L’uscita di Burhan da Khartoum è stata l’occasione per le milizie di Pronto intervento (RSF) di presentare un piano (propagandistico) per la pacificazione, dettandone le condizioni: la formazione di un nuovo esercito unico e un governo civile.
Arabia Saudita
Riad volge le spalle a Washington per il suo programma nucleare civile e si rivolge a Cina, Francia e Russia. Dal 2018 le trattative tra Arabia Saudita e Stati Uniti sono incagliate sulla pretesa della Casa Bianca di una normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Israele e Arabia Saudita prima dell’avvio del programma. Una condizione assurda politicamente e diplomaticamente, che re Salman e suo figlio hanno respinto, condizionando un eventuale passo in quella direzione alla costituzione di uno Stato palestinese. Le condizioni umilianti hanno convinto Riad a cercare altri partner e al riavvicinamento con la Cina, che ha mediato per la ripresa delle relazioni con Teheran e ha disinnescato una tensione funzionale alle politiche di Washington e di Israele, per dominare nella regione. Secondo informazioni stampa, Bin Salman sta valutando progetti avanzati da Pechino, Mosca e Parigi per la costruzione di una prima centrale nucleare per la produzione elettrica.
Somalia
Un bombardamento aereo statunitense nel sud della Somalia ha ucciso 13 combattenti del gruppo qaedista Shabab. Lo ha annunciato il comando Africom, sostenendo che l’operazione era in supporto alle forze governative che stavano svolgendo un attacco contro i covi delle milizie jihadiste a 45 km a nord ovest di Chisimaio. Il caso somalo è un esempio del fallimento delle politiche di interventi militari stranieri nelle crisi locali.
Etiopia
Sono iniziate ieri al Cairo gli incontri tra Etiopia, Egitto e Sudan sulla spartizione delle acque del Nilo e le condizioni di funzionamento della diga etiopica “Rinascita”. I contatti sul tema sono stati fermi per 3 anni, per il rifiuto di Addis Abeba di siglare un accordo che limiti il suo uso della diga, in base alle precipitazioni stagionali, come richiesto dai governi del Cairo e Khartoum, per garantire i rifornimenti idrici in caso di siccità. Adesso che l’Etiopia ha quasi completato il riempimento del lago a monte della diga, Egitto e Sudan prendono atto della situazione e vogliono trovare una via d’uscita diplomatica al contenzioso. Da alcune rivelazioni stampa e dichiarazioni di esponenti governativi etiopici era palesato un intento di usare la diga, non soltanto per la produzione di energia elettrica, ma anche come mezzo per vendere l’acqua ai due paesi rivieraschi, un orientamento fortemente contrastato dai due paesi interessati.
Notizie dal mondo
Sono passati 18 mesi e due giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Zelensky teme di rimanere abbandonato dagli occidentali, per il fallimento della controffensiva ucraina. La guerra per gli strateghi di Washington durerà a lungo.
In Niger, l’Ambasciatore francese è circondato dai militari nella sede diplomatica. Si avvicina un intervento militare straniero appoggiato da Parigi.
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