Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
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Rassegna anno IV/n. 242 (1129)
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I Titoli:
Palestina Occupata: Quattro giovani palestinesi uccisi in un giorno. Uno di loro per mano della polizia dell’ANP. Deriva collaborazionista.
Siria: Scontri nel nord est tra curdi e arabi e offensiva militare ad Idlib. Proteste contro il carovita nelle zone controllate dal regime.
Arabia Saudita: Prove di normalizzazione tra Riad e Tel Aviv. Irrigidimento del regno dopo le rivelazioni sull’incontro di Roma.
Sudan: I partiti sudanesi fanno sentire la loro voce sulla futura fase di negoziato tra esercito e milizie.
Iran: A due settimane dal primo anniversario dell’assassinio di Amini, ondata di arresti tra attivisti e familiari delle vittime.
Libia: Ancora manifestazioni di protesta contro il governo Dbaiba.
Le Notizie:
Palestina Occupata
Quattro giovani palestinesi sono stati uccisi ieri. Due per mano dei soldati israeliani, a Nablus e Gerusalemme est; uno per mano degli agenti della polizia del presidente Abbas e il quarto in un’esplosione accidentale di una bomba rudimentale che stava fabbricando a casa.
A Nablus, un ufficiale e tre soldati israeliani sono rimasti feriti nell’esplosione di una bomba al passaggio del loro camion. L’irruzione dei soldati nella città sotto amministrazione palestinese è avvenuta per garantire ai coloni ebrei estremisti di visitare la cosiddetta tomba di Giuseppe. Centinaia di giovani hanno ostacolato l’avanzata delle camionette militari con il lancio di pietre e molotov, ma la soverchiante forza militare ha prevalso. Una cinquantina di giovani sono stati tratti in arresto.
A Gerusalemme, l’assassinio del giovane viene spiegato dalle autorità di occupazione israeliane con il tentativo di accoltellamento ad un posto di blocco.
A Tulkarem è alta la tensione, dopo la morte di un giovane per le pallottole degli agenti dell’ANP. Come al solito, il governo di Ramallah parla della costituzione di una commissione d’inchiesta (per insabbiare il caso). Le forze di sicurezza avevano tentato di rimuovere le barriere predisposte dalla resistenza armata, per ostacolare l’avanzata dei soldati israeliani. Il collaborazionismo con gli occupanti rischia di rompere la solidarietà del fronte palestinese. Tutti i partiti palestinesi, tranne Al-Fatah, hanno condannato la deriva pericolosa dello scontro interno.
Siria
Proseguono gli scontri nel nord est della Siria tra le unità curde e le milizie arabe ex alleate. Tutti i tentativi di mediazione dei notabili locali sono falliti. Le milizie rivendicano la liberazione di un capo militare arrestato con l’accusa di traffico di droga e contrabbando al confine con l’Iraq. Le Forze democratiche siriane chiedono invece il disarmo delle milizie e l’unificazione dei comandi militari. Una vicenda intricata che non promette bene, anche per le interferenze turche e l’intensificazione degli attacchi dei jihadisti di Daiesh. Una sotterranea alleanza non inedita nel nord est della Siria.
Il regime siriano non gode in questi tempi di buona salute. Oltre alle perdite militari contro le milizie che occupano il nord ovest del paese e per gli agguati dei jihadisti nella Badia siriana, il regime deve far fronte a due rivolte popolari in zone una volta terreno di sostegno: i drusi del sud e gli alawiti nel nord. A Suwaidaa proseguono, per la seconda settimana, le manifestazioni pacifiche contro il carovita. Migliaia di persone sono scese nelle piazze gridando slogan per la caduta del regime. Le forze di sicurezza hanno rimosso posti di blocco e si sono rifugiati nelle loro caserme. Tutti i tentativi di Damasco di intavolare trattative con il clero druso per proclamare la calma sono falliti.
A Latiqia, storica città di sostegno al regime, per l’appartenenza confessionale della stessa famiglia Assad, ha visto negli ultimi giorni manifestazioni popolari contro il carovita. Il governo ha deciso di cancellare le sovvenzioni statali ai carburanti e l’inflazione è schizzata a livelli insopportabili. Un insegnante ha scritto sui social che, per andare al lavoro dovrebbe spendere in carburante l’equivalente del suo stipendio. “E cosa do da mangiare ai figli?”, si è chiesto retoricamente.
Arabia Saudita
La rivelazione dell’incontro romano, tra al-Mangoush e Kohen, ha indotto Riad a rendere ufficiosamente nota la sua posizione per la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele. La stampa araba vicina a Mohammed Bin Salman titola: “La condizione del riconoscimento di Israele da parte di Riad è la nascita di uno Stato palestinese”. Da tempo l’amministrazione Biden lavora per passi in avanti su questo dossier, anche in vista delle prossime elezioni statunitensi. Contatti segreti e collaborazioni tra i due paesi sono avvenuti in questi ultimi anni, soprattutto in tema di sicurezza.
Riad ha mandato all’ANP diversi segnali per garantire un appoggio palestinese alle determinazioni del regno o almeno un tacito consenso, in cambio della ripresa dei finanziamenti sauditi e l’ottenimento di garanzie dal governo Netanyahu per l’attenuazione della repressione israeliana. Negli incontri bilaterali, le delegazioni palestinesi hanno mostrato un atteggiamento dimesso, rispetto a quello di condanna degli accordi di Abramo di tre anni fa. Hossein Sheikh, l’uomo forte di Ramallah, ha avanzato ai sauditi proposte minime: apertura di consolati sauditi e statunitensi a Gerusalemme est e il passaggio di alcune zone della Cisgiordania sotto la completa amministrazione dell’ANP.
La corsa di avvicinamento tra Riad e Tel Aviv è stata piena di passi piccoli, come per esempio quello dell’autorizzazione all’uso dello spazio aereo saudita ai voli israeliani oppure la partenza due giorni fa di un volo diretto da Gedda a Tel Aviv, per trasportare turisti israeliani atterrati per emergenza nello scalo saudita.
L’irrigidimento saudita sulla questione palestinese è solamente tattico. La risoluzione che prevede una simile prospettiva risale infatti al 2002, con l’approvazione di un piano saudita al vertice arabo di Beirut, che offriva riconoscimento diplomatico di Israele, da parte di tutti i paesi arabi, in cambio del ritiro dai territori palestinesi occupati nel 1967 e la nascita di uno Stato indipendente. Sono passati 21 anni e la situazione politica dei palestinesi si è sempre peggiorata, perché Israele intende prendere, ma mai dare.
Sudan
Dopo la visita di Burhan in Egitto e l’annuncio di un suo prossimo viaggio in Arabia Saudita, si apre in Sudan una fase nuova, che va nella direzione di rafforzare le iniziative di pacificazione e la ripresa di un ruolo politico delle forze democratiche e dei partiti. La “Coalizione delle forze per il cambiamento” ha annunciato l’invio di tre delegazioni in Sud Sudan, Kuwait e Qatar per spiegare quali sono le rivendicazioni della società civile per l’avvio del processo democratico.
La situazione militare però rimane molto tesa e i proclami dei due generali golpisti, Burhan e Hamidati, sono prove per rafforzare le posizioni nel futuro negoziato. Sono incessanti gli scontri nella capitale e a Niyala, in Darfur.
Iran
In prossimità del primo anniversario della morte di Zina Mahsa Amini in un commissariato di polizia a Teheran (16 settembre 2022), le autorità iraniane stanno compiendo restrizioni e arresti. Secondo fonti delle associazioni iraniane per i diritti umani, con sedi all’estero, nel mese di agosto sono stati arrestati 11 persone tra i parenti delle vittime uccise durante i moti di protesta dello scorso anno. Tra gli arrestati degli ultimi giorni vi è il famoso cantante Mahdi Yarrahi, per aver pubblicato una canzone che inneggia alla libertà delle donne di tenere il volto scoperto (Ascolta) e la giornalista Nazila Maroufian, per aver passeggiato nelle strade di Teheran a volto scoperto. È la quarta volta che la giovane giornalista venga arrestata per la sua disobbedienza civile contro il copricapo. L’ultima volta è avvenuta due settimane fa, il 14 agosto. L’arresto di ieri è avvenuto a casa sua e in modo molto violento, con irruzione degli agenti nel suo appartamento sfondando la porta. Condotta davanti al tribunale, è stato decretato il suo arresto immediato in attesa di indagini. La prova della sua “colpevolezza” è una serie di fotogrammi delle videocamere disseminate nelle strade e piazze della capitale.
Libia
Continuano a Tripoli e in molte altre città, sotto il controllo del governo, le manifestazioni per la caduta di Dbaiba, considerato l’artefice dell’incontro di Roma tra i due ministri degli esteri di Libia e Israele. Il tentativo del premier di scaricare tutte le responsabilità sull’incauta ministra è fallito e le informazioni sull’incontro, sia da fonti israeliane, statunitensi, italiane e libiche dello stesso ministero degli esteri (in anonimato), confermano che a dare l’ordine per compiere quel passo inopportuno è stato lo stesso premier. L’ex ministra, che formalmente non è stata ancora dimissionata, è a Londra e promette di chiarire prossimamente tutta la vicenda. Per sfuggire alle interrogazioni, Dbaiba si è recato a Misurata in auto (il suo aereo non ha ottenuto l’autorizzazione ad atterrare nell’aeroporto della città), per partecipare ad un matrimonio e ritessere i rapporti con la sua città natale, promettendo, come al suo solito, investimenti miliardari. L’attuale governo non ha più una legittimità interna e comincia a perdere il sostegno dei suoi padroni occidentali. L’inviato francese, Sorel, in visita a Tripoli, dopo l’incontro con Dbaiba ha dichiarato che Parigi sostiene le iniziative dell’ONU per le future elezioni in Libia e gli sforzi dei due parlamenti di formare un governo unitario per la gestione della fase elettorale. L’ufficio stampa del governo libico lo ha tradotto falsificando il testo per apparire come un sostegno al governo Dbiaba.
Notizie dal mondo
Sono passati 18 mesi e 6 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
Sulla crisi in Niger,
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