Abbiamo ricevuto oggi 21 ottobre 2023 questo messaggio audio di una volontaria dell’associazione Fonti di Pace, che ha operato a Gaza ed è in questi momenti a Rafah per essere evacuata appena il valico sarà aperto nella direzione dell’Egitto.
(NdR: dopo la registrazione di questo audio, sono transitate dal valico di Rafah provenienti dall’Egitto 20 camion con aiuti per la popolazione e mezzi per i soccorsi. Sono al di sotto dei bisogni, come ha dichiarato lo stesso segretario generale dell’ONU)
Trascrizione a cura di Fonti di Pace, che ringraziamo.
“Siamo qui al confine con l’Egitto e aspettiamo di poter evacuare. Forse domani sarà possibile.
Faccio un aggiornamento veloce visto che ho un collegamento di fortuna. Ma mi preme dire che l’unica intervista che ho rilasciato al TG1 ha riportato solo l’informazione relativamente alla condizione che stiamo vivendo come internazionali, e non tutto il resto.
Il ministero della salute (palestinese) ha mandato gli ultimi dati dove si parla di 4137 morti di cui il 70% sono donne, bambini ed anziani; i feriti ormai sono quasi 14.000. Ma molti dei corpi delle vittime non sono ancora stati recuperati e se ne potrebbero aggiungere quelli di altre 1400 persone che sono rimaste sotto le macerie e la metà sono bambini. Come avrete saputo Israele due giorni fa ha bombardato l’ospedale nella città vecchia di Gaza dove erano ricoverati i feriti, dove c’erano molti medici e dove avevano trovato rifugio le famiglie evacuate dalle loro case. Altri sette ospedali sono stati comunque bombardati e parzialmente danneggiati provocando in pratica un’interruzione di una parte cospicua dei servizi sanitari e oltre 21 centri sanitari distribuiti in tutta la Striscia di Gaza sono praticamente nell’impossibilità di fornire assistenza.
Israele continua ad intimare sia ai medici che agli staff sanitari di evacuare gli ospedali perché è loro intenzione bombardarli. Fino ad ora il personale medico si è rifiutato di evacuare i pazienti in altri luoghi anche perché non ci sono altre strutture sanitarie nella Striscia di Gaza che potrebbero accogliere così tanti feriti. In ultimo, e non meno importante per completare i crimini di Israele, c’è da segnalare che 46 medici sono stati assassinati e 85 sono rimasti feriti. Ventitre sono le ambulanze che sono state colpite.
Qui continua l’evacuazione di persone dal nord della Striscia di Gaza verso il sud, ma adesso in tanti si spostano verso Rafah alla ricerca di un’uscita verso l’Egitto; si parla di 500.000 sfollati che hanno trovato rifugio nelle scuole dell’Unwra (Onu) ai quali però vanno aggiunti circa 200.000 persone che hanno abbandonato le loro case e che stanno raggiungendo altri familiari oppure che stanno giungendo nelle scuole dell’Unwra. Questa ha emesso un comunicato dicendo che anche i loro centri non non sono più al sicuro, ma questa, come sappiamo bene, non è una novità poiché anche in tutte le aggressioni passate Israele ha sempre fatto oggetto dei suoi bombardamenti le strutture umanitarie e quelle ospedaliere. Ieri poi è stata bombardata anche la chiesa ortodossa con 16 morti: sotto le bombe di Israele non c’è salvezza per nessuno. Qui bisogna denunciare il fatto che giornalisti non ce ne sono. Ho sentito qualche giornalista italiano da Askelot o Shderot raccontare del lancio di missili e della popolazione israeliana molto impaurita al suono delle sirene, ma l’informazione, che dovrebbe essere un diritto per tutti, dovrebbe essere esercitata in tutti i luoghi, ma nessuno di questi giornalisti chiede di poter entrare nella Striscia di Gaza a differenza di quanto si fa ad esempio nella guerra in Ucraina. Qui si sta consumando una catastrofe nel silenzio assoluto dell’Europa e del resto del mondo, compresi i paesi arabi: le condanne sono facili da pronunciare e da scrivere, ma sono le azioni conseguenti che non ci sono mai state, garantendo così di fatto l’impunità di Israele.
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APPELLO PER AIUTARE LA POPOLAZIONE DI GAZA, IL 50% DELLA SUA POPOLAZIONE è AL DI SOTTO DEI 16 ANNI, RAGAZZI E BAMBINI
I fondi raccolti saranno destinati, appena possibile, all’acquisto di generi alimentari e materiali di prima necessità, medicinali e tutto quanto sarà possibile fornire per sollevare il popolo di Palestina dall’ennesima sofferenza.
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