Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno IV/n. 297 (1184)

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Le notizie:

Appello

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Il testo è stato tradotto in arabo ed inviato agli interessati ed ai media.

Genocidio a Gaza

Il ministero della sanità ha dichiarato il collasso totale del sistema sanitario di Gaza. La mancanza di carburante impedisce il funzionamento delle strutture e delle sale operatorie. “Il fatto che gli ospedali rimangono aperti non significa che abbiano la possibilità di curare i feriti in arrivo dopo i bombardamenti incessanti”, ha detto il portavoce in una conferenza stampa all’ospedale Shifa. “In mancanza dell’arrivo di forniture di carburanti, i neonati ricoverati nei reparti per i prematuri sono condannati alla morte”. La sottosegretaria della sanità, May Al-Kileh, ha chiesto un corridoio umanitario per trasferire i malati in Egitto.

Il numero dei morti sotto le bombe di Israele fino a ieri sera è arrivato a 5813, registrando 50 morti in una sola ora della giornata di ieri. Il numero dei bambini assassinati dall’aeronautica israeliana sono 2360 e le donne 1290. I feriti hanno superato i 18 mila persone. “Un genocidio programmato con bombe di fabbricazione statunitense”, ha detto un soccorritore ai microfoni di una TV araba. Ecco le immagini che non vedrete nelle TV in trincea: (vedi)

L’UNRWA ha annunciato che i suoi servizi si concluderanno entro oggi se non arriveranno carichi di carburante. Nei campi dell’ONU sono ospitati finora oltre un mezzo milione di persone sfollate dal nord della Striscia. Un milione e 400 mila di gazzawi sono rimasti senza casa a causa dei sistematici bombardamenti. Pulizia etnica, con gli applausi dei governi Nato esportatori di armi.

ONU

Il segretario generale dell’ONU Guterres nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza ha chiesto un cessate-il-fuoco umanitario immediato. “È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla”. Guterres ha aggiunto: “Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, sottolineando che “le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E quegli attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”. (Vedi il video ufficiale dal sito ONU). Furiosa e scomposta la reazione del governo israeliano, che non ha mai ottemperato a nessuna delle risoluzioni dell’ONU.

Trattativa per i prigionieri

È in corso una trattativa segreta ed indiretta tra Hamas e il governo israeliano con la mediazione egiziana e qatariota. Lo confermano fonti egiziane e israeliane sotto copertura di anonimato. La trattativa dura da giorni ed ha avuto una battuta di arresto dopo l’irrigidimento di Tel Aviv sulla fornitura di carburanti agli ospedali di Gaza City, che era l’unica condizione di Hamas per il rilascio di 50 civili israeliani ed internazionali nelle sue mani. Le poche voci che nei governi Nato si sono alzate per chiedere un cessate-il-fuoco umanitario, nascono ipocritamente da queste preoccupazioni, come per esempio l’ultima posizione del presidente francese Macron. La stampa francese sostiene che nelle mani di Hamas ci sono 20 civili con la doppia nazionalità francese e israeliana. La sorte dei prigionieri israeliani, civili e militari, nelle mani dei palestinesi sono il motivo del ritardo dell’offensiva di terra israeliana nella striscia di Gaza.

Gli aerei israeliani hanno lanciato ieri volantini che chiedono in arabo la collaborazione della popolazione per fornire informazioni sui luoghi dove sono nascosti gli israeliani catturati il 7 ottobre, nell’attacco di Hamas contro le colonie della cintura di Gaza, finito in una carneficina. Senza vergogna alcuna i militari di Tel Aviv scrivono, in un arabo sgangherato, nei volantini lanciati dal cielo: “Se volete un futuro migliore per voi e per i vostri figli, fate del bene e mandateci informazioni precise, sicure ed utili riguardo gli ostaggi nella vostra zona. L’esercito israeliano vi promette di fare tutto il possibile per garantire la vostra sicurezza e quella delle vostre case oltre ad una compensa monetaria. Vi garantiamo la totale segretezza”. Seguono un QR e i numeri di telefono, wapp, telgram e signal.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Un altro detenuto palestinese è morto ieri nel carcere di Ofer. È il secondo in due giorni consecutivi. Il comunicato del carcere, che non cita il nome del detenuto, parla di malore improvviso durante l’interrogatorio. Il Comitato per i detenuti ha fornito il suo nome: Arafat Hamadan, 25 anni, arrestato il 22 ottobre in Cisgiordania. “Sono esecuzioni sistematiche dietro le sbarre, per soffocare la resistenza del popolo palestinese”, scrive il comitato da Ramallah.

Continuano incessanti anche i rastrellamenti. A Betlemme è stato ferito un giovane negli scontri impari durante un tentativo di impedire la demolizione di una casa palestinese. Le truppe di occupazione hanno arrestato due ragazzi di 14 anni alle porte di Aqraba, nei pressi di Nablus. Testimoni oculari palestinesi hanno sostenuto che non c’erano scontri nella zona e che i due ragazzi stavano tornando dai campi, dove lavoravano con i genitori. Il numero dei palestinesi assassinati in Cisgiordania dall’inizio della crisi in corso è arrivato a 100 persone.

Diplomazia araba

I tre ministri degli esteri di Arabia Saudita, Egitto e Giordania hanno chiesto un immediato cessate-il fuoco e di mettere fine all’assedio di Gaza. L’incontro è avvenuto a margine della riunione del Consiglio di Sicurezza a New York. I tre ministri arabi hanno messo in guardia dal pericolo di estensione del conflitto, “che vede i paesi Nato schierati a fianco di Israele non solo contro il popolo palestinese, ma in una nuova crociata contro tutti gli arabi e i musulmani. Una percezione diffusa che non promette bene per il futuro delle relazioni internazionali”, ha detto il ministro degli esteri giordano, Safadi. Fonti dei paesi del Golfo non hanno escluso il ricorso a restrizioni nelle forniture energetiche in caso di non rispetto delle richieste dei paesi arabi ed islamici, visto che gli appelli diplomatici non trovano ascolto nelle cancellerie della Nato, degli USA e dell’UE.

Libano

La frontiera sud libanese è sempre più calda. Il premier Miqati ha compiuto una visita alla zona di frontiera e ha dichiarato che il governo lavorerà per impedire il divampare di un conflitto tra Libano e Israele. L’esodo della popolazione verso nord è incessante nel timore di un inasprimento degli scontri. Dal nord di Israele continuano l’evacuazione delle colonie ed i preparativi per l’apertura di un altro fronte di guerra. Tutt’e due le parti dichiarano di non volere un’estensione del conflitto, ma non ci sono azioni di raffreddamento del fronte. “Colpo su colpo” annunciano le due parti, in una sorta di regia del terrore. Molti paesi hanno consigliato i propri cittadini di lasciare il Libano e in una misura cautelativa la linea aerea libanese ha annunciato di ridurre i voli ed ha trasferito gli aerei in scali internazionali nel timore di un bombardamento israeliano a tappeto come quello avvenuto nel 2006.

Siria

Lancio di 7 missili terra-terra dal Golan occupato contro una base dell’esercito siriano a Daraa. Questo è il 40esimo attacco israeliano contro il territorio siriano dall’inizio dell’anno. L’esercito siriano non ha emesso nessuna dichiarazione al riguardo. Nelle prime ore di oggi, mercoledì, caccia israeliani hanno bombardato la città di Daraa. Secondo la Tv di Stato siriana, ci sono morti e feriti e distruzioni nelle abitazioni.

Solidarietà con Gaza

Grandi manifestazioni in molti paesi arabi e islamici a fianco del popolo di Gaza ed in sostegno della causa palestinese. La nuova Nakba e il tentativo di cacciare i gazzawi verso il Sinai sta mobilitando i cittadini arabi e allarma i governanti. Il governo egiziano, per evitare le espressioni di solidarietà “militante” nella parte egiziana di Rafah, ha deciso di sfollare ogni presenza civile a ridosso del valico. In Egitto dove le manifestazioni pubbliche sono vietate, le moschee ed i campi di calcio sono diventati il centro delle mobilitazioni pro Gaza. Le più grandi mobilitazioni sono avvenute ieri di nuovo a Baghdad, dove la solidarietà con la Palestina ha cancellato le difficoltà e le polarizzazioni politiche interne.

Notizie dal Mondo

Sono passati 20 mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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