Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

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Rassegna anno IV/n. 302 (1189)

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Appello

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Soluzione finale. La direttiva del Ministero dell’Intelligence israeliano sulla deportazione dei palestinesi da Gaza delinea queste quattro fasi: 1) ordine ai civili palestinesi di lasciare il nord di Gaza e consentire operazioni di terra; 2) operazioni terrestri sequenziali dal nord al sud di Gaza; 3) lasciare aperte le rotte attraverso Rafah; 4) creazione di “tendopoli” nel nord del Sinai e costruzione di città per reinsediare i palestinesi in Egitto. (vedi foto del documento in ebraico qui sotto)

Non è la guerra di Israele contro Hamas. Chi vi la racconta così è un bugiardo consapevole di mentire; succube della propaganda israeliana. Quella in corso è la mattanza di Israele contro il popolo palestinese. I bombardamenti sono intensi e continui dal cielo, da terra e dal mare. L’avanzata di terra è stata bloccata dalla resistenza e le truppe israeliane hanno penetrato per un solo km oltre la rete di separazione nell’asse nord e est. Un’unità dell’esercito di Tel Aviv è stata sorpresa alle spalle da un gruppo di combattenti. Le dichiarazioni delle due parti non convergono. Hamas sostiene che l’attacco è avvenuto all’interno del territorio israeliano, mentre l’esercito sostiene che è stato scoperto un tunnel ed è stato distrutto. Analisti israeliani affermano che Washington ha chiesto di rinviare l’invasione di terra, mentre il portavoce dell’esercito sostiene che l’operazione è stata rimodulata.  

Il Ministero della Sanità palestinese ha comunicato che il numero delle vittime dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza è salito, fino al pomeriggio di ieri, a 8.005, di cui 3.342 bambini, 2.062 donne e 460 anziani. Sono tra le 1.800 e le 2.000 le persone rimaste sotto le macerie.

La Mezzaluna rossa ha ricevuto ieri pomeriggio moniti seri dalle autorità militari israeliane di “evacuare immediatamente l’ospedale Al-Quds, poiché verrà bombardato”. Poi le zone limitrofe alla struttura sono state bombardate. La Mezzaluna rossa palestinese ha respinto le minacce. “I medici e il personale sanitario rifiutano di abbandonare gli assistiti. Preferiscono morire nel compiere il loro dovere umanitario”.

A Gaza, la farina è finita e la gente rischia di morire di fame. I depositi dell’UNRWA sono stati assaltati dalla folla affamata. È dovuta intervenire la polizia palestinese per tentare di mettere ordine, ma secondo gli ispettori dell’ONU la situazione di sicurezza a Gaza è deteriorata a causa dei continui ed intensi bombardamenti israeliani. Anche i forni sono stati messi sotto sorveglianza dalla polizia per evitare assalti.

Corte Penale Internazionale

Il procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, ha visitato il valico di Rafah. Nella sua dichiarazione ha espresso la volontà di visitare Gaza, Israele e i territori palestinesi occupati per proseguire le indagini sui crimini di guerra compiuti. Ha espresso chiaramente che non ci devono essere impedimenti ai soccorsi alla popolazione civile sotto attacco e che la CPI ha la giurisdizione su questi crimini previsti dal diritto internazionale umanitario. (La notizia su Al-jazeera enghlish).  

Israele

Netanyahu ha perso le staffe e la ragione; pur di salvaguardare la propria poltrona è capace di tutto. Anche di pugnalare alle spalle i capi delle forze armate e dei servizi di sicurezza. Lo ha fatto sui social e poi è stato costretto a cancellare le accuse e scusarsi.  Il premier israeliano aveva inizialmente puntato il dito, con un post su X, contro il capo dell’intelligence militare, Aharon Haliwa, e quello dello Shin Bet, Ronen Bar, sostenendo che prima del 7 ottobre “erano convinti che Hamas temesse di agire e cercasse un accordo”. E poi parlando di sé in terza persona: “Mai, in nessuna circostanza, il primo ministro è stato avvisato delle intenzioni bellicose di Hamas. Al contrario, la valutazione di un Hamas sulla difensiva è stata sottoposta più volte a me e al governo da tutti i responsabili della sicurezza e la comunità di intelligence. Fino al momento in cui è scoppiata la guerra”. La radio militare ha subito replicato sostenendo che Netanyahu era stato avvisato dell’eventualità di attacchi dell’asse Iran-Hezbollah-Hamas, “diventati più aggressivi per via delle lacerazioni interne a Israele, sorte con la sua contestata riforma giudiziaria”. “Stasera Netanyahu ha oltrepassato la linea rossa”, ha affermato, indignato, il leader dell’opposizione Yair Lapid. E l’ex ministro della difesa Gantz che ha partecipato al governo di emergenza ed entrato a far parte del Consiglio di guerra lo ha costretto, nel cuore della notte, a cancellare le gravi accuse.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Tre morti a Nablus, Beit Rima e Salfit durante rastrellamenti israeliani. L’attacco israeliano più violente ha colpito Jenin. Scontri e bombardamento aereo contro la martoriata città, dove sono stati uccisi 4 palestinesi e ferite altre decine di persone.

In tutte le città e villaggi della Cisgiordania si sono svolte manifestazioni di protesta contro l’invasione di Gaza e contro gli attacchi di esercito di occupazione e dei coloni nella stessa Cisgiordania.

Il piano israeliano di pulizia etnica appare con chiarezza nell’azione violenta dei coloni contro i contadini dei piccoli villaggi, che stanno subendo attacchi armati per impossessarsi delle loro terre, da annettere agli insediamenti ebraici illegali. È un piano annunciato e non velato: gruppi di coloni hanno affisso annunci, scritti in arabo, che invitano la popolazione a fuggire in Giordania “se non volete subire una nuova Nakba”.

Libano

Un drone israeliano abbattuto da Hezbollah con un razzo terra-aria. La situazione militare al confine con Israele peggiora di un giorno in giorno, ma non ha superato il limite prefissato dalle due parti, che non intendono arrivare ad uno scontro allargato. Israele continua a minacciare di radere Beirut al suolo, ma sembra retorica parolaia perché non ha ancora il via libera da Washington. I colpi dell’artiglieria israeliana contro la base Unifil e i conseguenti incendi nelle aree attorno, causati dalle bombe di Tel Aviv, sono stati oggetto di critica e di proteste internazionali. Gli ammassamenti di truppe dalle due parti non suggeriscono, però, sviluppi positivi della situazione.

Siria

L’esercito israeliano ha colpito obiettivi in Siria in risposta al lancio di razzi. Nel comunicato militare israeliano non vengono specificati i luoghi dell’attacco. L’osservatorio siriano invece afferma che missili terra-terra israeliani hanno colpito basi governative nella provincia meridionale di Daraa.

Solidarietà con Gaza

Manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese si sono svolte in Marocco, Libano, Pakistan e Tunisia, oltre a mobilitazioni in Spagna, Grecia, Australia e Canada. La richiesta di un cessate-il-fuoco non trova ascolto nelle cancellerie internazionali, che continuano colpevolmente a chiudere tutt’e due gli occhi di fronte al massacro.

Sudan

Le forze di Pronto intervento hanno affermato di avere il completo controllo di Niyala, capoluogo del Darfur meridionale e seconda città sudanese. I reparti dell’esercito si sono ritirati per mancanza di munizioni. Testimoni oculari hanno parlato di azioni di saccheggi compiuti sistematicamente dai miliziani. L’esercito sostiene che l’offensiva delle milizie è stata sostenuta da mercenari provenienti da Ciad e Repubblica Centrafricana. Attivisti di Niyala hanno rivelato che le armi arrivano alle milizie dagli Emirati arabi uniti tramite i confini occidentali. La debacle militare dell’esercito a Niyala peserà enormemente sulle trattative indirette che sono iniziate proprio ieri a Gedda.

L’ONG Emergency ha denunciato che lo staff sanitario del loro ospedale a Niyala è stato arrestato dai miliziani e non si sa più nulla della loro sorte dal 23 ottobre.

Libia

Il generale Haftar torna alla via militare e tenta di riprendersi Gharian, a circa 100 km a sud di Tripoli. Una milizia collegata all’LNA (Libyan National Army) ha tentato di penetrare nella città e ne sono seguiti duri scontri con le milizie affiliate al governo Dbiaba. Secondo fonti ospedaliere ci sono 4 morti e una decina di feriti. Nei combattimenti sono state usate armi pesanti e leggere. Artiglieria e lanciarazzi anticarro hanno sconvolto il centro città e costretto la popolazione a rinchiudersi in casa. Da Tripoli sono stati spediti soccorsi e sono state attivate mediazioni per giungere ad un cessate il fuoco con l’impegno dei notabili locali.

Sahara occidentale

Secondo fonti del Marocco, sabato sono avvenute quattro esplosioni nella città di Smara, nel Sahara Occidentale occupato. Un morto e 4 feriti. Il comunicato di Rabat non svela l’origine delle esplosioni, ma sui social sono apparse immagini di due case con il tetto danneggiato, presumibilmente da un obice di artiglieria oppure di droni. Il territorio del Sahara Occidentale era occupato dal colonialismo spagnolo e dagli anni ’70 è occupato dal Marocco, dopo il ritiro delle truppe di Madrid. Il Fronte di Liberazione Polisario, che si era battuto per l’indipendenza, è stato cacciato con migliaia di profughi in campi al confine con l’Algeria. Dal 1991, con la mediazione dell’ONU, è stato raggiunto un accordo di tregua per la tenuta di un referendum sul diritto all’autodeterminazioni, mai realizzato. Dopo gli accordi promossi dall’amministrazione Trump, gli Stati Uniti hanno riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara, in cambio di relazioni diplomatiche tra Tel Aviv e Rabat.

Notizie dal Mondo

Sono passati 20 mesi e 5 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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