di Gian Antonio Stella (Con gentile concessione dell’autore e della testata Corriere della Sera: Qui
Propaganda: i morti reali in Israele e a Gaza e poi immagini manipolate, che cercano di cambiare il senso di quel che accade
«Ormai Internet è divenuto territorio anarchico dove si può dire di tutto senza poter essere smentiti. Però, se è difficile stabilire se una notizia su Internet sia vera, è più prudente supporre sia falsa», ammoniva Umberto Eco. Parole d’oro. La guerra sui social parallela a quella che sta dilaniando israeliani e palestinesi e il mondo intorno mostra quanto mai prima come la propaganda sia diventata centrale e come troppi se ne infischino, dall’una e dall’altra parte, della «verità». Impazzita come nell’urlo di Zavattini: «La veritàaaa».
Dalla parte dei filoisraeliani spunta un video: «Ecco i terroristi di Hamas cosa fanno ai Palestinesi che tentano di lasciare Gaza. Peggio dei Nazisti». Rovine di un magazzino, macerie sparse, polvere, una fossa piena di pneumatici, due uomini in mimetica che spintonano un poveretto legato, lo scaraventano nella fossa e gli sparano. Poi un altro e un altro ancora e un altro ancora. Spaventoso. Altro video su Gaza, messo online da un complottista filopalestinese australiano. Stesse rovine, stesse macerie, stessi assassini, stesse vittime: The true face of Israel, la vera faccia di Israele. Ma non è Gaza, non è oggi. È un video del 2013. Alla periferia di Damasco, guerra civile siriana. Che importa? Conta solo seminare odio.
Si sa tutto, grazie all’inchiesta di due studiosi, su quel video messo online da New Lines Magazine già un anno e mezzo fa. Si sa che fu una mattanza di 288 civili, tra cui donne e bambini accusati di opporsi a Bashar al-Assad, si sa che avvenne nel quartiere Tadamon, si sanno perfino i nomi dei due boia. Eppure c’è chi dall’una e dall’altra parte, in perfetta malafede, ha costruito una narrazione su misura del proprio fiele.
Direte: ma se sono così scafati da saper manipolare una foto, un audio, un video, sapranno bene che c’è anche chi potrà smascherarli! Sicuro. Ma avverrà sempre «dopo»: dopo che la loro fake avrà colpito il bersaglio raggiungendo di clic in clic più persone possibili buttando lì una «verità» alternativa. Letale. Spiega Michelangelo Coltelli, il fondatore di butac.it, (Bufale Un Tanto Al Chilo), che ha smascherato la doppia falsificazione sul video siriano: «Siamo davanti ad avvelenatori di pozzi. In un’epoca in cui l’informazione viaggia alla velocità della luce, la responsabilità di condividere un post con accuratezza e responsabilità è più cruciale che mai». Ma quanti la avvertono?
C’è di tutto, online. Ecco una foto di israeliani in festa col titolo sovrimpresso: «Gaza, Gaza, Gaza is a cemetery». Commento: «Fanatici di dx israeliani celebrano la carneficina a Gaza, esultano per l’uccisione di 4 mila bambini palestinesi, cantano: Gaza è un cimitero. Non ci saranno più scuole per bambini perché non ci sono più bambini…». La foto è il fermo immagine di un documentario girato otto anni fa, non c’entra con Gaza e la stessa autrice denuncia scandalizzata online il furto e la fake? Troppo tardi…
Un giornalista indiano posta un video: «Una donna incinta nel sud di Israele è stata trovata dai terroristi di Hamas. Hanno sezionato il suo corpo. Le hanno aperto lo stomaco e hanno estratto il feto…». Un’avvocata americana dei diritti civili rilancia: «Attenzione: questo è il peggiore che abbia mai visto in vita mia. Ecco ciò che i nazisti palestinesi fanno a una donna incinta». Le immagini, parzialmente oscurate, sono agghiaccianti sul serio. Ma «ripulite» ribaltano la storia: la vittima non è una donna ebrea ma un giovane spacciatore messicano sventrato davanti alla cinepresa dai rivali di un altro cartello della droga nel gennaio 2018 a Isidoro Montes de Oca, a nordovest di Acapulco.
«Attenzione immagini forti!». Nei social arabi gira un video di atrocità veramente estrema. Si dice che si tratta di «una ragazza israeliana presa in ostaggio dai palestinesi e bruciata viva oggi in risposta ai bombardamenti di Israele contro le zone residenziali di Gaza», strilla un reel su Facebook. Segnala solo che «l’autenticità del filmato dovrebbe essere ancora confermata». Cautela, per una volta, benedetta: il video, come spiega su open.online.it un altro grande cacciatore di bufale, Davide Puente, mostra davvero una ragazza sedicenne massacrata e bruciata, ma il video originale non è in arabo ma in spagnolo e il fatto è accaduto nel 2015 in Guatemala dove «la folla inferocita bruciò viva una 16enne accusata di omicidio».
E via così. Falsa l’enorme bandiera palestinese appiccicata col Photoshop sugli spalti dello stadio dell’Atletico Madrid con la didascalia «Tutto il mondo si sta rivoltando contro le follie di Netanyahu… In Israele stesso sono migliaia le persone che stanno manifestando a favore della Palestina». Falsa la foto di un palestinese dentro un sacco bianco «beccato mentre usa il cellulare in attesa di fingersi morto dopo un bombardamento israeliano»: è una foto di Halloween scattata nel 2022 in Thailandia. Falsa l’immagine di centinaia di persone festanti che traboccano dai balconi sventolando la bandiera con la Stella di David «al passaggio dei soldati israeliani in marcia verso Gaza». Lo confessa all’agenzia Reuters e a Usa Today lo stesso autore: ha usato un programma di intelligenza artificiale. Forse lo stesso usato sul fronte opposto, secondo boomlive.in/fact-check, da chi avrebbe confezionato la foto di un padre palestinese che tra le macerie tiene per mano un bimbo e ne regge altri quattro appollaiati un po’ qua un po’ là sulla schiena. Una fake, se davvero è una fake, particolarmente stolta e feroce. Un’immane tragedia come quella che sta accadendo sotto i nostri occhi non ha proprio bisogno di altri stregoni eccitatori di odio.
Gian Antonio Stella è nato ad Asolo, 1953
Gian Antonio Stella è cresciuto a Vicenza, dove ha frequentato il liceo ginnasio Antonio Pigafetta. Entrato al “Corriere d’informazione” nell’estate 1975, è da diversi anni inviato ed editorialista del “Corriere della Sera”. Ha vinto numerosi premi giornalistici, tra cui l’È giornalismo, il Barzini, il Premiolino, l’Ischia, il Saint Vincent per la saggistica e insieme con Sergio Rizzo, nel 2008, il premio internazionale Columnistas del mundo. Tra i suoi libri più famosi L’Orda, quando gli albanesi eravamo noi, sulla xenofobia sofferta dagli emigrati italiani; La casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili (scritto con Sergio Rizzo), che con oltre un milione e trecentomila copie vendute è stato uno dei saggi più venduti di sempre; La Deriva. Perché l’Italia rischia il naufragio (ancora con Rizzo), sulla decadenza di un paese che da troppo tempo non crede più in se stesso, nel futuro e nei giovani. Si segnalano, tra i romanzi, Il maestro magro, La bambina, il pugile, il canguro e Carmine pascià, che nacque buttero e morì beduino.