Più di 1.500 artisti nel Regno Unito e internazionali hanno firmato una lettera aperta accusando le istituzioni culturali di “reprimere, mettere a tacere e stigmatizzare” le voci in favore dei palestinesi.

La lettera, i cui firmatari includono gli attori Olivia Colman, Nicola Coughlan e Juliet Stevenson, denuncia il “prendere di mira e minacciare i mezzi di sostentamento di artisti e lavoratori artistici che esprimono solidarietà con i palestinesi, così come l’annullamento di spettacoli, proiezioni, conferenze, mostre e lanci di libri”. ”.

Un estratto della lettera, condiviso da Artists for Palestine UK ( QUI ), recita:

Mentre la catastrofe si svolge, abbiamo osservato un’evidente assenza di dichiarazioni di solidarietà con il popolo palestinese da parte della maggior parte delle organizzazioni artistiche del Regno Unito.

 Troviamo profondamente preoccupante e, francamente, indicativo di un inquietante doppio standard che le espressioni di solidarietà, che sono state prontamente offerte ad altri popoli che affrontano una brutale oppressione, non siano state estese ai palestinesi.

 Una tale discrepanza solleva seri interrogativi sui pregiudizi nella risposta alle gravi violazioni dei diritti umani.

Olivia Colman

Anche nelle scorse settimane si sono avute prese di posizioni di artisti internazionali di condanna all’aggressione contro il popolo palestinesi; documenti che non hanno trovato un’attenzione dei media ma soltanto nell’editoria specializzata e solidale. Riprendiamo questo articolo da https://www.exibart.com/attualita/il-mondo-dellarte-esprime-solidarieta-per-la-palestina-in-una-lettera-aperta/

Il mondo dell’arte esprime solidarietà per la Palestina in una lettera aperta

di Yasmin Riyahi

21 ottobre 2023

Barbara Kruger, Jeremy Deller, Judith Butler e tanti altri firmano una lettera che chiede la fine della violenza indiscriminata e un sostegno per la Palestina da parte delle istituzioni culturali internazionali

Il mondo dell’arte si stringe intorno al dramma che da settimane strazia la Palestina, in una lettera che chiede di cessare la violenza indiscriminata e l’oppressione perpetrata da Israele nei territori della Striscia di Gaza. Il testo è stato pubblicato il 19 ottobre dalla rivista «Artforum», per manifestare piena solidarietà nei confronti del popolo palestinese. Tra i firmatari e le firmatarie spiccano nomi ben noti: Barbara Kruger, Jeremy Deller, Brian Eno, per citarne solo alcuni. La lettera aperta fa rapidamente il giro del mondo e, in poco più di ventiquattr’ore, altri si uniscono alla causa fino a raggiungere le ottomila adesioni. La condanna della violenza si accompagna alla richiesta rivolta ai governi internazionali di non rendersi complici dei crimini di guerra, e all’appello rivolto alle istituzioni culturali di tutto il mondo di non restare inerti rispetto a un tema così delicato. Perché il silenzio non è affatto una posizione neutrale.

La lettera aperta del mondo dell’arte per la Palestina

Dopo l’operazione estremista dei miliziani di Hamas contro Israele del 7 ottobre, il governo israeliano ha ordinato l’assedio totale della Striscia di Gaza, tagliando le forniture d’acqua, energia elettrica, cibo e carburante per i palestinesi, e rispondendo al lancio dei missili con una vigorosa potenza di fuoco e bombardamenti ininterrotti. Il numero delle vittime e dei feriti è in costante aumento, e gli aiuti non sono sufficienti per fronteggiare la crisi umanitaria.

Davanti a questo panorama sconfortante, il mondo dell’arte si è unito per denunciare la situazione. La lettera aperta fatta circolare online si esprime chiaramente: «Supportiamo la liberazione della Palestina, e chiediamo la fine delle uccisioni e dei danni arrecati ai civili, l’immediato cessate il fuoco, il passaggio degli aiuti umanitari a Gaza, e la fine della complicità dei nostri governi nelle gravi violazioni dei diritti umani e nei crimini di guerra». Nel testo sono citati i report delle ONG che condannano le azioni violente di Israele, che da anni viola le leggi internazionali per imporre un regime di apartheid sui territori palestinesi (come dichiara Amnesty International), e che ora, in una tremenda escalation, ha già intrapreso 3 dei 5 atti riconosciuti dalla Convenzione sul Genocidio delle Nazioni Unite. «Noi, i firmatari, rifiutiamo la violenza contro tutti i civili, a prescindere dalla loro identità, e chiediamo di porre fine alla causa principale della violenza: l’oppressione e l’occupazione».

Artist*, scrittor*, curator*, filmmakers e, in generale, professionist* del mondo della cultura si sono ritrovati sotto lo stesso documento Google per esprimere solidarietà nei confronti del popolo palestinese. Chiedono poi che le organizzazioni e le istituzioni di settore facciano altrettanto, poiché la loro «missione è proteggere la libertà di espressione, promuovere l’istruzione, il senso di comunità, la creatività». Proprio in nome di questi valori, i luoghi dell’arte sono stati teatro di denunce contro le ingiustizie degli ultimi anni, manifestando vicinanza nei confronti del popolo ucraino, o delle donne in Iran. Si domanda dunque di esprimere la medesima sensibilità anche in questo caso, invitando a rifiutare la disumanità «che non trova posto nella vita o nell’arte».

Il form su Google si è chiuso, e in calce si leggono alcune delle prime firme raccolte. Impossibile non notare i nomi di Silvia Federici, Judith Butler, Paul B. Preciado, Tania Bruguera, Kara Walker, Emil Jacir. Su «Artforum» l’elenco si espande fino a 4000 nomi. Intercettiamo così anche l’adesione di Lucia Pietroiusti, Diego Marcon, Joan Jonas, Adelita Husni Bey e tanti altri ancora. Una lunga lista che dimostra una solidarietà tanto attesa, in risposta al profondo senso di abbandono che la comunità palestinese sta vivendo. La lettera si conclude con l’invito a donare per fornire aiuti umanitari in Palestina e a «continuare questa importante conversazione pubblicamente, sia dentro che fuori le istituzioni culturali», perché ci riguarda profondamente tutti e tutte.

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Questa presa di posizione ha trovato una forte contrapposizione, fino al ricatto, da parte delle istituzioni israeliane e filo sioniste, ripetendo la trita accusa di antisemitismo a chiunque critichi i crimini del governo israeliano. «Credo che molti dei firmatari si stiano rendendo conto di aver messo il loro nome su una lettera molto pericolosa», ha dichiarato ad Artnet Steeve Nassima, co-fondatore della Nassima Landau Art Foundation di Tel Aviv. «Ho sentito che alcuni rispettati collezionisti che possiedono opere d’arte di alcuni dei firmatari provano un certo disagio nel vedere quelle opere appese al muro sapendo che l’artista ha firmato quella che percepiscono come una lettera antisemita», ha continuato Nassima. Nonostante queste allusioni dal tono controverso, artisti di primo piano continuano a comparire tra i firmatari, come Nan Goldin, Barbara Kruger e Judith Butler.

Le altre iniziative a sostegno della Palestina

La lettera a sostegno della Palestina non è rimasta inascoltata. Per la giornata del 20 ottobre l’Institute of Contemporary Arts di Londra ha aderito alla protesta con uno sciopero che ha chiuso le porte dello spazio culturale. Sul loro sito, la motivazione della chiusura: «Come artisti e operatori culturali che hanno già amplificato le voci palestinesi nei programmi di attività, sosteniamo i palestinesi e supportiamo la loro liberazione. Come lavoratori, chiediamo all’ICA e alle altre organizzazioni culturali nel Regno Unito di boicottare, non investire e sanzionare i movimenti che fanno della cultura uno strumento di propaganda di Israele».

Anche in Italia si sono unite alcune voci. Su tutte, quella di Art Workers Italia, che su Instagram esprime vicinanza alla causa, e condivide un prezioso elenco di articoli, podcast, associazioni e profili che riguardano il tema. L’obiettivo è quello di incoraggiare un’informazione più consapevole, lontana dai ritmi incalzanti dei social e dal sensazionalismo mediatico. Perché, come scrivono, «non c’è cultura senza diritti».

ArtWorkersItalia (AWI) ha pubblicato sul proprio canale sociale (QUI ):

Non c’è cultura senza diritti.
Alla luce della tragedia umanitaria che si sta consumando a Gaza, Art Workers Italia prende posizione contro l’inaudita e inaccettabile violenza, istituzionale e non, perpetrata ai danni della popolazione civile, ultimo capitolo di un processo di occupazione lungo più di mezzo secolo.

Esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà alla popolazione civile e alle istituzioni culturali palestinesi. Supportiamo la liberazione della Palestina, unendoci, insieme ad altrз art workers e organizzazioni, allo sciopero generale globale, per richiedere l’immediato cessate il fuoco, il rispetto della legge internazionale e la difesa dei diritti umani.

L’ingiustizia di cui siamo testimoni ci riguarda e ci impone di restare vigili e informatз per sviluppare gli anticorpi necessari contro le derive razziste, islamofobe e antisemite emerse sia da fonti di informazione imprecise e parziali, sia dal brutale linguaggio delle istituzioni governative.

Condividiamo una lista di scritti, resoconti, riflessioni e parole di chi vive in Palestina e in Israele, e di chi studia il contesto da anni, privi del sensazionalismo dei media mainstream, compilato da @maddalenafragnito e @sandra_malecane.

– Una lista di link per effettuare donazioni: @thepcrf@medicalaidpal@medicisenzafrontiere@aneraorg
– Una serie di organizzazioni palestinesi in Italia da supportare e seguire: @giovanipalestinesi.it@progettopalestina
– La lettera aperta della comunità artistica internazionale pubblicata da @artforum da sottoscrivere.

Scioperiamo insieme oggi, difendiamo i diritti umani tutti i giorni!

I have come to believe over and over again that what is most important to me must be spoken, made verbal and shared, even at the risk of having it bruised or misunderstood – Audre Lorde, The Transformation of Silence into Language and Action, 1978.

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