Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
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Rassegna anno V/n. 011 (1262)
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Le notizie
Genocidio a Gaza
Nella giornata di ieri l’esercito israeliano ha compiuto 10 stragi con oltre 120 uccisi e centinaia di feriti. Colpiti i soccorritori nell’ospedale di Khan Younis. Il totale degli uccisi è di 23.469 e i feriti rasenta i 60 mila.
Il martellamento dell’artiglieria è stato intenso per tutta la notte e all’alba di stamattina sono ripresi i raids aerei.
A Khuza’a nei pressi di Khan Younis i soldati israeliani hanno raso al suolo con i bulldozer tutte le costruzioni rimaste ancora in piedi dopo i bombardamenti. È l’operazione di preparazione della fascia di sicurezza da occupare definitivamente dall’esercito israeliano.
A Deir Balah è stata bombardata la zona dell’ospedale e sono stati impediti i soccorsi con colpi di artiglieria, da terra e da mare. A Khan Younis è stato preso di mira con i droni un convoglio di aiuti, proprio quando la gente era in fila per attendere la distribuzione dei pacchi di cibo.
La vita nei campi di sfollati, nei dintorni di Rafah, è durissima a causa del freddo e della mancanza di acqua e di cibo. Adesso si è aggiunta la pioggia che ha allagato le tende improvvisate di fogli di plastica leggera. “I materassi a terra sono stati inzuppati dall’acqua e ci hanno tolto il sonno. Questa non è vita, si scappa dalla morte per incontrare la morte”, ha detto una donna mentre i suoi 3 figli piangevano per la fame.
100 giorni di aggressione
Per i 100 giorni dell’aggressione israeliana su Gaza, è stato convocato dalle organizzazioni palestinesi e quelle solidali con la causa palestinese uno sciopero globale lunedì 15 gennaio. L’appello internazionale chiede, oltre ad uno sciopero nelle scuole, università e posti di lavoro, di esprimere solidarietà con manifestazioni e presidi davanti alle sedi diplomatiche di Israele e dei paesi sostenitori, soprattutto quelle degli USA. Un’altra modalità di protesta è di non compiere, durante il 15 gennaio, acquisti commerciali e non usare strumenti bancari per un giorno.
Corte Int. di Giustizia
Israele alla sbarra all’Aja. Si è svolta, ieri, in diretta mondiale, la prima seduta della Corte Int. di Giustizia. È stata la giornata del Sud Africa che ha spiegato, con diversi interventi, le ragioni dell’accusa ad Israele di genocidio. Soprattutto sono state citate le dichiarazioni di ministri, deputati e militari israeliani che definiscono i palestinesi come “animali subumani” (Galant, ministro della guerra), inviti a bombardare Gaza con la bomba atomica, dichiarazioni per la deportazione e la sostituzione etnica di altri due ministri, oltre alle dichiarazioni di funzionari dell’ONU sulla situazione drammatica e il blocco degli aiuti umanitari per far morire la popolazione di sete e fame, le distruzioni e la cacciata della stragrande maggioranza verso campi di fortuna. “C’è l’intenzione e l’azione per compiere il genocidio”, ha detto uno degli avvocati sudafricani in un’intervista. Oggi tocca alla difesa di Israele.
La prima giornata ha irritato molto il premier israeliano Netanyahu, infastidito e preoccupato, perché per Israele è finito il tempo dell’impunità, che però per la prima volta non ha potuto utilizzare l’arma spuntata dell’accusa di antisemitismo, perché la Corte Int. di Giustizia è il risultato di un consenso internazionale, dopo la seconda mondiale, per impedire il ripetersi dei genocidi compiuti dai nazifascisti. Non ha mancato però di accusare il Sud Africa di ipocrisia e di essere la portavoce di Hamas.
Anche il Cile ha deciso di rivolgersi alla Corte penale internazionale (Cpi) per chiedere un’indagine sull’aggressione del governo di Israele nella Striscia di Gaza.
L’annuncio è stato fatto dall’ambasciatrice cilena presso l’Onu, Paula Narváez che, dopo aver parlato con il presidente Gabriel Boric e con il ministro degli Esteri Alberto van Klaveren, ha messo al corrente della decisione l’Assemblea generale.
Yemen
Sono state attaccate con missili Hodeida, Saada e Sanaa nel cuore della notte. Washington e Londra minacciano di incendiare il Medio Oriente con una guerra contro gli Houthi in difesa di Israele. Le guerre si iniziano ma non si sa come finirle. La militarizzazione del Mar Rosso rischia di ottenere risultati al rovescio rispetto alla strategia di contenere il conflitto a Gaza e non estenderlo ad altri fronti. Secondo fonti giornalistiche, USA e GB hanno lanciato i missili da aerei, navi e sommergibili e non da basi terrestri. Sarebbero attacchi limitati e in applicazione degli avvisi precedentemente preannunciati. I miliziani Houthi hanno parlato di 84 raids con missili contro Hodeida, Hajja e la capitale Sanaa. “L’aggressione anglo-americana riceverà la risposta che merita”, ha detto il portavoce yemenita.
Nei giorni scorsi nell’Oceano Indiano, oltre agli Houthi si è aggiuta una confisca iraniana di una nave con il pretesto che gli Stati Uniti avevano confiscato un carico di petrolio iraniano tramite questa nave. “Vi è pendente un ordine giudiziario della procura di Teheran”, ha detto un portavoce delle Guardie della Rivoluzione.
Prigionieri
Un’altra testimonianza sulle torture subite, nei campi di concentramento israeliani, dai prigionieri palestinesi arrestati dall’esercito invasore. Il dott. Iyad Zaqqut è stato liberato dopo due periodi di arresto e quando è tornato a Gaza non ha trovato più la sua casa e l’unico posto per accoglierlo è stato il suo ospedale “Kamal Adwan” completamente distrutto e non più operativo se non come rifugio. “per 48 ore siamo stati tenuti all’aria aperta, nudi, sdraiati per terra con la faccia in giù e le mani ammanettate dietro la schiena. Chiunque avanzi una richiesta viene colpito duramente anche sulla testa. Offese verbali, bestemmie blasfeme contro la fede islamica e il profeta Mohammad e ci obbligavano a ripetere queste offese e chi si rifiuta riceve la sua lezione di botte. Nelle carceri israeliane alle quali siano stati condotti il trattamento violento e la pressione psicologica sono continuativi: impedimento del sonno con turni ripetuti di interrogatori con turni sulle 24 ore, un pezzo di pane una volta al giorno e divieto di fornire l’acqua”.
Cisgiordania e Gerusalemme est
La guerra israeliana è incessante contro la popolazione palestinese della Cisgiordania. Tutte le principali città sono state attaccate con irruzioni violente e rastrellamenti. Jenin e Tulkarem sono state messe a ferro e fuoco, con uccisioni, arresti e distruzioni. A Ramallah è stata arrestata la militante politica, Khalida Jarrar, del Fronte Popolare.
Diplomazia
Bliken ha concluso la sua visita itinerante in Medio Oriente con l’incontro del Cairo. Dichiarazioni slegate dalla realtà. Senza accennare alla guerra in corso a Gaza, ha parlato di normalizzazione dei rapporti dei paesi arabi, in primis dell’Arabia Saudita, con Israele come via per la pace. Ha anche citato la possibile ma remota costituzione dello Stato palestinese. Fumo negli occhi esattamente come quello avvenuto oltre 20 anni fa durante l’attacco del governo Sharon contro la sede del presidente Arafat.
Libano
Hezbollah ha colpito con missili teleguidati Kiryiat Shmona e contro una decina obiettivo militari nel nord di Israele. L’aeronautica israeliana ha colpito su tutta la linea di demarcazione arrivando fino a Nabatyie.
A Beirut ha concluso la sua visita l’inviato USA, Amos Hochstein, sostenendo che “il Libano e Israele preferiscono la soluzione pacifica del conflitto per garantire la distensione a tutta la popolazione libanese e israeliana nelle città di confine”. Gli Stati Uniti vengono in soccorso di Tel Aviv, per garantire Israele nella sua guerra contro Gaza. Nessuna assicurazione infatti è garantita contro una futura aggressione israeliana contro il Libano una volta conclusa la campagna dii Gaza. La promessa di una trattativa per la disegnazione dei confini terrestri è un inganno tattico. Israele occupa dal 1967 dei territori libanesi dai quali si è sempre rifiutata di ritirarsi. Washington sottintende che esista l’occasione di liberare i territori libanesi occupati, ma senza un impegno esplicito.
Notizie dal Mondo
Sono passati 22 mesi 18 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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