Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
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Rassegna anno V/n. 038 (1289)
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Appello
Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.
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Editoriale:
Solidarietà con l’ambasciatora Elena Basile Leggi tutto qui.
Le notizie
Genocidio a Gaza
Trattativa a mano armata. 123 palestinesi assassinati ieri a Gaza in 16 stragi dei bombardamenti israeliani. I bombardamenti non sono mai cessati di giorno e di notte. A adesso il macellaio Netanyahu minaccia l’offensiva di terra contro Rafah, nel chiaro intento di provocare l’Egitto, costringendo la popolazione sfollata a rifugiarsi nel Sinai.
Nel 125esimo giorno di aggressione sulla popolazione di Gaza, il numero totale dei morti palestinesi è arrivato a 27.708 persone e i feriti a 67.147, tutti civili e in maggioranza donne e bambini.
Il Coordinatore internazionale ONU degli aiuti umanitari in situazioni di crisi, Martin Griffith, ha descritto come tragico l’avanzamento delle truppe israeliane verso Rafah. “La situazione è già grave di per sé. Alla gente sfollata mancano le minime condizioni per sopravvivere, minacciata dalla fame, dalle malattie e della morte sotto le bombe”.
Sotto le bombe di Netanyahu avvengono drammi umani indescrivibili. Un infermiere di Rafah ha scoperto il proprio figlio tra i feriti soccorsi in ospedale ed in lacrime ha tentato di comprendere cos’era successo al resto della famiglia e in particolare alla mamma, ma il bambino dallo spavento non ha saputo esprimersi e continuava a ripetere “bombe, bombe”.
A New York, davanti all’Assemblea generale dell’ONU, il segretario generale, Guterres, ha definito la situazione come “era del caos”: “Un eventuale offensiva di terra israeliana su Rafah avrà effetti regionali pericolosissimi, perché un milione di sfollati non avranno altra via che fuggire verso il territorio egiziano”.
Trattativa
Il movimento Hamas ha fornito la sua risposta alla mediazione egiziano-qatariota, “con uno spirito positivo”. In una conferenza stampa a Beirut, il leader, Hamadan, ha spiegato che “il movimento dopo le consultazioni interne e con le altre organizzazioni palestinesi ha deciso di accettare il quadro generale proposto dal Cairo e Doha e ha delle osservazioni da proporre per la trattativa futura sui meccanismi di procedura”. Hamas propone tre fasi di scambio di prigionieri, ciascuna di 45 giorni, durante le quali alla fine verranno rilasciati tutti gli israeliani nelle loro mani e la liberazione di 1500 detenuti politici palestinesi nelle carceri israeliane, compresi i capi della resistenza Barghouti (Fatah) e Saadat (FPLP). Tra una fase e l’altra Hamas chiede prima la cessazione bilaterale delle operazioni militari, poi il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza. E garanzie internazionali di una soluzione politica della causa palestinese con la creazione di uno stato indipendente e sovrano. A queste garanzie internazionali – ha detto Hamadan – devono partecipare Russia e Cina.
Il premier israeliano ha detto che le condizioni di Hamas sono respinte totalmente. “Ho dato ordini di avviare i preparativi di attaccare Rafah”. Una dichiarazione baldanzosa per garantire la permanenza nella maggioranza dei partiti fascisti di estrema destra, di Bin Gvir e Smotrich.
Cisgiordania e Gerusalemme
Tre giovani palestinesi uccisi nel campo di Nour Shams vicino a Tulkarem. Le truppe israeliane hanno colpito il campo assediato con almeno 3 razzi lanciati da droni. Un altro giovane è morto in ospedale in seguito alle ferite subite in un attacco israeliano precedente a Kafr Ain nei pressi di Ramallah.
Incursione delle truppe di occupazione a El-Khalil, dove hanno demolito per vendetta una casa di una famiglia palestinese.
Stamattina, a Nablus, un giovane è stato ferito gravemente vicino ad un posto di blocco. L’esercito sostiene che i soldati hanno “risposto preventivamente” ad un tentativo di sparatoria. Il giovane è rimasto a terra sanguinante, mentre le ambulanze sono state tenute ferme a distanza senza poter intervenire a soccorrerlo.
Corte Internazionale di Giustizia
A L’Aja si sono svolte le votazioni per la nomina del nuovo presidente della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ). È stato eletto il libanese Salameh. Alla carica di vicepresidente è stata eletta l’ugandese, Julia Sebutinde. Ha fatto scalpore questa seconda scelta, perché la giudice Sebutinde è stata l’unica dell’intera Corte, composta da 17 membri, a pronunciarsi contro tutte le misure proposte dal Sudafrica contro Israele, accusata di genocidio ai danni della popolazione palestinese.
La prima udienza del processo si è tenuta lo scorso 26 gennaio, quando la sentenza provvisoria ha intimato a Israele di fare tutto il possibile per “prevenire possibili atti genocidari” e di fermare le uccisioni dei civili. Le disposizioni proposte sono state accolte piuttosto favorevolmente dalla corte, fatta eccezione di due giudici, il rappresentante di Israele e appunto la Sebutinde. La posizione di quest’ultima è risultata più radicale persino di quella del giudice israeliano, suscitando reazioni soprattutto in patria. La vicenda ha infatti messo in imbarazzo il governo di Kampala, che ha preso apertamente le distanze dalla giudice. “Non rappresentano in alcun modo le posizioni del paese riguardo al conflitto”, ha dichiarato il portavoce.
Diplomazia
Il viaggio di Blinken in Medio Oriente è arrivato al capolinea a Tel Aviv. Le speranze della Casa Bianca di abbellire l’immagine elettorale di Biden si sono infrante sulle rigide determinazioni di Netanyahu di continuare la carneficina a Gaza. Nella conferenza stampa non ha potuto fare altro che constatare, senza ammetterlo esplicitamente, il fallimento a convincere il premier israeliano a mettere fine all’aggressione. Ha detto che le trattative per i prigionieri continuano e la risposta di Hamas può condurre alla liberazione degli ostaggi; e poi ha divagato sulla missione di un’equipe dell’ONU nel nord della Striscia di Gaza per valutare la ricostruzione. Una fuga in avanti schizofrenica che non vede la realtà delle distruzioni che sono in corso.
Nell’incontro con il presidente Abbas a Ramallah, Bliken ha sottolineato gli aspetti umanitari dell’intervento USA, riducendo di fatto la questione palestinese ad un problema di profughi.
La debacle della missione risulta più esplicita dalle dichiarazioni saudite che smentiscono le sue affermazioni sulle positive risposte di Riad al riconoscimento di Israele. Un comunicato ufficiale dell’ufficio di Mohammed Bin Salman afferma che “non ci sarà nessun riconoscimento di Israele prima della nascita di uno Stato palestinese nei territori occupati con capitale Gerusalemme”.
Israele
Il premier israeliano è all’angolo. La risposta positiva di Hamas alle proposte per lo scambio di prigionieri ha tolto il tappeto sotto i suoi piedi. Ha dichiarato che “la guerra continua e il nostro esercito sta compiendo passi meravigliosi verso la vittoria”, ma ha subito detto che la trattativa continua. Un’ambiguità che serve a salvare le sorti del suo governo e a non rompere con l’opinione pubblica interna che chiede di riportare a casa gli ostaggi.
Il membro del Consiglio di guerra, Gantz, ha attaccato Netanyahu accusandolo di voler salvare il suo governo e di non badare alla sorte degli israeliani nelle mani di Hamas. Gantz ha minacciato di uscire dalla maggioranza in caso di fallimento di questo obiettivo.
La stampa israeliana ha pubblicato rivelazioni di fonte governativa secondo le quali Tel Aviv ha ricevuto una proposta egiziana per il dopo fine delle operazioni militari a Gaza. Secondo queste rivelazioni, il governo egiziano sarebbe disposto, dietro un’espressa richiesta dell’Autorità nazionale palestinese rinnovata, a partecipare a garantire la sicurezza a Gaza, con la spedizione di proprie truppe nella Striscia dopo il ritiro israeliano e l’insediamento di un governo palestinese. Il Cairo non ha né confermato né smentito la rivelazioni stampa israeliane.
Iraq
A Baghdad sono state sentite ieri 4 enormi esplosioni. Secondo fonti dei servizi di sicurezza, è stata presa di mira un’auto, nel quartiere Arrasafa, nella zona est di Baghdad, che trasportava un dirigente di un movimento politico iracheno anti USA. Nell’auto c’erano tre passeggeri tutti morti nel rogo dell’auto. L’attacco è avvenuto con tre missili lanciati da un drone in una zona residenziale intensamente abitata. Il leader politico assassinato è Al-Saedy, capo di Hezbullah iracheno. Durissima la reazione del governo iracheno che ha definito l’attacco con il termine di “aggressione selvaggia” contro la sovranità del paese. “Questo comportamento mina le relazioni tra Baghdad e Washington e rende inutile la presenza delle truppe USA sul territorio”.
Libano
Rivelazioni stampa USA su imminente accordo per la de-escalation militare alla linea di demarcazione con Israele. Alla mediazione multipolare avrebbero partecipato le diplomazie europee (Francia, GB e Italia) e statunitense. La proposta non prevede più il ritiro dei combattenti libanesi dalla linea di demarcazione, ma un cessate il fuoco garantito di un rafforzamento dell’UNIFIL, i caschi blu dell’ONU. Nel frattempo le operazioni militari israeliane continuano con bombardamenti aerei e dell’artiglieria. I combattenti di Hezbollah hanno risposto a questi attacchi con lancio di missili e droni.
Yemen
Attacchi aerei statunitensi–britannici a nord di Hodeida. Il portavoce degli Houthi ha accusato Washington e Londra di aver compiuto due aggressioni sul territorio yemenita ed ha espresso la determinazione del movimento a fermare il traffico delle navi dirette ai porti israeliani fino alla fine dell’aggressione sulla popolazione di Gaza. Il Pentagono ha affermato che ieri altre due navi commerciali sono state oggetto di lancio di missili che hanno colpito una in modo leggero.
Egitto
Condannato l’oppositore Ahmed Tantawi, per aver detto la verità dei fatti.
Il tribunale di primo grado del Cairo ha condannato Tantawi a un anno di reclusione e una multa, oltre al divieto di candidarsi per 5 anni. Il mancato candidato alle elezioni presidenziali dello scorso dicembre è stato accusato di “diffusione di notizie false atte a turbare la quiete pubblica” e “offesa a pubblici ufficiali”. Tantawi aveva dichiarato che suoi sostenitori erano stati arrestati durante la campagna elettorale e che “gli ufficiali giudiziari preposti alla raccolta delle firme a sostegno della sua candidatura hanno ostacolato con pretesti diversi le operazione, impedendo di fatto il raggiungimento del numero necessario alla validazione”. L’accusa è documentata con video e dichiarazioni, ma per i giudici compiacenti del potere hanno condannato il politico per aver dichiarato il vero.
La Memoria come strumento di Pace
Domenica 28 gennaio, Anbamed ha partecipato ad una tavola rotonda, a Milano, in piazza Scala, organizzata dalla CGIL (leggi l’intervento di Farid Adly)
Notizie dal Mondo
Sono passati 23 mesi e 14 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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Approfondimenti
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I bambini di Gaza mandano un video per il compleanno di Papa Francesco: Il video
Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.
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