Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
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Rassegna anno V/n. 039 (1290)
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Appello
Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.
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Le notizie
Genocidio a Gaza
Il macellaio Netanyahu non esita a compiere altre carneficine a Gaza per salvare la propria poltrona e schivare le condanne dei tribunali israeliani.
Ieri, 15 stragi a Khan Younis e Rafah con 130 civili assassinati.
Il numero totale delle vittime, uccisi e feriti, ha superato i 95 mila, ai quali vanno sommati i dispersi valutati in 17 mila civili.
Nei dintorni dell’ospedale Nasser, i cecchini hanno ucciso un gruppo di dieci sfollati che tentavano, con la bandiera bianca alzata, di dirigersi verso Rafah, come aveva ordinato l’esercito. Sono stati presi di mira uno ad uno, compresi i bambini. Contro l’ospedale Amal sono stati lanciati droni che hanno sparato contro sfollati e malati.
Testimonianza agghiaccianti degli sfollati che hanno raggiunto Rafah. “I soldati israeliani ai posti di blocco ci hanno sequestrato tutto, soldi e coperte. Anche i cappotti ci hanno tolto, per farci morire dal freddo”.
I bombardamenti aerei e con i droni hanno colpito Khan Younis, ma adesso l’obiettivo primario dell’esercito israeliano è Rafah con i suoi campi profughi, in preparazione dell’offensiva di terra annunciata da Netanyahu. Washington ha preso le distanze dall’alleato israeliano, ma non blocca la fornitura di armi che servono per completare la sua carneficina e deportazione dei palestinesi da Gaza.
Tutti gli organismi dell’ONU hanno messo in guardia dall’attacco contro i campi profughi di Rafah. “La situazione di sopravvivenza è al limite. Bombardamenti e avanzata di truppe di terra causeranno soltanto altre carneficine di dimensioni epocali e senza precedenti nella storia”.
L’OMS afferma che molta gente a Gaza sta morendo di fame e sete. I divieti israeliani alle forniture umanitarie è un crimine di guerra.
Trattativa
Netanyahu in pubblico fa il baldanzoso, ma sotto il tavolo tratta. Fonti egiziane sostengono che al Cairo è arrivata una delegazione israeliana per discutere della risposta di Hamas al piano uscito dalla riunione di Parigi del 28 gennaio. Nella capitale egiziana è arrivata una delegazione di Hamas guidata da Khalil Al-Hayya, vice presidente del movimento a Gaza.
L’accettazione di Hamas del quadro generale concordato a Parigi dai servizi di sicurezza di USA, Israele, Egitto e Qatar, ha sbaragliato i piani del macellaio di Gaza, che adesso in pubblico minaccia di invadere Rafah, per cacciare 2 milioni di palestinesi nel Sinai egiziano, ma in segreto tratta con Hamas.
La controproposta di Hamas comprende una tregua di 135 giorni divisa in tre fasi ciascuna delle quali è dii 45 giorni, per il rilascio di tutti i prigionieri israeliani nelle sue mani, in cambio della liberazione di 1500 detenuti palestinesi nelle carceri israeliane e il passaggio degli aiuti umanitari di cibo, medicine e carburanti alla popolazione. Dopo la prima fase l’esercito israeliano si deve ritirare da Gaza; dopo la seconda il ritorno della popolazione sfollata alle sue città di origine e dopo la terza si avvia il processo negoziale per una soluzione politica della questione palestinese con il coinvolgimento anche di Russia e Cina.
Corte Penale Int.
Il procuratore generale della CPI, il britannico Karim Khan, ha dichiarato che “le immagini che arrivano da Gaza mi hanno causato molta preoccupazione. Chiunque abbia cuore dovrebbe preoccuparsi per quel che succede che denota la mancanza di rispetto delle leggi internazionali”. È una dichiarazione insolita di un procuratore che si era giustamente affrettato a visitare Israele e incontrare le famiglie delle vittime dell’attacco palestinese del 7 ottobre 2023, ma non si è mai recato a Gaza per visitare i luoghi dei crimini quotidiani compiuti dall’esercito israeliano che durano da 126 giorni. Dall’intervista traspare una certa ritrosia ad avviare una procedura contro il governo israeliano e i suoi generali: “Le nostre inchieste sono in corso e ci muoveremo quando le prove raccolte saranno di un certo livello”. Forse ha paura di essere accusato di antisemitismo?
Cisgiordania e Gerusalemme
Sei giovani palestinesi sono stati feriti nell’attacco israeliano contro Beit Fureik, nel distretto di Nablus.
Rastrellamenti dell’esercito israeliano a Nablus, Tulkarem e Ramallah, Jenin, Betlemme e Ariha. È una guerra israeliana non dichiarata che non trova copertura mediatica a causa delle atrocità compiute a Gaza.
A Gerusalemme, le autorità di occupazione hanno impedito ai fedeli musulmani di compiere le preghiere per la festività di “Israa wa Mirage”, ricorrenza che evoca il viaggio notturno del profeta Mohammed dalla Mecca a Gerusalemme e la sua ascensione.
Israele
Il Consiglio di guerra si è riunito ieri fino alle due di notte per discutere la proposta di Hamas per un cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri. Una riunione difficile – come l’hanno definita i media pubblici israeliani. A metà riunione il ministro della difesa Gallant e il capo di Stato maggiore Halevi hanno abbandonato la sede del governo. Non sono stati rivelati i contenuti del dibattito al vertice israeliano. Le dichiarazioni di Netanyahu prima della riunione sono state quelle dell’ordine all’esercito di avviare la campagna militare terrestre contro i campi profughi di Rafah.
A Tel Aviv e Gerusalemme si sono svolte grandi manifestazioni contro la politica di Netanyahu e per chiedere lo scambio di prigionieri. Sono state chiuse per diverse ore le principali arterie di collegamento.
Iraq
Sono iniziate a Baghdad le riunioni di alto livello tra le delegazioni militari di USA e Iraq, per definire il futuro della presenza delle truppe straniere nel paese. Il ricorso di Washington agli assassinii mirati contro alti ufficiali di Hashd Shaabi, ha irritato fortemente il governo Soudani, che adesso chiede, per salvare gli equilibri interni, la partenza di tutti i militari USA e alleati. I bombardamenti statunitensi alle basi dii Hashd Shaabi al confine con la Siria sono state contrastate con dichiarazioni di prammatica, ma quando i droni USA hanno colpito nel cuore di Baghdad e ucciso dirigenti di gruppi inquadrati nell’esercito iracheno impegnati nella lotta contro il terrorismo jihadista, il governo iracheno non ha nascosto la sua opposizione e con un linguaggio durissimo ha chiesto il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq.
Libano
L’esercito israeliano ha avviato in Sud Libano la politica degli assassinii mirati. A Nabatyie, un drone israeliano ha lanciato un missile contro l’auto di Abbas Dabbas, capo militare di Hezbollah, uccidendolo. Il movimento libanese ha sferrato un lancio di missili contro le colonie ebraiche del nord Galilea e nel Golan occupato. Tel Aviv ha confermato che un ufficiale e tre soldati sono rimasti feriti gravemente. I caccia israeliani hanno compiuto raids su quasi tutta la linea di demarcazione. Una guerra di media intensità iniziata i primi di ottobre, dopo i bombardamenti israeliani su Gaza. Il capo del partito, Nasrullah, ha dichiarato ripetutamente che gli attacchi contro Israele finiranno nel momento nel quale Tel Aviv smette di bombardare Gaza. Israele occupa dal 1967 una porzione di territorio libanese dal quale rifiuta di ritirarsi e di fatto lo ha già annesso con l’insediamento di diverse colonie ebraiche, che attualmente sono state evacuate dalla popolazione civile.
Yemen
Il Pentagono ha confermato che all’alba di oggi sono state distrutte, in un porto yemenita, 4 barche teleguidate pronte per essere lanciate contro navi commerciali nel mar Rosso. Altre 4 rampe di lancio sono state colpite sul terreno, sempre nel nord delle zone yemenite sotto il controllo del governo di Sana’a. Gli Houthi hanno denunciato le aggressioni anglo-statunitensi che “hanno causato vittime civili” e hanno prospettato una risposta nei prossimi giorni contro obiettivi militari.
L’Unione Europea si accinge ad avviare la sua operazione “Aspides” nel mar Rosso. Una missione armata che ipocritamente viene definita difensiva.
Pakistan
Sono in corso le operazioni di spoglio delle schede per le elezioni politiche ed amministrative pachistane. Una tornata elettorale difficile, segnata dall’arresto dell’ex premier Oumran Khan e il divieto a candidarsi per 5 anni e l’esclusione del suo partito Insaf dalle elezioni in corso, da un intervento diretto dell’esercito nelle vicende politiche e da forti attacchi terroristici di jihadisti e di gruppi secessionisti. Durante il voto, il ministero dell’interno ha bloccato la rete Internet, per motivi di sicurezza, ma l’intento chiaro era quello di impedire la diffusione di una propaganda capillare a favore dei candidati indipendenti. Secondo i primi dati parziali non ufficiali, pubblicati dai media pachistani, i candidati indipendenti appoggiati dal partito Insaf sono in grande vantaggio. La commissione elettorale non ha ancora diffuso i dati parziali, adducendo problemi di connessioni telematiche. In Pakistan, gli elettori sono 120 milioni e votano per eleggere 266 parlamentari nazionali e 593 rappresentanti nei consigli regionali. L’ex premier Nawwaz Sherif, appoggiato dai militari sembra che non ce la faccia a vincere malgrado tutti i pronostici.
La Memoria come strumento di Pace
Domenica 28 gennaio, Anbamed ha partecipato ad una tavola rotonda, a Milano, in piazza Scala, organizzata dalla CGIL (leggi l’intervento di Farid Adly)
Notizie dal Mondo
Sono passati 23 mesi e 14 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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Approfondimenti
In ricordo di Massimo Gorla QUI
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Contro la scorta mediatica di Netanyahu Leggi tutto
La resistenza del popolo curdo contro il genocidio QUI
In ricordo di John Pilger, un maestro di giornalismo. leggi.
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A proposito di foto di guerra e di confronti pertinenti: I prigionieri palestinesi denudati ed esposti al mondo cosa vi ricordano? Qui
I bambini di Gaza mandano un video per il compleanno di Papa Francesco: Il video
Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.
- [Finestra sulle Rive Arabe] Tra sogno e incubo, alcuni aspetti della narrativa fantastica egiziana contemporanea. QUI
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