Mentre a Gaza i bombardamenti israeliani continuano incessantemente a colpire la popolazione palestinese, sotto assedio e stremata dalla fame, le voci che in Italia osano ricordarlo vengono squallidamente represse.
A Sanremo queste voci sono state subito accusate di essere “propaganda anti-israeliana” e “offensive nei confronti degli ebrei” da alcuni rappresentanti delle comunità ebraiche e dall’ambasciatore israeliano Alon Bar. L’accusa è stata poi ripresa da esponenti politici e mediatici della destra più becera, come sempre pronti a distorcere e strumentalizzare il discorso sull’antisemitismo. Infine, la dirigenza Rai ha cercato di silenziare queste critiche, mentre fuori dal festival la repressione del dissenso ai crimini israeliani e alla complicità italiana assume forme ben più aggressive, come con le violente cariche ai manifestanti di questi giorni.
È uno spettacolo purtroppo non meno italiano di quello canoro, nel suo essere allo stesso tempo macchiettistico e brutale.
Crediamo che, se l’ambasciatore israeliano fa come crede il suo imbarazzante mestiere, ai dirigenti delle nostre comunità non spetti affatto di interpretare lo stesso ruolo: così facendo rischiano invece di alimentare confusioni e pregiudizi, e si macchiano della stessa colpa di cecità alle vittime “altrui” che tuttɜ noi abbiamo deplorato dopo il 7 ottobre.
Come ebreɜ non ci sentiamo affatto offesɜ da chi ricorda e si oppone in ogni ambito pubblico al massacro israeliano in corso a Gaza: riteniamo al contrario che farlo sia un dovere morale. Così come è dovere della Rai e di tutti i media raccontare tutta l’enormità di quanto sta accadendo. Ed è dovere politico del governo italiano smettere di supportare i crimini di guerra a Gaza e il regime di occupazione, colonizzazione e apartheid israeliano, ed esercitare ogni pressione per porre fine a questa immane catastrofe.