Per ascoltare l’audio di oggi, 08 giugno 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 153 (1404)
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Le notizie:
Sono passati 8 mesi di intensi bombardamenti israeliani sulla popolazione civile a Gaza. Genocidio e pulizia etnica. Nella giornata di ieri, i generali israeliani hanno compiuto 8 stragi provocando l’uccisione di 77 civili e il ferimento di altri 221. È stato bombardato il municipio di Nuseirat, uccidendo il sindaco e diversi suoi collaboratori, mentre stavano coordinando le operazioni di soccorso.
Un’altra scuola dell’UNRWA nel campo Shati, trasformata in un rifugio per sfollati, è stata bombardata provocando decine di persone in maggioranza bambini.
Il nostro commento fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
ONU
Il segretario generale dell’ONU, Guterres, ha informato il rappresentante di Tel Aviv al Palazzo di Vetro che Israele è stato inserito nella lista nera dei paesi che non garantiscono protezione ai bambini. Ogni anno Guterres compila un elenco di paesi e gruppi armati che ritiene abbiano commesso gravi violazioni contro i bambini durante i conflitti. La pubblicazione ufficiale del rapporto è a fine giugno.
Nella lista della vergogna, Israele si trova in compagnia di Russia, lo Stato Islamico, al Qaeda, Boko Haram, l’Afghanistan, l’Iraq, il Myanmar, la Somalia, lo Yemen e la Siria.
Situazione umanitaria
La situazione dell’infanzia a Gaza è una catastrofe programmata. 17 mila orfani, di uno o dei due genitori; 3.500 bambini rischiano la morte per la mancanza di cibo; 15.517 sono stati assassinati dall’inizio dell’invasione di Gaza.
Un appello delle agenzie internazionali per la fornitura di generatori elettrici e carburante, in modo di permettere agli ospedali palestinesi di Gaza di poter tornare a funzionare.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Rastrellamenti nella provincia di Jenin ed in particolare a Ya’bed, dove è stato assassinato un giovane. Altre operazioni militari dell’esercito israeliano sono state compiute a Anata, est di Gerusalemme, a El-Bira, al campo di Al-Ayn, ad ovest di Nablus. A Tulkarem, l’esercito israeliano ha assassinato stamattina un giovane palestinese, ucciso a sangue freddo con una pallottola in testa.
Nel villaggio di Qusra, della provincia di Nablus, i coloni sono penetrati nella notte, protetti dai soldati, ed hanno appiccato il fuoco nelle case e nelle auto dei palestinesi. Nei video postati sui social si vedevano alte colonne di fumo nero. Un ragazzo palestinesi è rimasto gravemente ferito dalle pallottole israeliane.
Coloni hanno appiccato il fuoco nei raccolti a Burqa, nei pressi di Ramallah. È un’offensiva di violenze quotidiane programmata e deliberata con l’obiettivo di costringere la popolazione a fuggire dalle proprie case e dalle proprie terre. Una deportazione strisciante per una pulizia etnica.
Israele
Scade oggi, 8 giugno, l’ultimatum che il ministro del Consiglio di guerra Benny Gantz ha dato al premier Benyamin Netanyahu per presentare un piano per Gaza, pena l’uscita dal governo. A metà maggio, il leader centrista – entrato all’avvio del conflitto nel governo di emergenza nazionale – intimò a Netanyahu di “scegliere”. “Altrimenti – aggiunse – usciremo dall’esecutivo”. Il punto centrale dello scontro tra i due alleati-rivali è sul piano del dopo guerra. Gantz aveva indicato per il futuro politico di Gaza “una direzione Usa-Ue-araba” in contrasto con quanto sostenuto da Netanyahu contrario ad un coinvolgimento dell’Autorità nazionale palestinese nel governo della Striscia e deciso a mantenere l’occupazione militare del territorio.
L’ex ministro della difesa Avigdor Lieberman, del partito di destra “Israele Beytenu” (opposizione), ha dichiarato: “Sono passati 8 mesi di guerra e invece della vittoria totale abbiamo guadagnato la vergogna totale”.
Prigionieri
Le due sorelle Shreida, Banan (24 anni) e Ibaa (22 anni), di Nablus, sono state liberate dal carcere israeliano di Damona, dopo una condanna di due mesi con l’accusa di aver pregato nella moschea di Al-Aqsa. Hanno raccontato le dure condizioni di prigionia e la violenza subita durante gli interrogatori. Vicende indicibili per aver compiuto un diritto di libertà di culto. A Gerusalemme occupata i musulmani della Cisgiordania, per poter pregare nelle moschee di Al-Aqsa, hanno bisogno di un permesso dalle autorità di occupazione. Loro si trovavano già a Gerusalemme perché studentesse dell’Università palestinese. Sono state arrestate durante una delle irruzioni delle forze di occupazione nel luogo di culto. Hanno subito torture e umiliazioni soltanto perché erano palestinesi. Occhi bendati e mani legate dietro la schiena con le fascette di plastica strettissime, che hanno lasciato il segno tutt’ora presente, come se fossero delle pericolose criminali. Per due mesi i familiari non hanno saputo dove siano detenute le due ragazze. “Gli aguzzini volevano estorcere confessioni di appartenenza alla resistenza, una loro fissazione. Siamo state perquisite completamente nude, uno dei primi interrogatori è durato 22 ore di seguito con quattro turni di ufficiali dello Shabak che si alternavano e ripetevano le stesse domande. Durante gli interrogatori, avvenuti separatamente, hanno usato il metodo dell’affogamento nel secchio di acqua e alcune volte nel water. Non avevamo nulla da confessare, perché eravamo e siamo soltanto delle studentesse universitarie. Siamo state condannate a due mesi di reclusione e una multa di 600 dollari, per aver compiuto un dovere di culto musulmano”. Una storia di oppressione che i palestinesi vivono sotto l’occupazione militare israeliana, che non vi racconterà nessuno dei giornaloni scorta mediatica del genocidio.
Diplomazia
Il segretario USA Blinken visiterà la regione la prossima settimana. Il suo viaggio toccherà Amman, Il Cairo, Doha e Tel Aviv. È un ulteriore tentativo di salvare la trattativa per lo scambio prigionieri che il presidente Biden si è intestato. La proposta di risoluzione presentata al Consiglio di Sicurezza trova ostacoli prima di tutti dallo stesso Netanyahu, che ha appena fatto dichiarare al propro rappresentante all’ONU che non è d’accordo con la citazione del nome di Israele a fianco di quello di Hamas ai quali si chiede di rispettare la risoluzione. Israele si sente al di sopra delle norme internazionali e si erge a giudice sulle organizzazioni internazionali, quando non può ricattarle o minacciarle. Gli esempi non mancano: dalla Corte di Giustizia alla Corte Penale e infine all’ONU, attaccato per l’inserimento di Israele nell’elenco della vergogna tra i paesi e entità che uccidono bambini e non lii proteggono neii conflitti.
Le tensioni nella regione sono al massimo: il negoziato per lo scambio di prigionieri è fermo perché Netanyahu non vuole perdere la poltrona e si rifiuta di dichiarare la fine dell’aggressione su Gaza. Anche le trattative con l’Egitto per la riapertura del valico di Rafah sono fallite per il rifiuto di Netanyahu di ritirare i carri armati dalla linea di demarcazione. Un altro tema che Blinken dovrà affrontare con Netanyahu è l’annunciato invito del Congresso, a due camere unificate, per un suo discorso in sfida agli annunciati ordini di arresto dalla CPI. Il Congresso ha votato una legge pe le misure di sanzioni contro i procuratori dell’Aja, ma l’invito a Netanyahu rischia di entrare a gambe tese nel vivo della campagna elettorale statunitense, guastando le feste a Biden.
Solidarietà
Una grande manifestazione di solidarietà con la Palestina e contro il genocidio a Gaza è stata tenuta ieri a San’aa in Yemen. Altre grandi manifestazioni si sono svolte a Baghdad, Rabat, Beirut e Teheran.
235 artisti francesi hanno lanciato un appello al presidente Macron di riconoscere lo stato Palestinese, “per rafforzare il cammino verso una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese e mettere fine alla carneficina in corso a Gaza”. L’appello è stato pubblicato interamente sul quotidiano Liberation e descrive la situazione a Gaza come “un genocidio in atto documentato in diretta”. I firmatari si chiedono “fino a che punto la diplomazia francese deve aspettare per agire attivamente: non bastano 35 mila civili uccisi? A quanti crimini contro l’umanità dobbiamo assistere prima che Parigi intraprenda un’azione umanitaria?”.
Sudan
Duri scontri ad Omm Dorman, uno dei tre quartieri della capitale Khartoum. Secondo fonti ospedaliere ci sarebbero almeno 50 morti dalle due parti in conflitto. Scambi di artiglieria in mezzo alla città e quindi la maggior parte delle vittime sono civili.
Un altro focolaio di tensione è la città di El-Fasher, ultimo capoluogo delle province del Darfur in mano all’esercito. Secondo fonti indipendenti, negli ultimi 10 giorni ci sono state 1500 vittime e migliaia di feriti. Gli appelli delle organizzazioni umanitarie e quelli dell’ONU sono caduti nel vuoto. Nel Darfur sotto il controllo delle milizie ribelle, ex Janjawwed, è in corso una pulizia etnica; vittime sono le popolazioni non arabe.
L’offensiva delle milizie Pronto Intervento ha toccato anche la provincia di Al-Jazira, a sud della capitale, dove è stata compiuta una strage con oltre 200 vittime uccise nei bombardamenti e durante il breve periodo di occupazione di un villaggio agricolo, Wedd Ennoura (vedi Anbamed di ieri 7 giugno).
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, tre mesi e 14 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina
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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto
[Giornalismo] La figuraccia dei giornaloni scorta mediatica del genocidio a Gaza. di Farid Adly Qui
Approfondimenti
[Echi della stampa araba]: a cura diMargaret Petrarca (Per saperne di più)
[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI
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