Per ascoltare l’audio di oggi, 11 giugno 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 156 (1407)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
La mattanza israeliana a Gaza continua senza che nessuna potenza fermasse le mani degli assassini. Anzi, le potenze USA, UE e Nato la foraggiano di armi. I generali israeliani hanno ucciso ieri, in 5 stragi, 40 civili e ferito 218.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
Lo spettro della fame è alle porte in tutta Gaza. I valichi di terra sono chiusi, il PAM ha annunciato che non utilizzerà il porto galleggiante statunitense dopo i sospetti sul suo utilizzo nell’attacco di sabato a Nuseirat. “è troppo pericoloso per gli operatori. L’esercito israeliano ha usato un camion di trasporto aiuti per camuffare i suoi soldati d’assalto”.
Il ministero della sanità palestinese ha annunciato che l’unica fabbrica per la produzione di bombole di ossigeno per gli ospedali ha un solo giorno di autonomia, per mancanza di carburante: “Sono in pericolo di vita migliaia di malati e feriti ricoverati negli ospedali da campo, che hanno urgente necessità di ossigeno per sopravvivere”.
Il portavoce dell’ONU sulla situazione negli ospedali, dopo la macelleria di sabato 9 giugno, si è espresso con questi termini: “Le operazioni militari israeliane nel campo rifugiati di Nuseirat, a Gaza, hanno sopraffatto la già limitata capacità operativa di ospedali come Al Aqsa e Al Wada a Deir al Baleh e del complesso sanitario Nasser a Khan Younis”. I dati sono quelli dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari per le Nazioni Unite (OCHA). Sabato, ha aggiunto il portavoce, all’ospedale di Al Aqsa sono arrivari circa 700 feriti, “che è quasi cinque volte la capacità di accoglienza”. Solo un generatore è attualmente in funzione. L’Onu ha inoltre sottolineato la carenza di carburante per far funzionare gli ospedali e le infrastrutture. Le forniture d’acqua sono soltanto al 26 per cento della produzione registrata prima dell’inizio dell’invasione israeliana.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Un gruppo di forze speciali israeliane è penetrato nel villaggio di Kfar Nu’uma, ad ovest di Ramallah e ha teso un agguato a un gruppo armato palestinese. Nello scontro a fuoco sono rimasti uccisi 4 giovani sorpresi in un’auto. Per coprire la loro ritirata, i soldati israeliani hanno sparato sulla folla causando il ferimento di almeno 8 persone.
Scontri armati a anche a Tulkarem, Tobas e nel campo di Al-Fariya tra formazioni di resistenza armata locali e l’esercito israeliano, dove sono stati registrati altri due giovani palestinesi uccisi.
Nei villaggi attorno a Nablus e Ramallah, i coloni ebrei hanno appiccato il fuoco nelle auto degli abitanti e incendiato i raccolti. I soldati che presidiavano le strade hanno osservato i fatti criminali senza muovere un dito. Hanno cominciato a sparare contro gli abitanti palestinesi che tentavano di cacciare i coloni con il lancio di pietre. Ci sono stati – secondo il comunicato delle Mezzaluna rossa – 12 feriti di arma da fuoco che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche.
A Gerusalemme ignoti hanno appiccato il fuoco nei giardini della “dimora d’Oriente”, la sede dell’OLP prima dell’occupazione militare israeliana della città nel 1967. L’incendio ha divorato alberi secolari e solo per l’intervento spontaneo della popolazione è stato possibile evitare che le fiamme toccassero la casa di pietra e legno. La struttura è stata usata dalle organizzazioni palestinesi dopo gli accordi di Oslo come sede di rappresentanza, ma il governo israeliano aveva ordinato la sua chiusura dal 2001.
Diplomazia
Blinken dal Cairo lancia un appello ai paesi arabi di far pressioni su Hamas per accettare l’accordo di Biden trasformato dal Consiglio di Sicurezza in una risoluzione. Una campagna diplomatica sbilenca a senso unico, che nasconde il fatto che il governo Netanyahu non si è mai espresso a favore di questo piano e continua a parlare di una guerra continua e di una trattativa sotto la pressione del fuoco.
Il presidente egiziano Al-Sisi ha chiesto che gli Stati Uniti facciano le necessarie pressioni su Tel Aviv per sbloccare la situazione, soprattutto della riapertura dei valichi di frontiera terrestri.
Nel suo incontro a Tel Aviv, Blinken ha discusso con Netanyahu la fase post bellica a Gaza e le prospettive di un riconoscimento diplomatico di Israele da parte dell’Arabia Saudita. È la carota che la diplomazia USA sta usando per far passare il piano e sbloccare la campagna elettorale di Biden. Lo specchietto per le allodole della soluzione dei due Stati è soltanto per il consumo dei paesi arabi e finche i giochi saranno guidati da Washington non se ne farà nulla, come gli oltre 30 anni passati dai famigerati accordi di Oslo (settembre 1993 alla Casa Bianca).
Prigionieri
Gli Stati Uniti sembrano intenzionali ad aprire una trattativa diretta con Hamas per il rilascio dei 5 ostaggi israeliani con nazionalità statunitense. Lo rivela una rete televisiva USA, senza citare la fonte. “Sarà una trattativa come quella aperta con i Taliban a Doha”, dice la fonte. Nel momento dell’uscita di Gantz dal governo di Tel Aviv, Washington teme l’irrigidimento di Netanyahu, soprattutto alla luce delle dichiarazioni estremiste dei ministri del “Sionismo religioso” che chiedono di bruciare Gaza e deportare la sua gente. L’amministrazione Biden ha bisogno di portare a casa un risultato da spendere nella campagna elettorale e riportare a casa i 5 statunitensi potrebbe essere una carta vincente.
La sanguinaria carneficina del 9 giugno a Nuseirat, che è costata la vita a 274 palestinesi e il ferimento dii circa altri 700, ha inceppato il meccanismo di mediazione. Qatar e Egitto hanno condannato l’attacco, definendolo un sabotaggio alla trattativa. Gli sviluppi politici nel governo Netanyahu con le dimissioni di Gantz e il rafforzamento all’interno della maggioranza dell’ala più estremista, hanno condizionato l’iniziativa negoziale e il premier non rilascia dichiarazioni se non dopo successi militari a Gaza.
Israele
Il ministro estremista Bin Gvir chiede ad alta voce di entrare nel Consiglio di guerra. L’uscita di Gantz complica la vita di Netanyahu, che adesso deve temere maggiormente i suoi alleati estremisti, pena la caduta del suo governo e la conseguente perdita dell’immunità dai processi.
Dall’opposizione, l’ex ministro della difesa Lieberman ha fatto appello a Gantz di lavorare insieme a tutta l’opposizione, per far cadere il governo e elezioni anticipate in autunno.
ONU
Il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione di cessate il fuoco proposta dagli Stati Uniti. 14 voti a favore e un astenuto, la Russia.
La risoluzione nella sua forma riveduta si rivolge parimente a Israele e Hamas di accettare “la proposta sul tavolo” per il cessate il fuoco, scambio prigionieri e ingresso degli aiuti umanitari. La delegata USA nel suo intervento però ha insistito nel chiedere a Hamas di accettare il piano Biden, “perché Israele l’ha già accettato”, raccontando una bugia-mantra della diplomazia statunitense.
Hamas ha espresso soddisfazione per l’approvazione della risoluzione e ha affermato che negli accordi dev’essere scritto chiaro l’impegno per la fine del conflitto alla fine della terza fase prevista nel piano.
Il segretario generale Guterres ha condannato l’attacco israeliano su Nuseirat che nell’operazione di liberare gli ostaggi ha ucciso quasi 300 civili palestinesi e ferito 700.
Il numero dei giornalisti uccisi a Gaza è salito a 150. Nell’attacco di sabato 9 giugno sono stati 3 i giornalisti e fotoreporter, due donne e un uomo, assassinati dalle pallottole israeliane. Ahlam Izzat, Dina Batnigi e Abdallah Jammal. I parenti di quest’ultimo hanno respinto le accuse dell’esercito israeliano di essere il carceriere di una donna ostaggio israeliana. “è una campagna infamante propagandistica per oscurare i crimini che hanno compiuto. La colpa della famiglia Jammal è quella di abitare nello stesso palazzo dov’era incarcerata la donna”. La macchina di propaganda dell’esercito per attaccare Al-Jazeera è nata, infatti, soltanto dopo la pubblicazione di un rapporto dell’Osservatorio Euro-mediterraneo per i diritti umani, che aveva elencato i nomi del giornalista e della sua famiglia trucidata per intero, padre medico di 73 anni, la madre, la moglie e due figli. Al-Jammal aveva rilasciato ad Al-Jazeera dichiarazioni durante la grande marcia del ritorno, organizzata nelle vicinanze della rete di demarcazione di Gaza, per chiedere la fine dell’embargo e il diritto al ritorno. La macchina del fango di Tel Aviv ha colto l’occasione per colpire l’emittente del Qatar e nello stesso tempo giustificare l’assassinio mirato dei giornalisti. Secondo tutte le organizzazioni internazionali dei giornalisti, la guerra israeliana a Gaza è stata la più sanguinaria per l’assassinio mirato di giornalisti, da almeno 30 anni. www.anbamed.it
Yemen
Gli houthi hanno annunciato di aver catturato una cellula di collaborazionisti con le forze armate statunitensi, che avevano fornito informazioni per i bombardamenti. Sono in realtà funzionari locali ed internazionali che lavoravano con le agenzie dell’ONU. In un comunicato, il Commissario Dujarric ha chiesto il loro immediato rilascio e ha rivelato che il loro numero è 11 funzionari. Secondo il capo dei servizi di sicurezza dei houthi, “alcuni degli arrestati erano funzionari dell’ambasciata USA che si sono riciclati come operatori umanitari, per continuare a fornire alla CIA informazioni sensibili sul paese”. Questi drammatici sviluppi sono l’effetto dell’alta tensione nella regione. Ieri, per il secondo giorno consecutivo, caccia USA e britannici hanno bombardato il porto di Hodeida, “per distruggere rampe di lancio di missili”, ma a morire – secondo la stampa yemenita – sono i civili tra i quali alcuni pescatori che hanno visto le loro barche distrutte.
Una palestinese al PE
Rima Hassan, avvocata di 32 anni, è la prima palestinese ad essere eletta al PE. Di nazionalità francese, è laureata alla Sorbonne con una tesi sulle discriminazioni razziali in Sud Africa e Israele. È membro del partito di sinistra La France Insoumise. Rima Hassan non le manda a dire a nessuno ed ha parlato nei suoi comizi del genocidio israeliano a Gaza.
È nata in un campo profughi in Siria e si è trasferita in Francia, con la madre e i 4 fratelli, quando aveva 10 anni. Nel 2019 aveva fondato l’associazione “Osservatorio sui campi di rifugiati”. È stata oggetto di campagne denigratorie piene di odio per le sue origini palestinesi, accusandola addirittura e senza vergogna di antisemitismo. Ha denunciato tutti i suoi denigratori alle autorità giudiziarie e per risposta ha ricevuto una convocazione dalla polizia per interrogarla sui suoi discorsi “inneggianti al terrorismo”, soltanto perché ha difeso il diritto dei palestinesi a lottare per la libertà.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, tre mesi e 17 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. In Germania la conferenza per la ricostruzione, ma la macchina di guerra va avanti e non si vedono orizzonti di trattativa, unica via per salvare il pianeta da una terza guerra mondiale.
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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto
[Giornalismo] La figuraccia dei giornaloni scorta mediatica del genocidio a Gaza. di Farid Adly Qui
Approfondimenti
[Echi della stampa araba]: a cura diMargaret Petrarca (Per saperne di più)
[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI====================================================
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