Per ascoltare l’audio di oggi, 12 giugno 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 157 (1408)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Genocidio, genocidio, genocidio. Tre stragi sono state compiute ieri dai generali israeliani a Rafah. 40 persone civili uccise e altre 120 ferite. Nella notte sono proseguiti i bombardamenti indiscriminati.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

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Prigionieri

L’esercito israeliano ha rilasciato una decina di prigionieri catturati a Gaza. Hanno raccontato delle condizioni disumane di prigionia. “Le torture erano quotidiane e non soltanto durante gli interrogatori”, ha raccontato Ahmed Jarairy, calzolaio di Gaza che è stato catturato a casa sua nel dicembre 2023. “Non ho mai preso in mano un fucile e non faccio parte di nessuna organizzazione politica, ma sono per la libertà della mia terra e questa esperienza nel carcere in mezzo al deserto ha irrobustito la mia convinzione e mii batterò per realizzarla”, ha aggiunto in un’intervista ad una tv araba. Tra i maltrattamenti subiti vi è la fame: “Quando è finita la fase delle torture, con calci sui genitali e colpi sulla testa, mani e piedi serrate da fascette di plastica e occhi bendati, è iniziata quella delle umiliazioni. Non ci danno da mangiare per due o tre giorni e poi i soldati ci obbligano a inginocchiarci e posare le mani per terra come i cani e per ottenere il piatto dobbiamo abbaiare. Non si può toccare il cibo con le mani ma bisogna raccoglierlo dal piatto direttamente con la bocca. Un’umiliazione indicibile”.

A Nablus e Ramallah, in Cisgiordania, i familiari dei detenuti palestinesi hanno tenuto manifestazioni di protesta contro i maltrattamenti subiti dai detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

In Cisgiordania,12 palestinesi uccisi in meno di 48 ore. Sei dei quali nel villaggio di Kafran, ad ovest di Jenin. L’esercito israeliano ha usato missili lanciati da elicotteri contro due case. Uno degli assassinati è un uomo disarmato che i soldati gli hanno sparato mentre lui stava alzando le mani. Le truppe speciali israeliane sono entrate nel villaggio nascosti all’interno di un camion di trasporti. Una volta in centro hanno iniziato a sparare. Dalla casa presa di mira sono partiti pallottole e molti giovani hanno iniziato a lanciare pietre contro i soldati mimetizzati in abiti civili arabi. L’esercito ha mandato elicotteri per dominare la situazione e salvare gli assalitori, provocando una carneficina. I cecchini israeliani hanno sparatoo contro le ambulanze, per impedire il soccorso ai feriti.

Le altre vittime palestinesi sono cadute sotto i colpi dell’esercito israeliano a Kafr Nu’uma, vicino a Ramallah, a Tulkarem e nel campo profughi di Al-Fariya. Operazioni di rastrellamento con feriti e arresti si sono svilte in quasi tutte le principali città della Cisgiordania. Oggi si osserva uno sciopero generale di lutto per le vittime.      

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Diplomazia

Ad Amman si è tenuta una conferenza internazionale per una “Risposta umanitaria urgente per Gaza”, presieduta da re Abdallah, presidente egiziano Al-Sisi e dal segretario generale dell’ONU Guterres. Condanna ad Israele per la condotta di usare la fame come arma di guerra e appello a tutte le potenze internazionali di fare pressioni su Israele di ammettere l’ingresso degli aiuti via terra per evitare la carestia nella striscia di Gaza.

Nell’occasione re Abdallah di Giordania ha conferito all’UNRWA la “medaglia dell’Indipendenza di primo ordine”, per il lavoro svolto nel sostegno della popolazione palestinese martoriata a Gaza. La conferenza ha condannato gli attacchi israeliani contro le scuole e centri dell’ONU a Gaza che hanno causato la morte di 193 operatori dell’UNRWA e 135 loro familiari. Ha chiesto indagini internazionali indipendenti in ciascuna di queste morti. Il presidente Abbas, nel suo intervento, ha fatto appello a mettere fine al genocidio a Gaza e alla pulizia etnica in Cisgiordania, per mano dell’esercito israeliano e dei suoi coloni.

Durante i lavori, il segretario di Stato USA, Blinken ha annunciato che gli Stati Uniti hanno assegnato 400 milioni di dollari in aiuti umanitari per il sostegno alla popolazione dii Gaza.

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Trattative

Hamas e Jihad Islamica hanno consegnato la loro risposta al piano Biden, definita “positiva, seria e responsabile”. Una delegazione rappresentata da Ismail Hanie e da Ziad Nakhaleh ha consegnato il documento di risposta al premier e ministro degli esteri del Qatar, Al-Thani. Il documento è stato trasmesso al Cairo e Washington. Esponenti egiziani hanno espresso  soddisfazione per “il passo in avanti promettente e che le trattative potranno avviarsi in modo concreto per arrivare un accordo che metta fine alla guerra”. Il dipartimento di Stato USA si è limitato a dichiarare che si sta studiando il documento. Blinken ad Amman, invece, ha espresso soddisfazione per la risposta positiva. Un alto esponente del governo israeliano è stato citato dalla tv pubblica di Tel Aviv, senza nominarlo, avrebbe affermato che il piano Biden impone il cessate il fuoco soltanto nella prima fase, ma “nelle due successive non lo prevede e permette ad Israele di continuare le operazioni militari fino alla realizzazione degli obiettivi”. I commentatori arabi e israeliani concordano sull’ambiguità della parte dove si dice che il cessate il fuoco continuerà fin quando sono in corso le trattative. “Se il governo israeliano si ritirerà dalle trattative, l’esercito potrà riprendere le operazioni militari”. Si mette l’accento anche sulla frase usata per la seconda e terza fase al posto di cessate il fuoco: “attenuazione delle ostilità”. Un commentatore militare giordano ha affermato che è “un piano minato, fatto su misura per essere accettato da Netanyahu e far liberare gli ostaggi, per poi lasciare mano libera a Israele di condurre la sua guerra”.

Va sottolineato che nel piano Biden non si parla della fine dell’embargo israeliano su Gaza e non si cita l’avvio di un processo negoziale per la nascita di uno Stato palestinese.

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Libano

Il partito Hezbollah ha confermato l’uccisione di un suo dirigente, Talib Sami Abdallah, nell’attacco aereo israeliano su Jwaya, ad est di Tiro. L’esercito israeliano aveva parlato di un attacco contro un’auto con uccisione di 4 esponenti di Hezbollah.

Lo scontro militare tra i due paesi ha visto negli ultimi giorni un’escalation sempre più acuta. Bombardamenti israeliani con aerei e droni in profondità nel territorio libanese, da una parte, e lancio di missili e droni sul nord di Israele toccando le periferie di Haifa, dall’altra. Molti commentatori israeliani sostengono che l’esercito ha perso il controllo della situazione e l’unico modo per ristabilire la calma e garantire il ritorno degli sfollati israeliani nelle loro città e colonie sarebbe quella di un’invasione di terra in Libano.

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Migranti-Yemen

49 migranti sono morti in mare di fronte alle coste dello Yemen, provenienti dal Corno d’Africa. 140 sono i dispersi. Lo comunica l’OIM, l’organismo ONU per i migranti. Il barcone era partito domenica da Bosaso in Somalia con a bordo 260 persone, somale e etiope e si è inabissato di fronte alla provincia di Shabwa, in Yemen.

Secondo i dati dell’ONU, nel 2023, sono arrivati in Yemen 97 mila migranti, in prevalenza somali e etiopi e con destinazione i paesi arabi del Golfo. Malgrado la guerra in Yemen e la crisi della navigazione nel mar Rossi e Bab Mandab, il flusso di migranti non accenna a diminuire.

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Migranti-Tunisia-Libia

Un rapporto dell’ONU segreto, ma del quale un’agenzia stampa ha potuto visionare una copia, denuncia la collaborazione tra Tunisia e Libia sul tema migranti, per un progetto finanziato dall’Unione Europea. L’attivismo delle due guardie costiere è coordinato ed ammette la consegna dei migranti respinti nel paese dal quale sono partiti. Migliaia di migranti di origine africana sono stati consegnati alla Libia, dove vengono detenuti in centri per migranti senza permessi di ingresso nel paese e vi rimangono a vita fino a quando ottengono il riconoscimento dalle loro ambasciate e si avvia il loro rimpatrio. Le condizioni di prigionia vengono descritte come tragiche: maltrattamenti, stupri, assassinii, lavoro in condizioni di schiavitù e la pratica del ricatto. Secondo la commissione ONU, che ha sentito le testimonianze di oltre 40 migranti, le milizie che controllano i centri di detenzione chiedono da 2500 a 4000 euro per rilasciare i migranti, che finiscono così nelle grinfie dei trafficanti di esseri umani. Milizie criminali ed altrettanto lo sono le cancellerie europee, a partire dalla Commissione di Bruxelles.  www.anbamed.it

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, tre mesi e 18 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Gli USA danno il benestare alla fornitura di armi alla birgata nazista ucraina Azov. La Russia avvia manovre militari nell’oceano atlantico. Una nave con missili ipersonici a Cuba. Un altro passo verso la terza guerra mondiale.

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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto

[Giornalismo] La figuraccia dei giornaloni scorta mediatica del genocidio a Gaza. di Farid Adly Qui

Approfondimenti

[Echi della stampa araba]: a cura diMargaret Petrarca (Per saperne di più)

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI

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1 commento

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