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Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
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Rassegna anno V/n. 181 (1432)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Se ce la fate, guardate questo video di un bombardamento israeliano del primo luglio.
I bombardamenti israeliani hanno riguardato tutti i centri abitati e i campi di sfollati della Striscia. Missili lanciati da elicotteri e droni, oltre alle bombe dell’artiglieria e dei caccia hanno ucciso 54 persone nella giornata di ieri. Tutti civili che vivevano in case diroccate o in tende di plastica. Due stragi sono state compiute contro gli sfollati in due scuole dell’ONU a Nuseirat e Deer Balah, con sette morti in ciascuna. Sono in corso ancora le operazioni di terra a Rafah, che durano da 60 giorni. Nella loro avanzata, i soldati di Tel Aviv hanno minato e demolito con la dinamite decine di case. Quartieri interi sono stati rasi al suolo.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
Il Commissario dell’UNRWA, Lazzarini, ha espresso la sua desolazione per la situazione umanitaria a Gaza, a causa dei continui ordini di evacuazione ordinate dall’esercito: “Ancora e ancora, lo stesso tragico ciclo. All’inizio di questa settimana, le autorità israeliane hanno emesso nuovi ordini di evacuazione per le persone in Gaza, costringendo centinaia di migliaia di persone a lasciare Khan Younis e Rafah, nel sud. Questi ordini di evacuazione, i più grandi emessi da ottobre, hanno avuto un impatto disastroso per più volte su quasi metà della popolazione totale, la maggior parte delle quali già sfollate. Le persone non sanno dove andare. Cercano disperatamente una sicurezza inesistente, costruendo strutture di fortuna spesso tra le macerie degli edifici bombardati. Si allarga il rischio ordigni inesplosi (UXO). La settimana scorsa, secondo quanto riferito, una bambina di nove anni è stata uccisa da UXO a Khan Younis, altri sei bambini sono rimasti feriti. Il rischio per i bambini è particolarmente elevato. Trascorrono ore a raccogliere acqua e cibo e percorrono lunghe distanze tra cumuli di rifiuti accumulati che potrebbero coprire gli UXO. Questo ciclo continuo di sfollamento, il costante essere in “modalità sopravvivenza” e la disperazione devono finire. Niente più ritardi per il tanto atteso da tempo cessate-il-fuoco”.
Giornalisti nel mirino
Altri due giornalisti palestinesi sono stati assassinati da bombardamenti israeliani che hanno mirato alla casa di uno di loro della sua posizione erano a conoscenza i servizi di sicurezza israeliani. I corpi di Saady Mdowakh e Ahmed Sakar sono stati estratti insieme a quelli di altri familiari del primo, nel quartiere Daraj di Gaza città. Con questi due giornalisti assassinati, il totale degli operatori media uccisi dai bombardamenti israeliani a Gaza è salito a 156, il più alto in tutti i conflitti della storia. Questo crimine avviene il giorno dopo dell’uccisione del giornalista Mohammed Sukny, nel quartiere Tuffah, sempre a Gaza città. L’esercito e il governo israeliano hanno pianificato queste uccisioni mirate, per nascondere la verità dei crimini che i loro soldati compiono ogni giorno contro la popolazione civile.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Salito a 7 il numero dei militanti palestinesi assassinati a Jenin nel bombardamento contro una casa del campo profughi. È stato dichiarato lo sciopero generale in città per svolgere i funerali.
A Tulkarem un altro giovane è stato assassinato in un’incursione dell’esercito israeliano.
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Prigionieri
Altre testimonianze di palestinesi ex prigionieri di guerra rilasciati. Mahmoud Zaaneen, che giace su un letto dell’ospedale Kamal Adwan nel nord della Striscia, ha denunciato che i soldati israeliani durante la notte liberavano cani feroci contro i prigionieri incappucciati e ammanettati. “Una tortura dell’insonnia, della fame e sete. Durante gli interrogatori mi hanno dato calci sui testicoli e bastonate sul cranio. Mi chiedevano del nascondiglio di Sinwar, ma io non sapevo nulla, perché non ho mai fatto parte di un’organizzazione militare”. Altre tante testimonianze coincidenti vengono raccolte dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani palestinesi, per presentare un dossier alla CPI e alla Corte di Giustizia.
Trattative
La delegazione israeliana per le trattative con Hamas è tornata a Tel Aviv per consultazioni con il governo. Lo spiraglio di speranze in un imminente cessate il fuoco sembra chiudersi. “La risposta di Hamas è inaccettabile”, ha detto una fonte vicina al premier, in condizioni di anonimato. L’ufficio di segreteria del primo ministro ha comunicato che la delegazione israeliana tornerà a Doha entro la prossima settimana.
Il portavoce di Hamas in Libano, Hamadan, ha espresso invece un giudizio positivo. “Abbiamo consegnato la nostra risposta ai mediatori che l’hanno girata ai negoziatori israeliani. Non anticipiamo i punti dell’accordo, fino a quando non riceveremo la decisione del governo israeliano. Noi siamo favorevoli alla proposta Biden, alla condizione di mettere fine all’occupazione militare della nostra terra”. In realtà i leader di Hamas, messi sotto pressione dal Qatar, con la minaccia di espulsione, hanno rinunciato alla parte delle loro richieste che prevedeva la dichiarazione della fine delle operazioni militari già dalla prima delle tre fasi dell’accordo. Adesso chiedono soltanto il ritiro delle truppe israeliane dal corridoio centrale che spezza la Striscia di due parti. Ma Netanyahu non intende annunciare di aver accettato la fine della guerra, per non irritare le componenti estremiste della sua coalizione.
Israele
Il governo Netanyahu non gode buona salute. Il braccio di ferro del premier non riguarda soltanto le piazze e l’opposizione, ma anche con il suo ministro della guerra, Gallant. Secondo la stampa israeliana, il premier ha impedito al suo ministro di incontrare la delegazione per il negoziato, prima della partenza alla volta di Doha. La delegazione era stata ridotta a due membri, il capo del Mossad, Barnea, ed un “supervisore politico” della segreteria del primo ministro. Analisti dei media di Tel Aviv sostengono che Netanyahu non vuole che si raggiunga un accordo prima del suo discorso al Congresso USA, il 23 luglio.
La linea guerrafondaia del governo si esprime anche nell’estensione dell’espansionismo coloniale in Cisgiordania. Dopo la confisca delle vaste terre agricole palestinesi nella valle del Giordano, il governo ha approvato definitivamente la costruzione di 5300 unità abitative nelle colonie già esistente in Cisgiordania ed ha riconosciuto 5 colonie precedentemente non autorizzate. Secondo Haaretz, la destra estremista dei movimenti dei coloni, rappresentati nel governo dai ministri Ben Gvir e Smoutrich, intendono avviare la colonizzazione della stessa Gaza, dalla quale erano stati cacciati nel 2005.
CPI
Diverse fonti hanno rivelato che Karim Khan stava preparando un viaggio a Gaza il 20 maggio scorso, quando ha rinunciato a tutti i preparativi e ha annunciato la sua richiesta alla Corte di emettere i mandati di cattura contro i dirigenti di Israele e Hamas. Il motivo del cambio di programma risiede nelle pressioni che Washington (non membro della CPI) e Londra (uno dei paesi fondatori) hanno avanzato sul procuratore, per ammorbidire l’atteggiamento nei confronti di un paese amico come Israele. “Per potere ottenere l’autorizzazione israeliana a visitare Gaza, Washington pretendeva che si lasciasse al sistema giudiziario di Tel Aviv di compiere i passi necessari per determinare se vi fossero state o meno crimini di guerra”. Khan era invece del parere che vi siano già elementi sufficienti per interventi della CPI ed ha rinunciato al viaggio, facendo arrabbiare il governo britannico e ottenendo l’opposizione manifesta dell’amministrazione Biden oltre alle minacce esplicite del ministro degli esteri israeliano Katz (“Sta’ attento, possiamo far male”, ha detto in una conferenza stampa rabbiosa, rivolto a Khan).
Libano
Lo scambio di razzi e missili alla linea di demarcazione tra Libano e Israele si sta intensificando pericolosamente. Dopo gli assassini di alti dirigenti del movimento Hezbollah, i missili e i droni di quest’ultimo hanno ucciso un ufficiale e un soldato israeliani, oltre ad aver causato incendi su vaste zone della Galilea e del Golan siriano occupato da Israele.
Parallelamente si delineano le proposte statunitensi per evitare la generalizzazione dello scontro. A Parigi, l’inviato della Casa Bianca ha trasmesso al governo di Beirut le linee concordate con Tel Aviv per evitare l’invasione di terra delle truppe israeliane. Secondo rivelazioni stampa, si tratterebbe di un diktat che impone a Hezbollah il ritiro da tutto il sud Libano, fino a 10 km lontano dalla linea blu, disarmo di Hezbollah di artiglieria, lanciarazzi e droni. In cambio, niente. Le prime risposte non ufficiali di Hezbollah, riferite dalla stampa vicina, sono negative: “Per garantire un cessate il fuoco e riportare la popolazione israeliana nelle colonie della Galilea, basta firmare una tregua a Gaza. La resistenza libanese rinuncerà alle armi soltanto quando saranno liberati tutti i territori libanesi occupati da Israele nel 1967. Questa proposta non è seria, perché impone una resa incondizionata, senza contropartite”.
Solidarietà
Politecnico di Torino. Un gruppo di studenti è salito sulla gru di lavori in corso all’interno dell’ateneo e hanno appeso uno striscione con scritto: “Politecnico di Torino, Stop Research for Genocide” (Fermate la ricerca per il genocidio) ed una bandiera palestinese. Un rappresentante degli studenti ha dichiarato: “Vogliamo un modello di ricerca differente. Una ricerca libera dall’industria delle armi e del fossile, affinché anche la Palestina possa essere libera davvero!”. Gli attivisti appartengono ad un movimento ambientalista internazionale nonviolento che usa la disobbedienza civile per fermare la deriva distruttiva della guerra e del cambiamento climatico.
Iran
Una svolta per l’Iran. Il deputato riformista ed ex ministro della Sanità iraniano Massoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali e diventerà il nono presidente della Repubblica islamica. Non c’è stata ancora la proclamazione ufficiale, ma lo anticipano media statali di Teheran.
Secondo queste rivelazioni dei media, il quartier generale delle elezioni statali iraniane avrebbe reso noto che Pezeshkian ha ottenuto 16.384.403 voti contro i 13.538.179 del suo rivale l’ultraconservatore Saeed Jalili.
Al ballottaggio hanno partecipato 30 milioni e.500 mila elettori, il 49,8% degli oltre 61 milioni di elettori aventi diritto. Nel primo turno delle elezioni del 28 giugno, aveva partecipato al voto soltanto il 40% degli aventi diritto, un astensionismo che ha rappresentato un segnalo politico preciso di opposizione alla linea oltranzista del sistema nei confronti delle libertà individuali, particolarmente contro le donne.
Il sistema islamista in Iran non è stato messo in discussione con l’elezione di Pezeshkian, ma uno spiraglio di aperture sulla società civile sarà sicuramente garantito. La sconfitta dell’ultraconservatore Jalili, con un gap di oltre tre milioni di voti, avrà i suoi effetti sulle decisioni che l’anziano guida spirituale dell’Iran, Khaminei, intraprenderà nella mediazione tra un parlamento dominato dai conservatori e il neopresidente riformista.
Mauritania-Migranti
89 migranti sono stati inghiottiti dall’oceano e i loro corpi recuperati sulle coste della Mauritania. L’agenzia stampa mauri ha riportato che il barcone di pesca aveva a bordo 170 persone circa, secondo le dichiarazioni dei superstiti. Il leader del sindacato dei pescatori ha dichiarato che soltanto 9 persone sono state salvate e quindi i dispersi sarebbero 72 migranti, tutti originari dell’Africa sub-sahariana. La destinazione di questi flussi sono le isole Canarie. La rotta atlantica è considerata la più pericolosa e secondo una ong spagnola, Caminando Frontiera, nei primi 5 mesi dell’anno in corso, si stima siano morti o scomparsi quasi 5000 migranti.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, quattro mesi e dodici giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto
APPROFONDIMENTI:
[Echi della stampa araba] n°17: Il futuro incerto dei drusi di Israele
a cura diMargaret Petrarca (Leggi tutto).
[Giornalismo] La figuraccia dei giornaloni scorta mediatica del genocidio a Gaza. di Farid Adly Qui
[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI
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