La Coalizione internazionale Freedom Flotilla è impegnata nell’organizzare una missione via mare per portare a Gaza 5.500 tonnellate di aiuti umanitari. Ad accompagnarci nell’impresa, centinaia di medici, avvocati, giornalisti e osservatori per i diritti umani, provenienti da tutto il momdo. (in fondo il video di presentazione)

Ancora una volta siamo a contrastare il blocco ed embargo illegale che il governo israeliano attua dal 2007 nei confronti dei palestinesi confinati nella Striscia di Gaza. Un sistema di punizione collettiva – vietato dalle convenzioni internazionali – che già aveva ridotto allo stremo gli abitanti di Gaza. Adesso – con l’offensiva in corso da parte di Israele, ancora una volta nei confronti dell’intera popolazione civile, comprese donne e bambini – tale sistema sta causando decine di migliaia di morti non solo a causa degli attacchi militari, ma anche per le problematiche dovute alla carestia alimentare e alla mancanza di cure mediche: tutti gli ambulatori, le cliniche, gli ospedali sono stati colpiti, i macchinari distrutti, il personale medico e paramedico ucciso o arrestato, le medicine mancanti per il blocco ancora più stretto.

Data la situazione disperata, ci troviamo ad affrontare una missione di emergenza.
È assolutamente necessario stringere i tempi: gli esperti prevedono che la fame e le malattie potrebbero mietere più vittime di quelle uccise dai bombardamenti.

Abbiamo ben presente che fornire aiuti umanitari, specialmente in questo momento, è assolutamente necessario, ma comunque non sufficiente.
Assieme a un cessate il fuoco! definitivo, è necessario porre fine all’embargo di cibo, merci e medicinaliporre fine al blocco degli spostamenti degli individuiporre fine al controllo totale per quanto riguarda ogni tipo di fornitura strutturale: acqua, energia elettrica, comunicazioni telefoniche e internet.
Permettere a Israele di controllare quali e quanti aiuti umanitari possono arrivare ai palestinesi di Gaza è come lasciare che la volpe gestisca il pollaio. Eppure, questo è ciò che la comunità internazionale degli Stati sta permettendo: Iaeaele non viene sanzionata, non vengono sfidate le sue politiche genocide, non viene fatto nulla per garantire che aiuti sufficienti possano raggiungere la popolazione civile intrappolata, assediata, bombardata e affamata.

Israele blocca migliaia di camion carichi di aiuti umanitari e impedisce loro di entrare a Gaza attraverso i valichi di terra.
Il corridoio marittimo di Cipro, il progetto del molo galleggiante degli Stati Uniti, i simbolici lanci di cibo dal cielo, sono solo distrazioni: tali metodi di consegna di cibo e medicine sono assolutamente insufficienti e lasciano sempre e comunque a Israele il controllo di quali aiuti possono arrivare al popolo palestinese.

Il 26 gennaio la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che “lo Stato di Israele resta obbligato a rispettare pienamente i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio e del suddetto ordine, anche garantendo la sicurezza e l’incolumità dei palestinesi nella Striscia di Gaza”.
Il 28 marzo, l’ICJ ha ordinato ulteriori misure preliminari, tra cui la richiesta alle forze israeliane di “smettere di impedire, attraverso diverse azioni, la consegna di beni di assistenza umanitaria urgentemente necessari” ai palestinesi di Gaza.

Israele ha a lungo violato le responsabilità che le competono – in quanto come potenza occupante – di garantire la salute e il benessere dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania.
Attualmente ha addirittura messo in atto condotte genocide su vasta scala a Gaza, utilizzando anche la fame come arma di guerra.
I leader politici e militari israeliani hanno ripetutamente dichiarato la loro intenzione di punire collettivamente l’intera popolazione civile di Gaza, negando loro cibo, acqua, energia elettrica e qualsiasi altra fonte di sostentamento e di aiuto, anche di tipo sanitario.

Riteniamo illegale – in base alla legislazione e al diritto internazionale – il blocco attuato da  Israele riguardo gli aiuti umanitari che possono entrare a Gaza; riteniamo illegale che possano filtrare impunemente il passaggio di medicinali e attrezzature mediche; rifiutiamo qualsiasi ispezione israeliana al nostro carico che, con pretestuose scuse di “non conformità“, ne impedisca l’entrata a Gaza.

Per la sicurezza di tutti, e per garantire che gli aiuti vengano consegnati a coloro che ne hanno effettivamente bisogno, la FFC si avvale di centinaia di osservatori umanitari, provenienti da molti paesi e da diversi background, che vengono con noi a Gaza.

Le misure preliminari ordinate della Corte Internazionale di Giustizia nei confronti di Israele sono molto chiare” commenta Ismail Moola, membro della Palestine Solidarity Alliance del Sud Africa, parte della Freedom Flotilla Coalition.

La sentenza dell’Alta Corte indica al mondo intero la necessità di fermare il genocidio in corso a Gaza e permettere libero accesso agli aiuti vitali. Dato che i nostri governi non si impegnano per mettere in atto le risposte umanitarie urgentemente necessarie, le persone di coscienza e le organizzazioni di base devono assumersi la responsabilità di attivarsi e di agire in prima persona. Quando i governi falliscono, noi salpiamo!

Freedom Flotilla Coalition

La FFC (Freedom Flotilla Coalition) è una coalizione internazionale apartitica di campagne che difendono libertà e diritti umani.
Navighiamo dal 2010 con l’obiettivo di rompere il blocco di Gaza, in solidarietà con le istanze palestinesi per la libertà e l’uguaglianza. Le nostre missioni di azione diretta non violenta sostengono la dignità e l’umanità dei palestinesi, lavorando con partner della società civile, piuttosto che con qualsiasi partito, fazione o governo.
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Per ulteriori informazioni o per organizzare interviste,
puoi contattarci tramite email: freedomflotillaitalia@gmail.com

Ecco il video di presentazione:

1 commento

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