Per ascoltare l’audio di oggi, 14 luglio 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

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Rassegna anno V/n. 189 (1440)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Demonizzare il nemico. Questo è il principio della propaganda israeliana. E molti media abboccano. Per coprire le proprie vergogne nella strage di ieri a Nawassi, la macchina di propaganda israeliana ha inventato il motivo di attacco contro il covo dove sarebbe nascosto uno dei capi di Brigate Qassam, Mohammed Dief. Ma quando Hamas ha annunciato che pubblicherà una dichiarazione in voce di Dief, Netanyahu in persona è sceso in campo per dire “forse non siamo riusciti ad eliminarlo”. Certa stampa, prima di dare il resoconto del crimine sulla popolazione civile sfollata, ha pubblicato le farneticazioni della propaganda israeliana.

Micidiali missili sono stati sganciati dai caccia israeliani sulla testa della popolazione dei campi profughi a Khan Younis e una moschea a Shati. Sulle tende della gente sfollata a Nawassi sono stati usati i micidiali missili teleguidati di fabbricazione statunitense, JDAM, progettate contro i bunker e il loro uso è vietato internazionalmente in zone abitate. Ciascun missile contiene 500 libbre di esplosivo.

Le truppe di terra israeliane hanno contrastato il lavoro delle squadre di soccorso con i cecchini e l’artiglieria. Il numero delle vittime nelle due stragi è di 92 uccisi e oltre 500 feriti.

Obiettivo di Netanyahu è quello di bloccare o ritardare le trattative per il cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri.

Prima di queste due stragi, l’esercito invasore ha compiuto nella stessa giornata di ieri altre 4 stragi con 61 uccisi e 129 feriti.

Se ce la fate, guardate questo video di un bombardamento israeliano del primo luglio a Gaza

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

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Situazione umanitaria

L’Unicef ha condannato il ricorso ai bombardamenti contro gli sfollati. “La popolazione civile è stata costretta a sfollare decine di volte e ogni volta, la gente viene colpita dove l’esercito israeliano aveva ordinato di dirigersi in quanto zone sicure. Ma a Gaza non ci sono zone sicure”.

L’Ufficio dell’ONU per i diritti umani ha condanno l’uso di bombe vietate internazionalmente su zone abitate. “L’uso da parte dell’esercito israeliano di armi anti bunker in campi di tende di plastica è una determinazione a uccidere gente innocente, per la certezza di aver un paracadute diplomatico di immunità”.

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Cisgiordania e Gerusalemme est

Chiuse ermeticamente due città palestinesi della Cisgiordania: El-Bira e Ramallah. Nessuno può uscire o entrare. L’esercito israeliano ha eretto posti di blocco su tutte le strade che conducono a queste due città, una peraltro il capoluogo dove ha sede l’ANP.

Truppe israeliane hanno invaso Ariha (Gerico, la città più antica del mondo). I soldati sono accompagnati dai bulldozer per demolire case e distruggere infrastrutture urbane, la tattica consueta usata come punizione collettiva di tutta la popolazione indiscriminatamente.

Durante la notte si sono svolti scontri, pietre contro mitra, tra i giovani del campo profughi Shu’fatt, a nord di Gerusalemme, e le truppe di occupazione.

Altre città prese di mira continuamente sono Tulkarem e Jenin. Non passa un giorno che non ci sia un’invasione con carri armati, veicoli corazzati e bulldozer.

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ANP-Resistenza

La polizia palestinese del presidente Abbas ha ucciso un giovane palestinese nei pressi dell’ospedale Ibn Sina di Jenin. La sua colpa è stata di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ahmed El-Baly lavorava come postino in una società privata di consegna pacchi ed è stato colpito dalle pallottole della polizia palestinese mentre stava salendo sulla  sua bicicletta. In quel momento la polizia stava compiendo, su segnalazione e per conto di Israele, un’operazione di rastrellamento di giovani combattenti che si riteneva siano ricoverati nell’ospedale. Altri giovani estranei alle ricerche della polizia sono stati feriti. I due ricercati invece sono riusciti a sfuggire all’azione collaborazionista e si sono ritirati all’interno del campo profughi. Gli agenti hanno di fatto occupato l’ospedale armi in mano, chiudendo tutti gli ingressi e le uscite, compiendo un’ispezione in tutti i reparti, in mezzo alle grida di malati e personale sanitario, “vergogna, vergogna, collaborazionisti cogli occupanti sionisti”.

L’ospedale Ibn Sina, alcuni mesi fa è stato attaccato selvaggiamente da una forza speciale israeliana ed ha ucciso tre malati ricoverati, uno dei quali era in carrozzella che non poteva neanche camminare.

Dopo la bravata dei collaborazionisti di ieri, in serata per le strade di Jenin è stata organizzata una marcia di protesta alla quale hanno partecipato tutte le organizzazioni politiche palestinese, tranne Al-Fatah.  

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Prigionieri

Moazzaz Ebayyat è un detenuto palestinese arrestato senza accuse e senza processo da Israele lo scorso ottobre. Dopo nove mesi di reclusione nel carcere del Negev è stato rilasciato qualche giorno fa. “Un derelitto d’uomo” è apparso ai parenti che lo hanno accolto all’uscita del carcere. Dimagrito a causa della mancanza di cibo, zoppicava a causa delle bastonate sui piedi, la mancanza di cure mediche alle ossa rotte e parlava con fatica.  (vedi il video). La sua immagine all’uscita dal carcere israeliano ricorda le foto dei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti nella Germania della seconda guerra mondiale.

Una testimonianza di un medico israeliano dal campo di concentramento di Sde Tieman, la Abu Ghraib di Netanyahu

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Trattative

La strage israeliana compiuta a Nawassi potrebbe aver effetti nefasti sulle trattative. La logica di Netanyahu sulla pressione militare per costringere Hamas a cedere non ha fondamenti. Ismail Hanie ha mandato ai negoziatori egiziani e qatarioti un messaggio nel quale chiede di far pressioni per mettere fine alle stragi di innocenti, se si vuole continuare queste trattative. Egitto e Qatar hanno condannato questi attacchi, ma sono impotenti di fronte al sostegno USA (fornitori delle bombe) e degli altri paesi dell’Alleanza Atlantica che non hanno speso una sola parola per condannare l’assassinio di innocenti.

Secondo fonti del Cairo, le trattative sono in pericolo e c’è il rischio di una sospensione fino a quando Israele decida cosa vuole fare. Oltre alle azioni militari, tra il Cairo e Tel Aviv esiste un contenzioso non di poco sul controllo del corridoio di separazione tra Gaza e Egitto, Philadelphia o Salahussine a seconda delle denominazioni. Per gli accordi di Camp David, questo limbo di terra largo 100 metri e lungo 14 km deve essere sottoposto al controllo egiziano, ma il governo israeliano ha mandato i soldati ad occuparlo e per chiudere il valico di Rafah lo scorso 6 maggio.

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Israele

La polizia israeliana ha arrestato una decina di manifestanti della marcia Tel Aviv-Gerusalemme, che chiedevano le dimissioni di Netanyahu e la conclusione dell’accordo per il rilascio degli ostaggi. Dopo un cammino a piedi per 4 giorni, la marcia era arrivata ieri sera davanti all’ufficio di Netanyahu e lo hanno assediato. La polizia è intervenuta duramente con agenti su cavallo, bastonate e getti idrici. Una madre di un ostaggio ha dichiarato ai giornalisti israeliani che “è chiaro che il premier sta tergiversando sulla trattativa per garantirsi la poltrona. Appena si aprono spiragli per raggiungere un accordo, inventa nuove linee rosse o innalza lo scontro militare per addossare le colpe della fine del negoziato sul nemico”.

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Corte di Giustizia Int.

Si attende il parere legale della Corte di Giustizia, la massima autorità giuridica delle Nazioni Unite, mentre Israele continua a violare l’ultima raccomandazione del 26 maggio che invitava Tel Aviv a non compiere l’invasione di terra di Rafah. In realtà Israele, forte del sostegno USA nel Consiglio di Sicurezza e di quello dei paesi atlantici con le forniture di armi, ha sempre ignorato tutte le raccomandazioni degli organi di giustizia internazionali ed è arrivata addirittura a minacciare i procuratori della CPI.

Il responso della Corte di Giustizia verrà pronunciato in una seduta pubblica il prossimo venerdì 19 luglio e riguarda le responsabilità legali della forza occupante nei territori palestinesi occupati nel 1967, compresa Gerusalemme est. Un parere che riguarderà soprattutto le confische di terre e la colonizzazione illegale, oltre alle discriminazioni contro la popolazione civile palestinese.

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Libano

Due civili uccisi in un bombardamento israeliano nel sud Libano. Un drone ha preso di mira un’auto e lanciato un missile che ha distrutto il veicolo e ucciso l’autista e il passeggero. Due civili che nel comunicato israeliano sono stati trasformati in capi militari di Hezbollah. La stampa libanese ha sbugiardato la macchina di propaganda israeliana pubblicando ii nomi delle vittime e le testimonianze dei loro parenti.

Continua anche il lancio di missili e razzi da parte di Hezbollah contro basi militari e colonie nel nord di Israele. Secondo un comunicato dell’esercito sono stati uccisi un ufficiale e un soldato e sono state incendiate vaste aree boschive.

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Tunisia

Condanna a tre anni di reclusione per il leader del partito islamista Ennahda, Ghannouchi. È l’ennesima condanna per un ulteriore processo, che questa volta riguarda l’accusa di finanziamenti esteri al partito. Ghannouchi si trova già in carcere per una precedente condanna per il reato di incitamento alla violenza. Ha in rubrica altre 9 cause tra le quali quella per offesa a pubblico ufficiale, per aver citato le gesta autoritarie del presidente della repubblica. Ghannouchi ha compiuto lo scorso 22 giugno 83 anni ed è stato tra i principali oppositori del regime di Ben Alì, abbattuto dalla rivolta del gennaio 2011.

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Algeria

La leader del partito dei lavoratori, Luisa Hannoun si è ritirata dalla corsa elettorale presidenziale. In un comunicato video sulla pagina social del partito ha letto un comunicato dell’ufficio politico che motiva il ritiro con le difficoltà frapposte dalla commissione elettorale nella raccolta delle firme a convalida della candidatura. Il partito di sinistra si ritira dalla competizione elettorale ed invita all’astensione. Due giorni fa il presidente in carica Tabboune ha annunciato la sua ricandidatura per un secondo mandato.

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Kuwait

Il ministero dell’Interno ha annunciato ieri in un’ordinanza, sulla base delle direttive del primo ministro, il ritiro dei passaporti dei “Bidoun”. I Bidoun sono abitanti che risiedono nell’emirato prima dell’indipendenza (o loro discendenti), ma considerati non cittadini, perché provenienti durante il periodo coloniale inglese da altri paesi arabi limitrofi: Arabia Saudita, Iraq, Giordania e addirittura dalla Siria. È un problema irrisolto da oltre 60 anni e si trascina con soluzioni tappabuchi. Praticamente in applicazione di questo provvedimento xenofobo, i Bidoun che sono all’estero non potranno più tornare in Kuwait e coloro che sono all’interno non potranno recarsi all’estero, se non per motivi umanitari (cure, studio…). Il pretesto del provvedimento è quello di “studiare e approfondire” la situazione, una scusa incredibile perché lo studio e l’approfondimento si potevano portare avanti garantendo a questi “cittadini di fatto” la possibilità di movimento. I Bidoun sono circa 120 mila persone su una popolazione poco più di 4,3 milioni di abitanti. Nel 2021, il loro caso è salito alle cronache per il tentativo di suicidio di un giovane che si è versato addosso del liquido infiammabile e si è dato fuoco, riportando lesioni sul 60% del corpo, ma sopravvissuto. Sulla scia di quella protesta individuale, un movimento di massa si è organizzato con manifestazioni di piazza per rivendicare il “diritto di vivere”. Lo scorso marzo, migliaia di Bidoun hanno aderito allo sciopero della fame per chiedere la cittadinanza kuwaitiana e mettere fine alla discriminazione. Sulle piattaforme social, la maggior parte degli interventi è a favore della loro causa e chiede la concessione della nazionalità, per cancellare decenni di sofferenze, causate da concezioni irrazionali e leggi errate.

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APPROFONDIMENTI:

[Echi della stampa araba] n°17: Il futuro incerto dei drusi di Israele

a cura diMargaret Petrarca (Leggi tutto).

[Giornalismo] La figuraccia dei giornaloni scorta mediatica del genocidio a Gaza. di Farid Adly Qui

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI

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1 commento

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