Rubrica a cura di Margaret Petrarca

In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali
apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.
La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.

Visto Schengen, un viaggio al limite dell’umiliazione

Molti tunisini e molte tunisine vivono la richiesta del visto come un’umiliazione.
Appuntamenti impossibili, pratiche interminabili, rifiuti inspiegabili… In questo reportage,
inkyfada ha raccolto le testimonianze di diverse persone che condividono la stessa rabbia
e la stessa delusione per l’ingiusto sistema dei visti.
di Julia Terradot

Da: inkyfada
Data di pubblicazione: 22 giugno 2023
Link: https://inkyfada.com/fr/2023/06/22/visa-voyage-humiliation-tls-tunisie/
“Ero davvero disperata. Ho subito chiamato mia madre, in lacrime, perché lei vive a Parigi
e pensavo che saremmo finalmente state insieme. E invece sono rimasta qui da sola”,
ricorda Chaïma.
Nel 2021, questa architetta di Tunisi viene accettata alla Sorbona per un master in Storia

dell’arte. La ragazza si stava già immaginando un futuro nella capitale francese, dove
avrebbe potuto stare con la sua famiglia, quando il visto per studio le viene rifiutato. Due
anni dopo, fatica ancora a capirne la motivazione. In effetti, la domanda è stata fatta senza
intoppi. Chaïma si presenta all’appuntamento obbligatorio di Campus France, un’agenzia
collegata all’Institut français de Tunisie (IFT), e paga i 250 dinari per inoltrare la pratica.
Durante il colloquio, viene interrogata in francese da funzionari tunisini sulla scelta dei suoi
studi: “Perché proprio la Francia, perché proprio questo master?”. La giovane studentessa
risponde con sicurezza, convinta che quel titolo di studi rappresenti la continuazione
perfetta dei suoi nove anni di studi superiori. Chaïma, dal colloquio, esce fiduciosa.
Quando riceve la lettera di rifiuto del visto dal consolato francese, resta interdetta. “Non
sono la sola in questa situazione. È successa la stessa cosa a tantissimi altri studenti. Ed
è un peccato”, si rammarica Chaïma.
Il suo non è un caso isolato. Delusione e smarrimento sono sentimenti familiari per i
tunisini e le tunisine che desiderano recarsi in Francia, e più in generale in Europa.
Desideri spenti dalla procedura per ottenere il visto.

UNA CORSA A OSTACOLI
In Tunisia, le richieste di visto per l’Europa sono sempre più numerose. La Francia
rappresenta la destinazione principale, con oltre 170.000 domande nel 2019 (prima del
rallentamento a causa della pandemia). Intanto, però, anche il tasso di rifiuti dei consolati
è in costante aumento: nel 2012 la media era di appena il 12,04%, salita al 24,3% nel
2019.
Dietro questi numeri si nasconde un sentimento di umiliazione dei richiedenti tunisini, alle
prese con un processo lungo e poco trasparente. I problemi cominciano non appena si
cerca di fissare l’appuntamento sul sito di TLScontact, il fornitore di servizi che fa da
tramite per diversi consolati.
Fra il trovare una prima data disponibile e l’elaborazione della pratica, la richiesta per il
visto è un vero e proprio enigma. “Non c’è niente di certo”, dice Zeineb, una dei richiedenti.
“Ho inviato tutti i documenti giustificativi, i titoli di proprietà, i certificati di lavoro, le buste
paga, il cambio in euro, le prenotazioni dell’hotel. Un fascicolo che pesa più di due chili! Mi
sembra assurdo dover preparare tutto questo per farmi una vacanza in Francia”.
Per rendere il processo più semplice, alcuni richiedenti usufruiscono di assistenza per
qualche centinaio di dinari in più. Si tratta di intermediari esterni che offrono ogni tipo di
servizio, dal fotocopiare i documenti alla preparazione dell’intera domanda. Questi
intermediari si possono trovare facilmente negli uffici intorno a TLScontact. Le autorità
competenti, però, li reputano spesso servizi fraudolenti.
“Loro possono anche vederla così, ma io ritengo di vendere un servizio legale. Ho una
licenza, pago le tasse, ho dei dipendenti. Tutto è fatto secondo le norme vigenti”, afferma
Hamza. Da oltre otto anni offre un servizio che aiuta i richiedenti a preparare la domanda
per il visto.
È un’attività di famiglia: “Mio padre aveva dei contatti con alcuni uomini d’affari a cui
preparava la richiesta di visto. Quando è andato in pensione, ha aperto un ufficio. Aveva
diversi clienti e mi ha consigliato di imparare il mestiere”, racconta. Sua sorella si occupa
di redigere i fascicoli per gli Stati Uniti o il Canada, mentre Hamza si concentra sui Paesi

dello spazio Schengen. Nonostante lo scarso entusiasmo iniziale, ha finito per
appassionarsi al suo lavoro.
“Devi pensare a come aiutare le persone e a trovare stratagemmi per rendere più
appetibile la loro domanda”, spiega con zelo Hamza.
Tunisini, algerini, libanesi, giudici, medici, professori, agricoltori… “Lavoro per chiunque. Il
visto non è appannaggio solo di alcuni”, aggiunge fiero Hamza. In poche ore trova il modo
di dare risalto a ogni pratica, nella speranza di convincere il consolato a rilasciare
l’agognato documento. “Facciamo l’esempio di qualcuno che ha un negozio di
abbigliamento. Fornisco fatture di acquisto e di vendita, spiego le motivazioni dietro la
partenza: per i saldi, per ottenere un prezzo che non avrebbe mai trovato in Tunisia, ecc.”,
spiega Hamza.
“Ora facciamo l’esempio di un agricoltore. Ha delle mucche? Le ha vaccinate? Mi porti il
certificato di vaccinazione. Gli compra da mangiare? Mi porti le fatture dei mangimi. È una
domanda molto chiara. Si tratta semplicemente di strategia”.
Una volta messo insieme il fascicolo, non resta che ottenere un appuntamento. Nel
maggio 2022, al fine di limitare il numero di appuntamenti automatici presi dai “robot”, il
sito di TLS consentiva solo tre connessioni al giorno dallo stesso computer.
Le disponibilità vengono visualizzate a partire dalla mezzanotte. Ogni sera, Hamza si tiene
pronto per la corsa agli appuntamenti. “Preparo tutti i file e i moduli. Apro tutti i browser,
Chrome, Firefox, e schiaccio ‘aggiorna’ finché non succede qualcosa”, commenta agitato.
“Mio padre ha il suo assistente, mia sorella ha il suo assistente, e non appena uno di noi
vede uno slot libero, subito ci chiamiamo”. Poi si suddividono gli appuntamenti per i clienti.
Nonostante la sua esperienza e il suo entusiasmo, Hamza non accetta più le richieste per
la Francia. Ottenere un appuntamento negli ultimi mesi è diventato troppo complicato. “Per
la Francia avere un appuntamento è impossibile!”, conferma Hamza. “Prima, anche
durante l’alta stagione, potevi prendere appuntamento al massimo nel giro di tre
settimane. Ma dalla pandemia, il numero di appuntamenti si è molto ridotto”.
Parlando con i media, il console francese Dominique Mas ha promesso di rivedere il
sistema di appuntamenti per far fronte al numero esponenziale di richieste. Ora, infatti, il
calendario digitale mostra gli slot disponibili con un mese di anticipo, anche se vengono
esauriti di volta in volta in poche ore.

UN PROCESSO CASUALE E POCO TRASPARENTE
Dopo svariati tentativi, due anni dopo Chaïma si è arresa all’idea di non ricongiungersi con
la madre in Francia. Lavora in uno studio di architettura a Tunisi e studia l’italiano e
l’inglese, “per avere maggiori opportunità in altri Paesi”.
“È tutto molto contorto, quindi non sai esattamente cosa devi fare”, conferma Ahmed
Jemaa, ricercatore specializzato nella frontiera tra la Tunisia e l’Unione europea. Ahmed
accusa la deliberata mancanza di informazioni e la poca trasparenza sul rilascio dei visti
per studio. Sui social, molti utenti vanno alla ricerca di consigli e provano a capire meglio il
sistema su gruppi specifici. “Non è questione di preparazione. È tutto molto casuale. Ho
conosciuto persone accettate in università prestigiose che non hanno ottenuto il visto”,
ricorda Ahmed Jemaa.
Anche Hamza è perplesso dai rifiuti del consolato francese. Dal 2019, ha notato sempre
più rifiuti inspiegabili: “Dipende dal loro umore. Una settimana, su 25 passaporti ottengo 22
accettazioni e 3 rifiuti come avevo previsto. Altre, su 20 passaporti ricevo 15 rifiuti. È
davvero causale”, dice con aria perplessa.
Nelle pratiche di cui si occupano, Hamza riscontra rifiuti sorprendenti. “Come un giudice
sulla cinquantina che lavora a Tunisi presso il tribunale di prima istanza e a cui il visto è
stato negato”. Sospetta che al consolato le pile di domande siano raggruppate sulla base
delle professioni dei richiedenti e che in base a quelle venga loro data una diversa priorità:
per esempio, un dirigente ben pagato avrebbe maggiori possibilità di sfuggire alla quota
dei rifiuti rispetto a uno studente. Di recente, parrebbe che i rifiuti vengano attribuiti anche
ai profili che presentano una domanda inattaccabile agli occhi dei funzionari. “[Gli agenti
consolari] leggono le pratiche per sommi capi“, sospetta Hamza.

Per leggere in francese, inglese o arabo anche le storie di Raouaa, Zeineb, Zied e Wafa,
clicca qui: https://inkyfada.com/fr/2023/06/22/visa-voyage-humiliation-tls-tunisie/
Traduzione dal francese di Margaret Petrarca

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