Riprendiamo da Il Fatto Quotidiano queste due puntate del diario di Gaza scritte da Aya Ashour.

30.08.2024

Così ho dovuto tagliare i capelli, shampoo e acqua qui scarseggiano

Khan Younis. Ho tagliato i capelli per la seconda volta dall’inizio della guerra perché non riuscivo a trovare lo shampoo per curarli. Ho tagliato i capelli per la prima volta a marzo, mentre ero sfollata a Rafah, perché in quel periodo avevamo pochissima acqua, sufficiente solo per lavare i piatti e i vestiti, e ne rimaneva poca per fare il bagno. Non potevo sopportare la lunghezza dei miei capelli con così poca acqua, così ho deciso di tagliarne più della metà, mi arrivavano alla fine della schiena. Li ho tagliati all’altezza del collo. A Rafah portavamo l’acqua da più di 500 metri di distanza dalla nostra tenda e mi sentivo in colpa nei confronti dei miei fratelli che in inverno percorrevano strade fangose per portarcela. Anche se non era colpa mia, mi sentivo in colpa per loro perché alla fine della giornata si lamentavano per il mal di schiena.

A Khan Younis ieri ho tagliato di nuovo i capelli perché non riuscivo a trovare lo shampoo per curarli. Dopo giorni di esitazione e molteplici viaggi al mercato in cerca di shampoo, ho finalmente trovato un unico flacone per mia madre, mia sorella e me. Un flacone di shampoo costa 48 dollari, mentre in tempi normali potevo trovarlo per 5 dollari. E poi shampoo o non shampoo non è detto che l’acqua sia disponibile. Quindi io e mia sorella Noor andiamo al mare ogni settimana per fare il bagno. All’inizio della guerra, abbiamo perso la nostra privacy, non possiamo sederci senza hijab durante il giorno all’interno della tenda, perché i parenti maschi, come i cugini o i cognati, condividono lo stesso spazio abitativo. Abbiamo perso il senso della femminilità. Dobbiamo piangere perché stiamo anche perdendo i capelli? Sì, non siamo abituate a vederci così.

29.082024

Provo a far finire l’anno scolastico ai bambini delle elementari

Qui i nostri sogni e le nostre vite si fermano e fuori da questo spazio tutto continua. Tutto è costoso qui, verdura, frutta, medicine, materiali per la pulizia, vita, trasporti, gas, anche la sofferenza è costosa, tranne le nostre anime, è la cosa più economica che si può trovare qui.

Ho continuato a insegnare nelle aule istituite dall’Unicef, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione a Ramallah, per far concludere l’anno scolastico interrotto ai bambini della Striscia di Gaza. Queste classi sono solo per la primaria e il piano scolastico è accorciato per un anno intero in due mesi e mezzo. Continuo il mio lavoro con i bambini e cerco di gestire il loro numero di oltre 60 alunni, che provengono da ambienti diversi e hanno abitudini diverse, tutti hanno storie di sfollamenti e alcuni di loro soffrono di incubi, attacchi di panico e ansia, ma d’altra parte hanno un livello di conoscenza che non immaginavo avrebbero avuto dieci mesi dopo questo genocidio. Ho chiesto a tutti loro che cosa avessero fatto prima di venire a scuola. “Sono andato a prendere un po’ d’acqua per la famiglia”, ad esempio risponde uno di loro.

Sto cercando di creare un’atmosfera diversa per loro: guardiamo insieme i film sul mio portatile dopo le lezioni, racconto storie, mi raccontano le loro storie, parliamo dei nostri sogni e delle nostre ambizioni in questo Paese, e speriamo che la situazione cambi insieme, ecco come si svolge la mia giornata in questi giorni.

E adesso ci raggiungono qui anche le notizie dei fatti drammatici che stanno avvenendo in Cisgiordania.

1 commento

  1. […] Diario da Gaza di Aya Ashour Intervista a Mustapha Barghouti Lo strillo Tag articolo: #GUERRA#lo strillo#PACIFISMO […]

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