Per ascoltare l’audio di oggi, 07 settembre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 243 (1494)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Non ci sono luoghi sicuri a Gaza. Ogni giorno nuove stragi. All’alba di oggi i bombardamenti israeliani su una scuola a Jebalia che ospitava sfollati ha causato 31 uccisi e altre decine di feriti. La dottrina criminale di Netanyahu e dei suoi generali assassini è quella di far pressione militare uccidendo i civili per costringere Hamas a cedere nelle trattative. Una strategia che ha causato soltanto morti di innocenti e distruzioni.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco. 

Situazione umanitaria

Michael Berry è un anestesista e medico di terapia intensiva. Suheal Khan è un chirurgo ortopedico. Edward Brown è un chirurgo vascolare. Sono tornati di recente da una missione di medici volontari che opera a Gaza in collaborazione con le ONG “Aiuto medico per i palestinesi” e “International Rescue Committee a Gaza”. La loro testimonianza è stata resa nota in un articolo pubblicato ieri su The Politico, una testata online statunitense. (Testo integrale, in inglese).

In sintesi: Gaza è diventata il triangolo della morte. Non ci sono luoghi sicuri. Le stesse zone indicate dall’esercito israeliano come tali sono state bombardate. Scuole e campi di tende sono stati distrutti e la gente uccisa e ferita. Il sistema sanitario è stato ridotto all’osso a causa delle operazioni mirate. Molti medici palestinesi sono stati arrestati e non sono più tornati. La vita a Gaza è stata disumanizzata. Urge un cessate il fuoco e ingresso di ingenti aiuti umanitari e dantari.

Cisgiordania e Gerusalemme est

L’esercito israeliano si è ritirato da Jenin e Tulkarem, ma poi subito dopo è ritornato all’offensiva. “L’operazione continua”, suonava il laconico comunicato dell’esercito. Le incursioni dell’esercito israeliano stanno interessando tutte le province della Cisgiordania. Di particolare violenza sono stati i rastrellamenti a Baqa (vicino a Qalqilia), Betunia (vicino a Ramalla) e Soumou (vicino ad El-Khalil). Nella provincia di Nablus, i soldati israeliani hanno assassinato una volontaria internazionalista di nazionalità statunitense, Ayshe Nour Ezgi, di origine turca. Stava partecipando alla solidarietà nonviolenta con i contadini palestinesi contro le incursioni dei coloni ebrei israeliani. Una sua compagna presente al momento dell’assassinio ha affermato che i soldati hanno intenzionalmente sparato contro il gruppo di internazionalisti per uccidere. “Non c’erano scontri in corso. Il cecchino ha mirato alla testa”. L’agenzia palestinese WAFA ha scritto: “Un’attivista internazionale di cittadinanza statunitense è stata uccisa a colpi di arma da fuoco dalle truppe israeliane durante una protesta nella città di Beita, in Cisgiordania, vicino a Nablus. La donna, 26 enne Ayshe Nour Ezgi, e’ stata colpita alla testa da un proiettile ed è morta   all’ospedale Rafidia di Nablus a causa delle ferite riportate. L’attivista era impegnata nei progetti d’interposizione nonviolenta che si occupano di sostenere e proteggere gli agricoltori palestinesi dalle violazioni dei coloni e dei militari israeliani”.

Prigionieri 1

Un sesto video di un prigioniero israeliano nelle mani di Hamas, registrato quando l’ostaggio era in vita, prima del ritrovamento del suo corpo in un tunnel di Rafah. L’uomo appare nel video deluso dell’operato del governo e dell’esercito. “Non fate altro che bombardarci. La nostra vita è in pericolo a causa di questa guerra. Noi stiamo pagando il prezzo del vostro fallimento”. E poi si rivolge ai familiari incoraggiandoli a proseguire la battaglia nelle piazze: “Abbiate coraggio! Non demordete, continuate a protestare. Abbiamo fiducia in voi”.

La strategia comunicativa di Brigate Qassam è atroce. Non si ferma di fronte all’uso propagandistico di immagini e parole di persone già morte, per fare pressione psicologica sulle famiglie e sui loro sostenitori; ma è anche nello stesso tempo un gesto disperato e inutile, perché il Nerone israeliano non si ferma di fronte alla morte altrui ed aveva già scaricato gli ostaggi, per mantenere la propria poltrona.

Prigionieri 2

Un’inchiesta di Haaretz, documentata con video, ha mostrato le torture e i maltrattamenti subiti dai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. In uno dei video si vedono una ventina di prigionieri politici palestinesi stesi per terra e con le mani legate dietro la schiena e gli occhi bendati, mentre i guardiani li umiliavano, davano calci sulle zone sensibili del corpo come faccia e genitali e poi liberavano i cani per attaccare i malcapitati incapaci di difendersi.

 Trattative

Una nuova proposta di Washington ci sarebbe, ma non è stata ancora presentata al tavolo degli altri mediatori. La si sta discutendo tra Stati Uniti e governo Netanyahu. La Casa Bianca non è neutrale in questa vicenda. Secondo rivelazioni dei media statunitensi e israeliani, il nodo centrale è il ritiro dal corridoio tra Gaza e Egitto. Ci sarà un ritiro parziale nella prima fase e poi la consegna ad una forza internazionale. Per far passare questo punto senza scossoni nel governo di Tel Aviv, la decisione non sarà del premier ma demandata ad una riunione del governo dove avverrà l’approvazione a maggioranza, isolando i ministri estremisti che ricattano di uscire dalla maggioranza in caso di ritiro dell’esercito da Gaza. Per far passare questo piano, Blinken sta lasciando dichiarazioni ottimistiche sulla ripresa delle relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Israele “entro la presidenza Biden”, ha affermato (entro il 20 gennaio 2025, quindi). Ma sembra che nelle riunioni segrete tra le delegazioni USA e Israele sia stata prospettata anche la possibilità di astensione di Washington, al Consiglio di Sicurezza, su eventuali risoluzioni non gradite a Tel Aviv.

Algeria

Si svolgono oggi le elezioni presidenziali in Algeria, alle quali si ricandida il presidente Tabboune ed altri due candidati, Abdel-Ali Sharif di orientamento islamista e Youssif Ouchich, democratico di sinistra. La campagna elettorale è stata equilibrata e si è concentrata principalmente sui programmi economici, in un paese ricco di petrolio e gas, ma dove il benessere non decolla in modo diffuso. Il timore maggiore è la non neutralità dei capi dell’esercito, che rappresenta il più grande datore di lavoro. Le indicazioni di voto dei generali, a favore di Tabboune, potrebbero  causare la differenza. Sui media è stata notata una certa equidistanza che ha lasciato spazio a tutti i tre candidati di esporre i loro programmi, anche se non c’è stato un confronto diretto. L’unica nota stonata sul fronte mediatico è stata negli ultimi giorni l’idea avanzata in un editoriale. Si sosteneva che il risultato di queste elezioni è palesemente noto (vittoria di Tabboune, sottinteso) e le urne saranno una specie di referendum sull’operato del mandato precedente. Proteste di due sfidanti, ma malumore anche nelle file del presidente in carica: questa idea potrebbe indurre molti sostenitori a non recarsi alle urne.

Tunisia

Una campagna elettorale con le manette. Il candidato alle elezioni presidenziali, Ayyashi Zammal, è stato riarrestato dalla polizia pochi minuti dopo la sua liberazione avvenuta per una sentenza del giudice. Zammal era stato arrestato lunedì e ieri mattina è stato emesso l’ordine di arresto e poi la seduta davanti il giudice che ha sentenziato la sua liberazione provvisoria fino alla prossina udienza, il 19 settembre. Appena uscito dal carcere è stato preso in carico di un gruppo di poliziotti che lo hanno ammanettato e portato ad una destinazione per il momento ignota. Gli avvocati hanno girato tutte le carceri ed i commissariati, ma non hanno ottenuto nessuna notizia sul caso del loro assistito. Le elezioni si terrano tra un mese, il prossimo 6 ottobre.

Iraq

Accordo tra i governi di Baghdad e Washington sul ritiro parziale delle truppe USA in Iraq. Lo rivelano fonti giornalistiche statunitensi e alcune dichiarazioni in anonimato di militari iracheni. La presenza militare USA in Siria e Iraq viene presentata come operazione di contrasto alla diffusione di Daiesh (Isis), ma in realtà è un’occupazione di fatto che molte parti politiche irachene contrastano politicamente e militarmente. Le basi USA sono state prese di mira con attacchi missilistici da parte di milizie rimaste nell’ombra. I bombardamenti USA contro le basi delle milizie governative Hasshd Shaabi hanno reso il clima insopportabile e le trattative per il ritiro hanno visto un’accelerazione. Le truppe che in passato sono state ritirate dall’Iraq sono poi state dislocate in Kuwait e altri emirati del golfo.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, sei mesi e tredici giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Droni russi su Kiev. Zelensky a Roma per elemosinare armi. Il Pentagono non è d’accordo sugli attacchi militari sul territorio russo da parte dell’esercito ucraino, ma sta studiando la fornitura diretta di caccia offensivi F-16.

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APPROFONDIMENTI:

Aya Ashor: Diario da Gaza (leggi tutto

Ilan Pappè: sradicare le radici della violenza leggi tutto

[Nativi] Free Leonard Peltier. di Andrea de Lotto. Leggi tutto

[Recensione] “Palestina-Israele, il lungo inganno; la soluzione imprescindibile”, di Mario Capanna e Luciano Neri di Farid Adly QUI

Appello per Gaza della rete italiana per la Pace e il disarmo Leggi tutto

La storia di Muhammed Bhar, ovvero del nuovo nazismo incarnato da Israele. Di Farid Adly (BBC credits) (QUI)

[Echi della stampa araba] n°18: Visto Schengen, un viaggio al limite dell’umiliazione. A cura di Margaret Petrarca (Leggi tutto)

[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI

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