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Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 248 (1499)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
La carneficina continua. I generali israeliani mirano allo sterminio della popolazione di Gaza o alla sua deportazione. I piani che la stampa di Tel Aviv rivela parlano di suddivisione della Striscia in tre zone, una a nord da svuotare dalla sua popolazione e annettere ad Israele e dove saranno costruite delle colonie ebraiche, una nel centro e sarà destinata a fascia di sicurezza senza popolazione residente e sotto il controllo dell’esercito e l’ultima parte minuscola a sud, dove saranno ammassati i palestinesi che sopravvivranno al genocidio.
In quattro stragi compiute ieri, l’esercito israeliano ha ucciso 64 civili e ferito altri 104.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
Il commissario dell’UNRWA, Lazzarini, ha messo in guardia dalla condizione scolastica a Gaza. “Le scuole non sono più scuole. Sono state trasformate in sedi per accogliere rifugiati. Un’intera generazione di palestinesi ha perso l’istruzione… Al posto dei banchi per studiare, adesso ci sono letti. La maggior parte delle scuole però è stata distrutta”. Poi ha sottolineato che un anno scolastico è stato perso e questo in corso non può cominciare a causa dei bombardamenti israeliani. Ha ricordato che gli studenti di Gaza in età di scuola dell’obbligo sono circa 600 mila, metà dei quali studiavano nelle scuole dell’UNRWA. “Adesso quei luoghi che sono ancora in piedi, sono diventati spazi di disperazione, fame, malattie e morte”.
Giornalisti nel mirino
Un editoriale di Haaretz si chiede “come mai a 11 mesi dall’inizio della guerra a Gaza, l’esercito continua a rifiutare l’ingresso dei giornalisti internazionali indipendenti. Cosa ha da nascondere?”. L’articolista argomenta sulla necessità dell’indipendenza del giornalista per fornire un’informazione veritiera e non condizionata dalla presenza dei militari accompagnatori, per i casi dei giornalisti embedded. “La copertura diretta con i propri inviati, che sono lì sul campo e ascoltano la gente e tutte le parti in causa, dà un’altra dimensione alla verità del racconto giornalistico, rispetto alle corrispondenze fatte con collaboratori locali palestinesi o riportando le dichiarazioni dei portavoce dell’esercito. È diritto di tutti, compresi gli israeliani, di sapere la verità e non le narrazioni di parte”.
Il quotidiano israeliano cita anche l’alto numero di uccisi tra i giornalisti palestinesi che erano lì sul campo a fornire al mondo in diretta le cronache della guerra.
In uscita ad ottobre il podcast di Altreconomia LA GUERRA DEI GIORNALISTI leggi tutto
Cisgiordania
Deportazione e distruzione. Questo è il piano israeliano per il campo profughi di Tulkarem. Un uomo e una donna palestinesi sono stati uccisi ieri durante le operazioni di invasione della città e del suo campo profughi. Altri 10 sono rimasti feriti. Il direttore dell’ospedale ha affermato che tutti i feriti sono stati colpiti dai cecchini, appostati sulle costruzioni alte della città, nella zona che circonda il campo. “Israele mira alla deportazione della popolazione della Cisgiordania e l’esercito comincia, insieme ai coloni, dalla zona nord”, ha detto il sindaco della città.
Un’altra città presa di mira dall’esercito di occupazione è Toubas, dove ieri sono stati uccisi 5 combattenti con un drone che ha colpito con un missile la loro casa assediata. La Mezzaluna rossa ha salvato da sotto le macerie una decina di feriti che sono stati trasportati all’ospedale. L’esercito ha fatto circondare l’ospedale dai carri armati ed è deciso all’arresto dei feriti con un blitz all’interno della struttura.
Colonialismo israeliano
International Crisis Group ha pubblicato un ampio rapporto sul colonialismo israeliano in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Secondo questo Think Tank atlantico, la colonizzazione ebraica nei territori palestinesi occupati nel 1967 è iniziata immediatamente ai tempi dei governi labouristi con il piano noto col nome del generale e vice primo ministro di allora Allon. Con la salita al potere dei governi di desta a guida Likud, la colonizzazione è diventata un programma di espansione sionista, con l’obiettivo dell’annessione.
Un’analisi approfondita dal punto di vista storico, ma che paradossalmente si conclude con l’indicazione rivolta ai paesi europei di imporre sanzioni ai coloni violenti. Una proposta minimalista che rinvia sine die il raggiungimento di una soluzione basata su due Stati. vedi il sito dell’ICG
Diplomazia
Incontro al vertice Egitto-Germania con una conferenza stampa congiunta dei presidenti Abdel-Fattah El-Sisi e Frank-Walter Steinmeier. Il presidente egiziano ha rivolto a quello tedesco l’appello per un ruolo maggiore dell’Europa nell’imporre ad Israele un cessate il fuoco, per mettere fine alle sofferenze della popolazione civile palestinese a Gaza. Steinmeier ha affermato che bisogna far pressioni su Hamas e Israele per accettare il cessate-il-fuoco e ha indicato che la soluzione dei due Stati è l’unico via per la pace nella regione. Slogan vuoti per il consumo delle pubbliche relazioni diplomatiche. La Germania è uno dei maggiori paesi che hanno sostenuto militarmente e diplomaticamente l’aggressione israeliana contro la popolazione di Gaza.
Egitto-Israele
Niente nuovo ambasciatore israeliano al Cairo. La precedente, Amira Oron, ha concluso il suo mandato ed è tornata a Tel Aviv, ma il governo egiziano non ha ancora approvato il nuovo ambasciatore nominato dal governo israeliano. Non solo, ma i funzionari e i diplomatici egiziani evitano qualsiasi contatto intrapreso dai corrispondenti colleghi israeliani.
Una tensione sotto traccia a causa dell’insistenza di Netanyahu di non ritirarsi da Gaza. E come al solito Israele ricorre a Washington per chiedere pressioni sul governo del Cairo. Non è la prima volta , ma neanche le minacce di Biden nella telefonata con El-Sisi, di un mese fa, di addossare sull’Egitto le responsabilità del mancato ingresso degli aiuti a Gaza, avevano ottenuto effetti.
Iran-Iraq
Visita del presidente iraniano a Baghdad. La prima uscita internazionale di Pezeshkian è stata l’Iraq e l’incontro con il premier Soudany. Da parte irachena non sono state fornite molti particolari sulle questioni trattate. L’agenzia stampa di Teheran, Irna, ha parlato di accordi economici, strategici e di sicurezza che interessano i due paesi. Soudany nella conferenza stampa ha sottolineato che l’Iraq non permetterà mai che l’Iran venga attaccato a partire dal territorio iracheno. I rapporti tra i due paesi sono complessi. L’Iraq è uno dei passaggi per sfuggire all’embargo statunitense e europeo imposto all’Iran, ma allo stesso tempo la presenza USA in Iraq rappresenta un pericolo per la stabilità iraniana. Inoltre le milizie irachene fimo iraniane sono una spina nel fianco del governo di Baghdad. Proprio ieri si sono fatte sentire con una bomba fatta esplodere nei pressi dell’ambasciata USA nella capitale irachena.
Solidarietà internazionale
Oltre 400 intellettuali italiani (professori universitari, magistrati, scrittori, giornalisti, attori, ecc…) hanno firmato un appello in forma di lettera aperta al governo italiano, per dire basta ai crimini compiuti a Gaza. Gli estensori scrivono, infatti, “Il rischio del consumarsi di un genocidio sembra destinato a crescere, come sembrano destinate a moltiplicarsi le violazioni generalizzate delle norme più elementari del diritto umanitario sinora già ampiamente commesse ai danni di civili inermi. Non vi è dubbio, poi, che l’autodeterminazione del popolo palestinese continuerà a essere conculcata, accentuandosi la sua sottomissione a un regime di chiara segregazione razziale, se non di apartheid”. Le responsabilità – secondo gli autori – non sono soltanto dell’esercito che compie tali crimini, ma anche di chi lascia fare o addirittura aiuta con le esportazioni di armi. “Qui va sottolineato con chiarezza che si tratta di circostanze che non sono neutre politicamente, e neppure giuridicamente, per gli Stati terzi rispetto al conflitto. Gli obblighi derivanti dal divieto di genocidio, dal divieto di violazioni gravi, massicce e sistematiche dei diritti umani, dal principio di autodeterminazione dei popoli sono obblighi inderogabili ed ‘erga omnes’”. Per leggere il testo integrale della lettera aperta, clicca qui
Contestazioni sportive
Lunedì prima di Israele-Italia, una partita di calcio del torneo per nazionali maschili Nations League, un consistente gruppo di tifosi italiani presente allo stadio si è girato di spalle mentre suonava l’inno israeliano. La partita si è giocata a Budapest, in Ungheria, per via dell’aggressione israeliana a Gaza. Un gesto di rifiuto per il genocidio, compiuto a Gaza dall’esercito di Tel Aviv. I giornali scorta mediatica di Netanyahu, non potendo ignorare la protesta, perché è stata seguita in diretta da milioni di italiani, hanno tentato di sminuire la portata e il significato. Uno di questi giornaloni ha scritto che erano una cinquantina e un altro, faccia tosta di pennivendolo, ha scritto, “Non è chiaro a cosa sia dovuto questo gesto”.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, sei mesi e 18 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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APPROFONDIMENTI:
Aya Ashor: Diario da Gaza (leggi tutto
Ilan Pappè: sradicare le radici della violenza leggi tutto
[Nativi] Free Leonard Peltier. di Andrea de Lotto. Leggi tutto
[Recensione] “Palestina-Israele, il lungo inganno; la soluzione imprescindibile”, di Mario Capanna e Luciano Neri di Farid Adly QUI
Appello per Gaza della rete italiana per la Pace e il disarmo Leggi tutto
La storia di Muhammed Bhar, ovvero del nuovo nazismo incarnato da Israele. Di Farid Adly (BBC credits) (QUI)
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